Sorpresa. Da quando Trump è alla Casa Bianca, le borse europee vanno meglio di quelle americane. Difesa ma non solo. Gli investitori scommettono inaspettatamente sul futuro dell’Europa. Che aspettano a farlo gli europei?
C’è una verità clamorosa e inconfessabile che riguarda l’Europa dei nostri giorni – l’Europa al tempo delle umiliazioni di Donald Trump, al tempo delle sberle di J. D. Vance, al tempo degli schiaffi a Volodymyr Zelensky, al tempo delle Yalta convocate senza leader europei. Una verità clamorosa con cui prima o poi dovranno fare i conti anche i più romantici tra gli europeisti, tra i quali naturalmente ci siamo anche noi. La verità riguarda un dato sorprendente che è diventato un elemento costante dei primi trenta giorni della presidenza di Donald Trump. E quel dato riguarda una dinamica controintuitiva che non rappresenta più solo un fenomeno casuale. Il dato è stato segnalato negli ultimi giorni, nell’ordine, dal Financial Times, da Cnbc, dal Wall Street Journal, ed è un dato che fotografa una dinamica interessante. Da quando Donald Trump è arrivato alla Casa Bianca, sventolando la bandiera aggressiva del Make America Great Again e tirando calci alle gengive dell’Europa, gli investitori internazionali hanno scelto di premiare un po’ meno l’America e di scommettere un po’ di più sull’Europa. Dal 2008 alla fine del 2024, dunque per circa sedici anni, le azioni delle borse europee hanno avuto performance quasi ininterrottamente inferiori rispetto a quelle statunitensi, complice un dinamismo americano semplicemente irresistibile tra boom dell’intelligenza artificiale, costi energetici più competitivi, mercato tecnologico in continua espansione, industria automobilistica in trasformazione costante.
Dal giorno dell’insediamento di Trump, però, i rapporti di forza sono cambiati in modo sorprendente. E i mercati azionari europei hanno registrato performance superiori rispetto a quelli statunitensi. Nei primi trenta giorni di Amministrazione trumpiana, l’Euro Stoxx 50 è salito del 12 per cento rispetto al 3,5 per cento dell’S&P 500. Nello stesso periodo, lo Stoxx Europe 600, che traccia le società a grande, media e piccola capitalizzazione del continente, è salito del 5,6 per cento, mentre il Nasdaq Composite è salito del 2,2 per cento e il Dow Jones Industrial Average, un indice importante composto da trenta società, del 2,6 per cento. Nelle stesse settimane, i fondi azionari focalizzati sull’Europa hanno registrato il loro più grande afflusso dall’inizio del 2022, in particolare durante la terza settimana di febbraio. E per di più, nello stesso periodo, l’euro ha guadagnato il 2,2 per cento rispetto al dollaro. Le azioni europee, hanno scritto in una nota mercoledì scorso gli analisti di Bank of America, stanno vivendo il loro miglior inizio d’anno dalla fine degli anni Ottanta e la loro performance più forte rispetto agli Stati Uniti rispetto agli andamenti dell’ultimo decennio.
Dettaglio non insignificante: la performance sorprendente dell’Europa arriva nonostante i segnali di stagnazione nelle principali economie del continente, nonostante le preoccupazioni sulla sicurezza a lungo termine della regione, nonostante la promessa degli Stati Uniti di ritirare il supporto militare all’Ucraina, nonostante la minaccia dei dazi, nonostante la promessa di una guerra commerciale con l’Amministrazione di Trump. Gli europeisti più incalliti e più romantici, arrivati a questo punto del ragionamento, potrebbero legittimamente chiedersi, smarriti, se i mercati non abbiano scelto di entrare in modalità troll, prendendo in giro un’Europa evidentemente in crisi di leadership, in crisi di identità, in crisi di fiducia, in crisi strategica, in crisi militare. La ragione per cui però gli investitori internazionali hanno scelto, proprio nella stagione dell’America first, di puntare prima sull’Europa e dopo sull’America, Make America Second Again, è interessante da mettere a fuoco.
