Il testo del disegno di legge sull’eutanasia in discussione all’Assemblea nazionale è stato cambiato in senso permissivista in alcuni punti chiave: così cade la maschera e si esauriscono le ipocrisie su un tema così cruciale, esistenziale e delicato. Lezioni utili anche per l’Italia
Il progetto di legge sul fine vita in Francia sembra avviarsi su binari ben diversi rispetto a quelli descritti dal presidente Macron qualche tempo fa. Lunedì 27 maggio è iniziata la discussione all’Assemblea nazionale e il testo, corretto da un’apposita commissione nelle settimane scorse, pare trasformato in senso permissivista in alcuni punti chiave, proprio in quei “limiti stretti” che avrebbero dovuto renderlo immune da derive schiettamente eutanasiche. Il Figaro parla apertamente di criteri prognostici saltati, di “accesso allargato all’aiuto a morire”, di “oscillazione verso un diritto all’eutanasia”. Nel testo corretto si affaccia addirittura un reato di “intralcio al suicidio assistito” che commetterebbero coloro che in qualche modo ostacolassero l’esercizio di un preteso diritto. Il relatore della legge Olivier Falorni, intervistato nella mattina del 27 maggio da France Info, ha cercato di minimizzare le modifiche proposte ma non ha negato che rispetto al testo originale si va verso un “diritto allargato”, verso un diritto che verrà difeso “contro ogni ipocrisia” come quella che, a suo dire, si sta verificando con il diritto all’aborto minato dal muro dell’obiezione di coscienza. “Progresso o grande frattura antropologica?”, si chiede il Figaro.
Pazienti affetti da diabete, da malattie croniche o anche da neoplasie con una prognosi presunta magari di anni ricadranno nella nuova definizione di “malattia avanzata” e potranno chiedere di essere uccisi? L’interrogativo risuona nelle parole di Jérôme Barrière, membro del consiglio scientifico della Società oncologica francese. Rispetto alla prevista volontà di evitare la liberalizzazione dell’eutanasia le modifiche della commissione speciale paiono lasciare al malato la libera scelta tra suicidio assistito ed eutanasia; anche la nozione di “volontà libera e chiara” nell’immediatezza della richiesta sembra uscire a pezzi visto che l’aiuto a morire potrebbe essere chiesto già nelle direttive anticipate. Il testo sembra aver perso ancor prima di nascere quell’equilibrio che si temeva avrebbe perso in itinere a furia di modifiche una volta approvato definitivamente. “Il testo iniziale – afferma sul Figaro Claire Fourcade, presidente della Società francese di accompagnamento e cure palliative (Sfap) – portava già in sé i germi di quello che si è verificato in commissione speciale. In pochi giorni i paletti sono saltati”. All’appello della Sfap si sono aggiunti molti altri medici e infermieri: la Società francese di pediatria, l’Unione francese per una medicina libera, medici di base, operatori socio sanitari. “Chiedere l’inverosimile per ottenere l’inaccettabile – afferma lo psichiatra Raphael Gourevitch – è una tecnica vecchia come il mondo”.
Forse non è un male assoluto il fatto che la maschera di un testo così ambiguo sia caduta al primo passo fatto sul palcoscenico dell’iter legislativo. Visto dall’Italia questo svelarsi improvviso ma prevedibile potrebbe aiutare a comprendere che chiunque si appresti a legiferare su una materia così intricata, delicata, esistenziale nel senso più profondo e aderente del termine, dovrebbe aspettarsi di cadere facilmente in trappola. Una trappola nella quale potrebbero cadere, per eccesso di zelo, anche i sostenitori dell’aiuto a morire, potenzialmente al comando di una nave fuori controllo nella burrasca da loro stessi provocata.