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Il Tycoon è stato ospite da “This Past Weekend”, il podcast del comico statunitense Theo Von che tra i fan ha anche suo figlio appena maggiorenne. Proprio il giovane Trump è alla guida di una “task force” punta a conquistare la Generazione z attraverso i social media, bypassando i media tradizionali
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“Mio figlio Barron è un tuo grande fan”. Inizia così la puntata di “This Past Weekend”, il podcast del comico statunitense Theo Von che questa settimana ha avuto come ospite Donald Trump. Fotografia del contesto: due poltrone, due microfoni con asta (d’ordinanza nei podcast) e due bandiere statunitensi a dominare la scena, per una chiacchierata di poco meno di un’ora in cui Trump è sembrato quanto mai naturale, spontaneo e – addirittura – umano. Di più, Trump era addirittura incuriosito dal suo intervistatore, il 44enne Theodor Capitani von Kurnatowski III, in arte Theo Von, una carriera iniziata nei reality show di Mtv per poi diventare un stand-up comedian di successo.
La sua fama è ben settorializzata, com’è ormai di norma in un’epoca di intrattenimento a silos, in cui una persona può essere un mito per milioni di persone mantenendosi sconosciuta alle altre: Von va fortissimo tra i giovani e giovanissimi, su TikTok le clip con le sue battute o gli estratti dal suo podcast raccolgono milioni di visualizzazioni in tutto il mondo. Tra i suoi fan, anche il più giovane figlio dell’ex presidente, Barron Trump, classe 2006 e quindi appena maggiorenne, che in questa campagna elettorale sta guidando una task force per aiutare il padre a conquistare la Generazione Z grazie ai social media.
Barron come l’anti-Brat della destra statunitense, insomma, nella speranza che possa esportare il messaggio del padre a un pubblico piuttosto difficile per i repubblicani. In particolare, si punta sugli elettori maschi under 25, una nuova generazione che potrebbe essere raggiunta proprio attraverso personaggi come Von. Ad accompagnare Barron nell’impresa, l’amico diciassettenne Bo Loudon, astro nascente della sfera social repubblicana, il cui feed Instagram è pieno di scatti con l’ex presidente e altre icone della destra (Tucker Carlson, Kyle Rittenhouse).
L’estetica del nuovo corso social della campagna di Trump, soprattutto su TikTok, è palesemente indirizzata verso un pubblico maschile, giovane e machista, che fa della mascolinità più estrema e urlata un vanto, oltre che un segno di riconoscimento dalla sinistra di Kamala Harris. Il primo TikTok trumpiano? Da un evento della Ultimate Fighting Championship, un’organizzazione di arti marziali miste. E poi le foto con Logan e Jake Paul (quest’ultimo affronterà a breve Mike Tyson) e l’inevitabile Cybertruck di Tesla, mezzo che sembra aver ormai assunto sinistri significati politici.
Strategia a parte, l’intervista di Von a Trump è piuttosto godibile, soprattutto per i meriti del primo. Sarebbe infatti errato inquadrare il suo podcast come uno show “di destra”: la settimana scorsa, per esempio, aveva avuto come ospite Bernie Sanders e in passato ha intervistato personaggi diversissimi, da perfetti sconosciuti con lavori “normali” al cantante e musicista James Blake – ma anche il comico John Mulaney, che ha raccontato la sua dipendenza da cocaina e alcol.
Le sostanze sono state il punto forte anche dell’intervista a Trump, il quale è noto per non aver mai bevuto alcol né assunto droghe. Con Von però si è aperto e ha raccontato della morte del fratello Fred – alcolista e cocainomane – e di come quest’ultimo lo ammonì a non bere mai. Anche Von ha un passato di dipendenze, di cui parla spesso in modo molto divertente e umano.
C’è un filo rosso che lega Trump su TikTok (dove ha più di 10 milioni di follower), lo streamer che poche settimane fa gli regalò in diretta un Cybertruck (sempre un Cybertruck) e questa ospitata da Von. Esiste infatti un pubblico enorme e giovane che aggira del tutto i media mainstream tradizionali e segue con più piacere il podcast di Joe Rogan che la Cnn. Ed è proprio Rogan il centro di questa rete di creator, influencer e maître à penser che spingono a destra e vengono sempre più sfruttati dai repubblicani. Lo stesso Von è il primo ad ammettere di dovere il grande successo degli ultimi anni proprio a una serie di ospitate dall’amico Rogan.
Non è così facile, però, perché Von non ha ancora dato il suo endorsement mentre lo stesso Rogan si è recentemente messo nei guai con i trumpiani per aver dato il suo sostegno all’indipendente Robert F. Kennedy Jr. Questo succedeva prima del ritiro di RFK Jr., ovviamente, quindi la gara è aperta: nel 2022 Rogan disse di non voler “aiutare” Trump ospitandolo nel suo podcast ma è probabile che Barron e i suoi vogliano fargli cambiare idea prima delle elezioni.