Messo all’angolo di un incontro di boxe truccato da due broker molto simili a due gangster, Zelensky è uscito dal ring senza firmare il già celebratissimo “deal” ed è tornato a casa facendo fallire non già la pace ma la collusione dei due truffatori con la platea di Mosca che applaudiva il trucco
Chi ha umiliato chi alla Casa Bianca? Trump e Vance si sentivano di gran lunga i più forti, quelli che ce l’hanno più lungo e che pisciano più lontano, avevano demolito in chiacchiere l’alleato europeo a Monaco, avevano preso la mano che il dittatore e aggressore gli aveva porto per appozzare, tenere sott’acqua, un presidente ucraino combattente, impegnato da tre anni nella resistenza del suo paese in nome dell’indipendenza e della libertà di Kyiv e dei suoi alleati occidentali, lo avevano escluso – lui e gli alleati di Parigi e Londra e Berlino – dal negoziato di resa alla Russia, gli avevano estorto la bozza di un contratto sulle terre rare fatto per trasformare una battaglia comune in una questione di risarcimento commerciale; e dopo averlo maltrattato in ogni modo hanno finto di discutere con lui dei quattrini e di una pace non giusta e non duratura, una oscena capitolazione a beneficio del loro grosso bestione aggressore, chiedendo la sua sottomissione e la sua firma nel corso di un’imboscata da bestie rare, una cosa mai vista in cui la storia eccelsa dell’America schierata contro le autocrazie e per il mondo libero, alla sua guida addirittura, veniva ridotta a ganging up, a bullismo, a un tentativo collusivo, due contro uno, di abbattere il mito che li inquieta e li ripugna, il mito della libertà e del coraggio, con una sceneggiata mafiosa di “great television” (come ha detto Trump).
Il risultato è che Zelensky, con la grazia umile dei forti, messo all’angolo di un incontro di boxe truccato da due broker molto simili a due gangster, è uscito dal ring senza firmare il già celebratissimo “deal”, ha sbeffeggiato the art of the deal di quello sbruffone, e con la dignità di un piccolo ebreo e il linguaggio del corpo di un perfetto attore comico, che sembrava il Chaplin della situazione, con la sua faccia intelligente e mobile, salvando il patrimonio di credibilità e di ostinazione libera del suo paese e degli europei che non lo hanno lasciato solo, è uscito dal ring ed è tornato a casa facendo fallire non già la pace ma la collusione dei due truffatori con la platea di Mosca che applaudiva apertamente il trucco, con la saliva alla bocca. Un cazzotto nei denti di un’America irriconoscibile rappresentata da due campioni del potere e della forza bruta che si comportavano da bari. Chi ha umiliato chi alla Casa Bianca?
In termini politici, fuori dai canoni spettacolari di questa rotta della credibilità americana, è successo che per la prima volta dall’avvento dell’uomo che Dio ha scelto per salvare l’America e perdere il mondo, un “no” degno di Churchill e di de Gaulle è stato pronunciato come una salutare bestemmia in quel cesso giallino a cui era stato ridotto lo Studio ovale dell’uomo più potente e incredibile della terra. E l’aggressore neoimperialista, l’uomo che si voleva mangiare l’Ucraina come Hitler si era pappato la Cecoslovacchia di Benes, è rimasto a guardare, rosicante e gradasso, la performance dell’impotenza e della disdetta dei suoi nuovi alleati nell’impresa. Infatti tutto il problema era lì. Da quando Trump ha deciso che doveva sperimentare la sua eccellenza commerciale lusingando Putin, disprezzando i suoi alleati storici, mettendo al posto della libertà e della resistenza gli argomenti di un barattiere, quel che mancava era qualcuno in grado di dirgli semplicemente “no”. Con conseguenze schiettamente politiche che non tarderanno a farsi sentire. Gli europei gareggiavano nel tentativo di trattare e mediare con il suo progetto, chiedevano garanzie che non ottenevano, si recavano a corte per un balletto falso e demoniaco in cui si fingeva che l’occidente fosse ancora un campo di unità e di negoziato per la pace, nascondendo l’Ucraina, il luogo della pace violata e della pace difesa con le unghie e coi denti, sotto il tappeto.
C’era tutto il falso e il bugiardo della diplomazia formale, il vero e triste della paura commerciale e dello smarrimento politico, e il tutto era avviato verso la sua naturale conclusione di resa a discrezione, a Trump e al suo nuovo mandante Putin. Finché è arrivato Volodymyr Zelensky. Chi ha umiliato chi alla Casa Bianca?