Al summit tra i vertici militari al Muséè de la Marine si pone una prima pietra di quelle garanzie di sicurezza di cui Ucraina e Europa hanno bisogno. Ora si va verso l’incontro del ministro francese delle Forze armate con i suoi omologhi del gruppo E5, alcuni rappresentanti dell’Ue, della Nato e il ministro della Difesa ucraino
A cinque giorni dall’accordo dei Ventisette su ReArm Europe, il piano da 800 miliardi per rafforzare la difesa comune dell’Unione europea, domani i vertici delle Forze armate di più di trenta paesi dell’Ue e della Nato, tranne gli Stati Uniti, si sono riuniti al Musée de la Marine di Parigi per discutere dell’eventuale invio di truppe di peacekeeping in Ucraina in caso di accordo di cessate il fuoco e valutare la creazione di una forza militare internazionale atta a scongiurare possibili aggressioni future della Russia. La riunione a porte chiuse fa seguito all’idea di una coalizione di “volenterosi” lanciata a metà febbraio dal capo dello stato francese, Emmanuel Macron, e dal primo ministro britannico, Keir Starmer, per compensare il disimpegno americano in Ucraina.
Secondo fonti dell’Eliseo, Macron, davanti ai partecipanti, ha ricordato “l’incrollabile sostegno dell’Europa all’Ucraina negli ultimi tre anni”. A seguito degli incontri di Parigi e Londra, e in considerazione dell’accelerazione dei negoziati di pace, il presidente francese ha sottolineato l’urgenza di “passare dal concetto al piano” per definire delle garanzie di sicurezza credibili per la pace in Ucraina. Sempre secondo fonti dell’Eliseo, i partecipanti hanno concordato sul fatto che tali garanzie di sicurezza debbano essere “credibili e a lungo termine”, “accompagnate da un sostegno incondizionato all’esercito ucraino” e “non separate dalla Nato e dalle sue capacità”. Macron, infine, ha detto che dobbiamo assumerci collettivamente “le nostre responsabilità”, perché “è il momento in cui l’Europa deve fare tutto il possibile, per l’Ucraina e per sé stessa”. L’Italia, oggi, era rappresentata dal capo di stato maggiore della Difesa, il generale Luciano Portolano, ma “come paese osservatore”, hanno sottolineato fonti di Palazzo Chigi. La presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, è contraria all’invio di soldati, anche se non esclude di poter partecipare a eventuali missioni sotto l’egida dell’Onu.
A margine del summit tra gli altri responsabili militari, si è aperta all’École militaire la seconda edizione del Paris Defence and Strategy Forum (11-13 marzo), tre giorni di tavole rotonde e conferenze sulle questioni di sicurezza e difesa. Al Forum, in apertura, è intervenuto il ministro delle Forze armate, Sébastien Lecornu, che ha definito “importante” il summit tra i vertici militari in corso al Musée de la Marine, perché “pone una prima pietra di quelle garanzie di sicurezza” di cui l’Ucraina e tutta l’Europa hanno bisogno. “Si tratta di guardare avanti e di pensare a ciò che dovrà essere l’esercito ucraino in futuro, partendo quindi dal principio che la prima garanzia di sicurezza rimane l’esercito ucraino e che rifiuteremo qualsiasi forma di smilitarizzazione dell’Ucraina”, ha dichiarato Lecornu. Oggi, nell’antica abbazia reale di Val-de-Grâce, il ministro delle Forze armate francese incontrerà i suoi omologhi del gruppo E5 (Francia, Germania, Italia, Polonia e Regno Unito), alcuni rappresentanti dell’Ue e della Nato, e, in videoconferenza, il ministro della Difesa ucraino. I colloqui si concentreranno sugli aiuti a Kyiv in un momento in cui gli Stati Uniti stanno modificando la loro strategia e sul “necessario riarmo dell’Europa e dei nostri rispettivi paesi”, secondo l’entourage di Lecornu.