Fa parte della libertà di espressione augurare agli ebrei di andare all’inferno e descrivere il primo ministro israeliano come “un piccolo, tozzo e calvo ebreo”. Le flessibili leggi sui crimini d’odio diventano malleabili quando si tratta della comunità ebraica. Un grave precedente
“Vorrei conficcare un coltello appuntito direttamente nella gola di ogni nero che incontro”. Difficile immaginare un giudice in Europa prosciogliere un giornalista o scrittore che pubblicasse queste parole. Invece puoi scrivere “vorrei conficcare un coltello direttamente nella gola di ogni ebreo che incontro” e farla franca in tribunale. E’ il caso di Herman Brusselmans, noto scrittore fiammingo.
“Non tutti gli ebrei sono bastardi assassini, immagino un anziano ebreo con una camicia scolorita, pantaloni di cotone e vecchi sandali. Mi dispiace per lui e quasi mi vengono le lacrime agli occhi, ma un attimo dopo gli auguro di andare all’inferno”, aveva scritto ancora Brusselmans sulla rivista Humo.
Nello stesso articolo incriminato, Brusselmans aveva descritto il primo ministro israeliano come “un piccolo, tozzo e calvo ebreo, che porta il sinistro nome di Bibi Netanyahu”. Il celebre scrittore olandese Arnon Grunberg, che aveva collaborato con Humo per venticinque anni, annunciò, in segno di protesta contro Brusselmans, che non avrebbe più scritto per la rivista. Il tribunale di Gent martedì ha assolto Brusselmans, perché a detta del giudice, non vi sarebbero state da parte sua violazioni della legislazione vigente in Belgio in materia di contrasto all’odio e al razzismo.
Secondo il giudice, Brusselmans si sarebbe mosso nella sfera garantita dalla libertà di espressione e nel suo testo non emergerebbe una reale volontà “di incitare all’odio o alla violenza contro la comunità ebraica”. Yohan Benizri, presidente del Coordinating Committee of Jewish Organizations in Belgium, il principale organo rappresentativo degli ebrei belgi, aveva paragonato l’articolo alla propaganda nazista. “E’ esattamente allo stesso livello di Der Stürmer: è la demonizzazione di un intero popolo”, aveva detto Benizri alla Cnn.
Ieri il presidente dell’Associazione ebraica europea che aveva trascinato lo scrittore in tribunale, il rabbino Menachem Margolin, ha condannato la decisione della corte, definendola “un messaggio profondamente allarmante sullo stato della lotta contro l’antisemitismo in Belgio e in Europa. Oggi, il sistema giudiziario belga ha stabilito un grave precedente: le leggi sui crimini d’odio sono flessibili e, quando si tratta di ebrei, diventano improvvisamente malleabili”.
Secondo Margolin, la sentenza “stabilisce un precedente inaccettabile: legittima di fatto una persona, letta da centinaia di migliaia di persone, a chiedere apertamente l’omicidio di ebrei senza affrontare alcuna conseguenza legale. Ritiene ammissibile pubblicare su un organo di stampa nazionale il desiderio di ‘pugnalare alla gola ogni ebreo’, tutto con il pretesto della rabbia per la situazione a Gaza. Emettendo un simile verdetto, la magistratura belga invia un messaggio pericoloso: l’incitamento all’omicidio e all’odio può essere reinterpretato, scusato e in ultima analisi legittimato, almeno quando gli obiettivi sono gli ebrei”.
Brusselmans il 13 dicembre 2023 aveva già pubblicato un altro articolo antisemita intitolato “Israele usa gli stessi metodi dei tedeschi per distruggere un’intera razza”, che iniziava con queste mostruose parole: “Non è inconcepibile che qualcuno possa diventare antisemita contro la propria natura”. Domenica 3 marzo 2019 fu chiaro a tutti cosa stava diventando il Belgio per gli ebrei (il paese dove c’è stato un attentato mortale al Museo ebraico di Bruxelles). Nella città di Aalst, durante i festeggiamenti per il carnevale, per le strade sfilò un carro che raffigurava due ebrei ortodossi vestiti di rosa e uno dei due, con un topo sulla spalla destra, tendeva una mano con un sorriso sinistro come per chiedere soldi. Entrambi avevano ai piedi borse piene di banconote e monete d’oro. L’antisemitismo è tornato a essere una linfa di molte società europee.