E riguarda un tema che potrebbe e forse dovrebbe dare fiducia al nostro continente. In parte, l’asimmetria tra i mercati europei e quelli americani dipende dal fatto che la presidenza Trump ha creato aspettative al ribasso sul futuro economico dell’America (i dazi annunciati dal presidente statunitense in giro per il mondo possono contribuire, come da stessa ammissione di Trump, a creare guai all’inflazione americana, molti analisti considerano l’incertezza dell’America una della cause che potrebbero aver creato una forte domanda di diversificazione degli investimenti e le difficoltà incontrate negli ultimi tempi da Tesla, i cui ricavi hanno deluso le aspettative dei mercati nel quarto trimestre, e dal gigante dei chip Nvidia, scosso dai successi della startup cinese di intelligenza artificiale DeepSeek, hanno contribuito a creare aspettative al ribasso dei mercati americani). Ma in parte, l’asimmetria tra i mercati europei e quelli americani è legata anche a un fattore politico, che dovrebbe trasmettere a tutti noi un briciolo di ottimismo.
Gli investitori internazionali, di fronte ai molti schiaffi rivolti da Trump all’Europa, sono convinti che l’Europa nei prossimi anni troverà il modo di migliorare se stessa, di affrontare i suoi tabù e di fare i conti con i propri vizi. In particolare, i mercati si aspettano che la Banca centrale europea continui a ridurre i tassi di interesse, si aspettano che le istituzioni europee introducano fondi speciali per la spesa per la difesa, si aspettano che l’atteso stimolo fiscale promosso dal cancelliere in pectore Friedrich Merz possa permettere alla Germania di fare ripartire la crescita, si aspettano che la manovra di bilancio francese da poco approvata possa ridare slancio alla Francia, si aspettano che le banche europee possano continuare a generare profitti, si aspettano che il cessate il fuoco in Ucraina alla fine non sarà drammatico né per l’Ucraina né per l’Europa e si aspettano che sul breve periodo i paesi dell’Unione europea possano smetterla di parlare di pace senza dotarsi degli strumenti necessari per difendere la pace (da un mese a questa parte, le azioni della difesa europea stanno andando molto bene, l’indice di difesa dell’area euro Datastream è cresciuto del 25 per cento dal giorno dall’insediamento del presidente Trump, mentre le azioni della difesa degli Stati Uniti sono scese di quasi il 10 per cento da quando Trump è entrato in carica, poiché, ha scritto il Wall Street Journal, gli investitori prevedono potenziali tagli alla spesa militare degli Stati Uniti).
Dunque, ricapitoliamo. Nel giro di un mese, la nuova Amministrazione americana ha minacciato di imporre tariffe sui beni europei, ha minacciato di escludere i leader dell’Unione europea dai negoziati di pace con la Russia, ha tentato in tutti i modi di sostenere i partiti anti europeisti in Germania, ha dimostrato di non avere a cuore la difesa dell’Europa dalla minaccia russa, ha lasciato intendere di essere pronta a non proteggere più militarmente l’Europa. E nonostante questo, i mercati e gli investitori, piuttosto che girare le spalle all’Europa, hanno scelto di fare un ragionamento opposto e hanno scelto di osservare l’Europa con ottimismo, con fiducia, con speranza, mossi dall’idea che, come diceva il grande Jean Monnet, alla fine l’Europa quando c’è qualcuno che la minaccia riesce sempre a dare il meglio e riesce sempre a forgiarsi nelle difficoltà. Trump, con la sua Decima Musk, sta cercando di fare di tutto per umiliare l’Europa. Ma piuttosto che piangersi addosso gli europei di buona volontà dovrebbero credere in se stessi, oltre che nell’Europa, e dovrebbero provare a capire senza retorica che è proprio nei momenti di difficoltà che di solito l’Europa trova il modo di diventare grande.