Oscuri fondi cinesi finanziano Musk mentre emergono nuovi dettagli sull’influenza politica che Pechino potrebbe esercitare sulla leadership americana. L’amore di Trump per le crypto. C’è un problema sicurezza
Mentre la Cina inizia le sue ormai regolari esercitazioni militari congiunte con Russia e Iran – la quinta edizione delle Security Belt, al largo del porto iraniano di Chabahar – e si dice pronta a poter affrontare qualsiasi tipo di guerra con l’America, emergono nuovi dettagli sul potenziale conflitto d’interessi di una delle figure più importanti dell’Amministrazione Trump, Elon Musk, e sull’influenza politica che Pechino potrebbe esercitare sulla leadership americana. Secondo quanto rivelato dal Financial Times l’altro ieri, diversi ricchi investitori cinesi starebbero spostando decine di milioni di dollari in modo anonimo verso società private controllate da Elon Musk, tra cui xAI, Neuralink e SpaceX. E non è l’unica criticità potenziale che incombe sulla struttura istituzionale americana. Domenica il presidente Trump ha detto che un accordo su TikTok – il social network di proprietà della cinese ByteDance – sarebbe quasi pronto.
Gli asset manager cinesi stanno già sfruttando il legame tra Musk e Donald Trump per attrarre capitali. Il Financial Times cita per esempio il caso di un recente webinar condotto da un rappresentante di Homaer Financial, gestore patrimoniale della Cina orientale, che presentava un’opportunità di investimento in SpaceX per un minimo di 200 mila dollari a persona. Per evitare di attirare l’attenzione nel momento di scarsa fiducia reciproca fra Pechino e Washington, gli investitori cinesi mettono i loro soldi nelle aziende di Musk attraverso strutture opache chiamate “special-purpose vehicles” (Spv), che nascondono le identità degli investitori. Tre diversi asset manager cinesi hanno detto al quotidiano finanziario che negli ultimi due anni hanno venduto agli investitori cinesi più di 30 milioni di dollari in azioni delle tre aziende tech di Musk, e anche per questo le loro quotazioni sono molto aumentate. L’azienda di punta di Musk, SpaceX, è in teoria una diretta competitor del programma spaziale cinese, ma secondo diversi osservatori questo non significa che il colosso non abbia interesse ad accogliere capitali cinesi – nessuno sa se questa linea di credito, che di certo non è illegale, potrà portare a un’influenza politica più diretta della Cina sugli affari di Musk. Di certo per ora i favori cinesi non stanno aiutando Tesla: il titolo del gigante dell’auto elettrica continua a essere il peggiore sullo S&P 500, e ieri ha raggiunto un ribasso dell’8,5 per cento. Secondo gli analisti a influenzare le vendite sul titolo, oltre ai timori di una prossima recessione, ci sono anche i dati delle vendite di febbraio in Cina, quasi dimezzati a 30.688 veicoli (-49 per cento annuo).
I potenziali conflitti d’interessi della Casa Bianca non si limitano però all’attuale responsabile del Doge, il Department of Government Efficiency creato da Trump per ridurre gli sprechi e che in poco più di un mese ha creato non pochi problemi all’amministrazione federale americana. Venerdì scorso a Washington c’è stato il primo vertice sulle criptovalute voluto da Trump, che ha detto di voler trasformare il paese nel leader della moneta virtuale. E’ l’ennesima inversione del tycoon dopo quella su TikTok: fino a qualche tempo fa infatti, Trump era contrario alle criptovalute e poi, da un giorno all’altro, ha iniziato a farci affari. L’industria della moneta virtuale, che la precedente Amministrazione Biden tentava di regolamentare, è stata invece un pezzo importante del sostegno all’elezione di Trump. E lo è stato anche un personaggio a lungo seguito da chi si occupa di leadership cinese, Justin Sun, milionario originario di Xining, capitale della provincia cinese di Qinghai, noto per essere il fondatore della crypto Tron (e per aver acquistato e mangiato la banana di Cattelan). Due anni fa la Securities and exchange commission (Sec) americana, cioè l’ente federale che vigila sulle Borse valori, aveva avviato un’azione legale contro Justin Sun, accusato di violazioni delle normative finanziarie. Poi però, l’anno scorso, Sun aveva acquistato circa 75 milioni di dollari nella criptovaluta sostenuta dalla famiglia Trump, la World Liberty, che è soltanto una dei diversi progetti legati alle crypto che i Trump hanno avviato negli ultimi mesi.
Il mese scorso, la Sec ha chiesto una pausa nel caso contro Sun, in attesa di “una potenziale risoluzione” extragiudiziale. Alla Cnn Richard Painter, docente di Legge all’Università del Minnesota ed ex collaboratore dell’Amministrazione Bush, aveva detto: “Questo è, credo, il nuovo approccio: giù le mani dalle criptovalute, non si applicano le frodi… e non credo che finirà bene. La Sec si tirerà indietro, perché questo è ciò che vuole Trump, su qualsiasi azione di applicazione della legge. Penso che sia una situazione molto preoccupante”. Sun non è del tutto estraneo alla leadership del Partito comunista cinese, è ben introdotto (nonostante un periodo di “esilio” americano), ha pubblicato articoli sul giornale della Scuola del Partito comunista cinese, e nel 2021 è stato nominato vicecapo di un progetto di ricerca sulle blockchain dalla China Academy of Information and Communications technology, un istituto di ricerca che lavora per conto del governo cinese.