Tutte le falsità dette da Trump sul negoziato di pace con l’Ucraina

E’ falso che gli Usa abbiano donato 350 miliardi di dollari all’Ucraina, come il presidente americano ha riferito in più occasioni: la cifra si ferma al più alla metà. Anche ciò che Trump vuole da Zelensky (500 miliardi di dollari di riserve minerarie ucraine) non poggia su basi solide

Donald Trump ama definirsi un uomo di business, un imprenditore, un duro negoziatore. E sta mettendo in pratica il suo mantra anche nelle trattative per la pace in Ucraina. Ma il negoziato intrapreso dagli Stati Uniti si poggia su presupposti falsi, come Trump ci ha abituati in passato.

È falso che gli Usa abbiano donato 350 miliardi di dollari all’Ucraina, come il presidente ha riferito in più occasioni. La cifra si ferma al più alla metà, come ammesso dallo stesso Segretario di Stato Marco Rubio. Dal 20 gennaio in poi le agenzie federali americane non hanno più diffuso stime sul contributo americano all’Ucraina. Dobbiamo perciò basarci su quanto hanno pubblicato fino all’inaugurazione dell’amministrazione di Donald Trump.

Ukraine Oversight, la piattaforma degli ispettorati generali del Dipartimento della difesa, il Dipartimento di Stato e l’Usaid, riporta che la cifra deliberata dal Congresso per rispondere all’aggressione russa raggiunge i 183 miliardi di dollari. Si tratta di un’autorizzazione di spesa: a fine settembre meno della metà dei soldi erano stati effettivamente sborsati, mentre la restante parte era stata stanziata o anche solo autorizzata.

Peraltro questi fondi non sono andati solo all’Ucraina, come sostiene – e probabilmente ritiene – il presidente degli Stati Uniti. Il Congressional Research Service, agenzia indipendente del Congresso, spiega infatti che i soldi sono serviti anche per ricostituire gli arsenali americani dopo la spedizione di armi a Kiev e per il supporto militare agli alleati europei non coinvolti direttamente nella guerra. Ecco perché una parte considerevole dei fondi – in particolare quelli legati all’invio di munizioni e sistemi d’arma – sono stati spesi negli Stati Uniti, dando lavoro nelle fabbriche dell’industria bellica americana, come riporta il Pentagono.

Ma quella sugli aiuti americani all’Ucraina non è l’unica cifra in circolazione inventata di sana pianta. Anche ciò che Trump vuole da Zelensky non poggia su basi solide. Parliamo dei 500 miliardi di dollari di riserve minerarie ucraine invocati dall’amministrazione americana in cambio dello sforzo finora profuso. La cifra è circolata a partire da fonti ucraine, che hanno probabilmente gonfiato l’ammontare per ingolosire Trump e dargli la possibilità di esibire uno scalpo di fronte alla propria opinione pubblica.

Gli Stati Uniti si sono per ora concentrati sulle terre rare, vale a dire 17 elementi chimici utilizzati in alcuni processi produttivi legati alla transizione energetica. Ma in realtà in Ucraina non sono presenti in quantità rilevanti, secondo lo stesso Servizio geologico americano. Probabilmente l’errore nasce dalla confusione sui minerali critici – che tra gli altri includono litio, cobalto, manganese, grafite – che vengono talvolta erroneamente definiti genericamente “terre rare”. Sta di fatto che l’Ucraina dispone di discrete riserve minerarie, in particolare di carbone e ferro, e in misura minore di litio e titanio.

Secondo alcune società di consulenza citate da fonti ucraine, il valore ammonterebbe addirittura a oltre 10mila miliardi di dollari. Anche se rimangono molti dubbi sulla capacità di estrarre e sfruttare questi ipotetici giacimenti: in buona parte si trovano proprio nelle regioni controllate dalle forze russe, e per attrarre investimenti servirebbe una stabilità strategica e politica oggi complicata.

Il negoziato di Trump – sia quanto gli Stati Uniti millantano di aver dato, sia quanto chiedono in cambio – poggia su dati falsi. Questo racconta già molto su come andrà a finire.

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