Da LeBron a Ovechkin, tutti i primati dello sport americano che stanno crollando
In un manuale di baseball pubblicato nel 1985 un celebre allenatore ed ex giocatore professionista, Jerry Kindall, scriveva “il record di partite giocate consecutivamente, detenuto da Lou Gehrig, potrebbe resistere per altri 50 anni”. E invece nemmeno dieci anni dopo, il 6 settembre 1995, Cal Ripken Jr toccava la quota di 2.131 gare di fila da titolare con i Baltimore Orioles e quel presunto imbattibile record di Gehrig se ne andava, in una serata memorabile in cui, forse, fu stabilito anche un primato non ufficiale, quello della più lunga ovazione del pubblico, 22 minuti, senza sosta e quasi senza calo di intensità sonora, anche perché Ripken era caro a tutti e veniva dopo il padre – ecco spiegato il ‘Jr’, Junior – che degli Orioles era stato allenatore per 169 partite e assistente per 11 stagioni.
Era un record imbattibile, quello di Gehrig, ma solo… fino a che non è stato battuto, così come altri primati, in tempi più recenti. Nei giorni scorsi, ad esempio, LeBron James ha superato la soglia dei 50.000 punti nella sua carriera, due anni dopo (7 febbraio 2023) aver scavalcato i 44.149 di Kareem Abdul-Jabbar al primo posto nella classifica di tutti i tempi, e in entrambi i casi si trattava di misure che non era razionale considerare in pericolo. Anche perché Jabbar era considerato il prototipo del giocatore in grado di conservarsi a lungo, con una carriera chiusa da quarantaduenne, nel 1989.
E invece James, che di anni ne ha 40, lo ha sorpassato con nonchalance, e i suoi quasi 25 punti di media attuali sono qualcosa di straordinario, pur considerando la diminuita fisicità degli scontri in area rispetto ai tempi di Kareem, quando il tiro da tre non esisteva ancora o, introdotto nel 1979, era utilizzato con frequenza irrisoria, e il gioco ravvicinato aveva e dava peso. E ora tocca a un altro record ‘impossibile’, quello dei gol nella Nhl, stabilito da Wayne Gretzky nella sua ventesima e ultima stagione, il 1998-99. Gretzky, centro di ruolo, un nome leggendario, un punto di riferimento nell’hockey: il 9 agosto 1988 la sua cessione dagli Edmonton Oilers, con cui aveva vinto quattro campionati, ai Los Angeles Kings rappresentò addirittura una svolta nella storia della Nhl, creando attorno ai Kings un’attenzione tale che in zona, pochi anni dopo, nacque un’altra squadra, Anaheim.
Quel record, però, a giorni, cadrà: e a batterlo sarà Aleksandr Ovechkin, russo, 39 anni, ala sinistra, che già detiene vari primati, come quello dei gol segnati da un’ala sinistra, in superiorità numerica, in trasferta, nei supplementari, nel numero di portieri battuti e in quelli con una sola squadra, i Washington Capitals. Che nel 2018 ha portato al titolo Nhl, creandosi una reputazione sopravvissuta persino all’invasione russa dell’Ucraina: come avrete letto su queste pagine alcuni anni fa, l’ostilità verso gli atleti russi non si estese ai tanti giocatori di hockey, nonostante, nel caso di Ovechkin, ci fossero state evidenti dimostrazioni di appoggio a Vladimir Putin, compresa una campagna a favore della sua rielezione, proprio nel 2018, e il fatto che il suo profilo Instagram lo raffiguri tuttora assieme a lui. ‘Ovi’ però, fortunatamente, è amato da tutti, e tra l’altro l’imminente record si somma a un altro sviluppo con risvolti politici: Gretzky infatti è caduto in disgrazia in patria per via del suo appoggio a Donald Trump, che addirittura qualche mese gli auspicò di diventare Primo ministro canadese. Ora, il fatto che siano addirittura usciti editoriali su grandi quotidiani per disconoscere Gretzky, e che al suo comparire sul maxischermo al recente torneo 4 Nations siano stati numerosissimi i ‘buuu’, non vuol dire che la maggioranza delle persone gli sia ostile, ma è comunque bizzarro che in Canada rischi di essere celebrato un russo che supera il record di un canadese (di origine ucraina…) un tempo così celebre che il giorno del suo matrimonio, nel 1988, a Edmonton si fermò letteralmente il traffico.
Cosa lega però tutti questi primatisti, compreso Pat Mahomes che ha solo 29 anni e, con tre Super Bowl già vinti, potrebbe prima o poi superare i sette di Tom Brady? La cura del proprio fisico, la capacità di superare gli infortuni, l’estrema professionalità, che nel caso di Ovechkin non viene scalfita dalle voci di saltuarie esagerazioni nei mesi di inattività. James per terapie di vario tipo, compreso il recupero dagli sforzi, non spenderà magari la cifra di un milione e mezzo di dollari annui, riportata da vari media e da lui stesso smentita, ma sicuramente non lascia nulla al caso, e così faceva Brady, che con un suo consulente aveva addirittura progettato una sorta di stile alternativo di vita e alimentazione. Nel caso di Ripken, l’eccezionalità fu quella di non farsi mai condizionare dai tanti dolori e dolorini che accompagnano una stagione da 162 partite come quella della Major league baseball, che propone sforzi fisici intermittenti ma rappresenta una maratona anche dal punto di vista psicologico.