La partita vede contrapposti Mediobanca e il fronte Caltagirone-Delfin, con tre attori chiave: Fondazione Crt, Benetton e Assogestioni, che potrebbero spostare gli equilibri in assemblea
Generali, che ha chiuso il 2024 con un utile netto di 3,8 miliardi, in crescita del 5,4 per cento rispetto al 2023, ha appena aggiornato la mappa dei suoi azionisti con percentuali di dettaglio e basterebbe guardare questo grafico per comprendere che Andrea Orcel, ceo di Unicredit, non è l’unico ago della bilancia della partita per il controllo della governance della compagnia. A poco più di un mese dall’assemblea dei soci del 24 aprile, i giochi fervono soprattutto a centro campo per decidere con chi stare tra i due schieramenti, quello dei grandi soci privati (Caltagirone-Delfin), da un lato, e di Mediobanca, dall’altro, che si contrapporranno per eleggere il nuovo cda. Di certo, Orcel giocherà un ruolo di primo piano soprattutto se dovesse presentarsi in assemblea con un pacchetto di azioni ben superiore al 5,2 per cento dichiarato, però ci sono almeno altri tre soggetti che potrebbero cambiare pesi ed equilibri in una battaglia all’ultimo voto. Prendiamo la Fondazione Crt, presieduta da Annamaria Poggi, professore ordinario di diritto costituzionale all’Università di Torino. Poggi, che sta cercando di rimettere ordine nell’Ente travolto da una crisi istituzionale e giudiziaria, si presenterà a Trieste per esprimere il voto su delega del cda che sarà rinnovato pochi giorni prima, il 14 aprile.
La Fondazione possiede poco meno del 2 per cento di Generali e la discussione interna su come valutare tale partecipazione, dopo che la presidenza di Giovanni Quaglia si era schierata nel 2022 con la cordata Caltagirone-Del Vecchio provocando divergenze interne che il successore Fabrizio Palenzona non è riuscito a ricomporre, avrebbe già portato a una prima conclusione: essere un socio “istituzionale” e muoversi come tale. Cosa vuol dire? In teoria, che la Fondazione intende proteggere il suo investimento e i suoi dividendi conservando lo status quo, quindi un voto potenzialmente a favore della lista Mediobanca-Donnet o al massimo per quella di Assogestioni, semmai dovesse presentarla. D’altro canto, la Fondazione torinese tenderà a non sfidare il Mef, visto che il ministro Giancarlo Giorgetti ha evitato di commissariare l’ente dandogli il tempo di rimettersi in piedi dopo gli scandali. A Torino si guarda a Roma ma anche nella direzione dell’Acri, l’associazione delle fondazioni bancarie presieduta da Giovanni Azzone, che da tempo suggerisce agli enti di stare fuori dai giochi di potere. Si vedrà.
Il secondo ago della bilancia è il gruppo Benetton, che del Leone possiede il 4,8 per cento, una percentuale rilevante, su cui il fronte Caltagirone-Delfin fa un certo affidamento. A Ponzano Veneto, però, una decisione ancora non è stata presa e, secondo quanto riferiscono al Foglio fonti finanziarie, la partecipazione nel Leone viene oggi considerata con una logica simile a quella di un fondo sovrano, quindi le scelte in assemblea dovrebbero essere prese sulla base della visione a lungo termine tipica di Edizione Holding. Da ricordare che il gruppo Benetton nel 2022 si schierò con la lista presentata da Caltagirone-Del Vecchio, di cui condivideva la strategia di rinnovamento di Generali, ma l’anno successivo appoggiò la lista di Alberto Nagel per il cda di Mediobanca. Anche qui, dunque, la decisione sarà pragmatica: secondo alcuni, potrebbe essere influenzata anche dai rapporti con il governo per alcune concessioni pubbliche in corso, ma a ben guardare nelle infrastrutture il gruppo opera ormai in prevalenza all’estero.
Il terzo ago della bilancia è Assogestioni, l’associazione che raggruppa i gestori dei fondi di investimento presieduta da Carlo Trabattoni, al cui interno proprio in questi giorni si sta decidendo se presentarsi all’assemblea di Generali con una terza lista, che potrebbe catalizzare il voto di Unicredit e di altri indecisi nel variegato mondo degli investitori istituzionali e finanziari di Generali. E’ Intesa Sanpaolo, anche per il suo peso in Assogestioni, il soggetto che potrebbe avere un ruolo determinante in una scelta che, in questo particolare caso, si potrebbe trasformare in un elemento di disturbo nei confronti della lista di Mediobanca che conta sull’appoggio dello stesso mondo. In conclusione, sono questi ed altri ancora i corpi intermedi che si stanno muovendo e che, come succede spesso, determinano l’esito delle battaglie. Anche se la vera battaglia su Generali, con ogni probabilità, sarà più avanti, quando si definirà il futuro di Mediobanca.