Sorpresa! Un elemento accomuna il caso del suicidio assistito della donna di Trieste e la recente apertura della Chiesa alla conservazione delle ceneri in luoghi cari ai defunti
Sul cosiddetto “suicidio assistito di Stato” esercitato dalla donna triestina vale ciò che è scritto nell’editoriale di oggi, a pagina tre. E sulla Chiesa che consente di tenersi in casa parte delle ceneri del caro estinto, e quale parte scegliere, rimando alla Andrea’s Version in prima. Ma le due notizie hanno altresì un elemento che a sorpresa le accomuna.
La donna triestina, nell’ultimo suo messaggio, ha dichiarato di essere finalmente libera poiché abbandonava un corpo non più suo. La Congregazione per la dottrina della fede ha stabilito che non importa se teniamo un pezzo del nonno sul frigo, mentre un altro pezzo lo abbiamo inumato al camposanto e un altro ancora lo abbiamo disperso sul Cervino, poiché alla risurrezione il corpo che riprenderemo non sarà necessariamente costituito dagli stessi elementi che aveva prima di morire.
Ed è davvero sorprendente vedere nello stesso giorno cattolici tradizionalisti e fautori del fine vita, Associazione Coscioni e Santa Sede, d’accordo sul punto fondamentale che non siamo il nostro corpo ma l’anima che lo abita. Un grande successo per il materialismo.