A sinistra, sul senno del poi, solo posti in piedi. Grazie

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore – Giuliano Ferrara si augura una riflessione autocritica tra i progressisti sugli eccessi culturali e antropologici che ne stanno determinando la sconfitta in occidente, sulla scia di quella avviata da Giuliano Amato. Probabilmente la avrà. La sinistra è maestra del “senno del poi”, non avendo mai praticato il “senno del prima” (fu definita così la qualità maggiore di Alcide De Gasperi). Il “senno del poi”, poi, peggiora le cose, perché convince i progressisti che capiscono sempre tutto, sia prima che poi. Sia quando comprano una Tesla, sia quando la rivendono.

Antonio Polito

Ricordiamo tutti una favolosa letterina di Mattia Feltri, anni fa, in cui si metteva a fuoco la fantastica regola dei vent’anni, a proposito di senno del poi. Dicesi regola dei vent’anni la regola in base alla quale la sinistra, di solito, ammette con vent’anni di ritardo che alcune battaglie politiche che aveva ritenuto sbagliate, oscene, pericolose per la democrazia in realtà, forse, tanto sbagliate non erano. Del senno di poi, come diceva don Abbondio nei “Promessi sposi,” ne sono piene le fosse. A sinistra poi, sul senno di poi, solo posti in piedi, grazie.


Al direttore – La babele del voto di Strasburgo incombe sulla manifestazione di piazza del Popolo e trasforma in una pagliacciata quella iniziativa già equivoca nelle motivazioni e nelle adesioni.

Giuliano Cazzola


Al direttore – Nel pronunciamento del Parlamento europeo sulla risoluzione di appoggio al piano di riarmo ReArm Ue, presentato da Ursula von der Leyen, ancora una volta la delegazione del Pd, aderente al gruppo del Pse, si è spaccata: una parte a favore del piano europeo; un’altra si è astenuta. Dunque, l’iniziativa della segretaria del Pd, Elly Schlein, di condurre la delegazione dei propri europarlamentari a una posizione comune di dissenso dal piano Ursula – mostrando di non preoccuparsi più di tanto del rischio isolamento dal resto del Pse, favorevole invece quest’ultimo al ReArm Ue – è fallita. Non solo, ma all’isolamento politico si è aggiunta anche una spaccatura interna. Un tale duplice esito negativo, registrato in una botta sola, è veramente un amaro primato. Convinto da tempo che sia proprio nei tornanti storici che si ripropone il primato della politica estera su quella interna – non solo nella definizione dei rapporti tra gli stati, ma anche nella postura e nel dibattito interni ai partiti di ogni singolo paese europeo – mi chiedo se quanto successo nella delegazione dem a Strasburgo non sia di una gravità tale da sollecitare un chiarimento politico di fondo nel Pd.

Alberto Bianchi



Un dettaglio. Il piano ReArm, in realtà, si chiama ReArm Europe, non Ue, perché la Commissione europea ha pensato che proprio attorno al tema della difesa in Europa sia possibile rendere l’Europa non solo più forte ma anche più grande, coinvolgendo magari nel piano per la nostra difesa anche paesi, come il Regno Unito e la Norvegia, che nell’Unione non ci sono. Per il resto, a futura memoria meglio ricordare i pochi eroici parlamentari del Pd che sulla difesa europea hanno difeso l’onore del Pd: Stefano Bonaccini, Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo. Ben fatto.



Al direttore – Ho letto il suo fondo sulla Meloni e su madame Schlein. Mi permetta di essere in disaccordo, e non tanto sulla Meloni, che fa apprezzabili sforzi di equilibrismo, che le rendono bene in termini di consenso. Il mio rilievo critico è su Madame Schlein, nella valutazione delle mosse della quale noi non possiamo prescindere dalla sua cultura politica. Costei è quella che ha animato il movimentismo di Occupy Pd, che ha sbandierato in modo esclusivo i diritti civili come asse della nuova cultura politica dei Democratici; che ha animato un certo ambientalismo ideologico che ha condotto ad accreditare una scriteriata politica di smantellamento industriale condotta in sede europea. Ora ci meravigliamo che esca fuori un’altra parte della sua cultura politica che consiste in un pacifismo altrettanto ideologico e che inorridisce rispetto ai temi della difesa dell’Europa e del riarmo? A costo di consegnare l’inerme Ucraina nella fauci della Russia? E che l’ha condotta a non esprimere nemmeno posizioni chiare sulla legittima strategia di difesa da Hamas di Israele? No, caro direttore, la signora Schlein questa è, purtroppo, e molto male fece il Pd ad affidarsi alla sua cura. Anche se questo vuol dire isolarsi nel Pse.

Lubrano Di Diego

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