Il tracollo dell’Afd, tra scandali e soldi russi e cinesi

L’estrema destra tedesca, tra complotti e vittimismo, è nei guai. Persino i compagni europei prendono le distanze. Ma una signora se ne approfitta

E’ incredibile quello che ci stanno facendo, al nostro movimento e al nostro partito, i mezzi che stanno utilizzando per colpirci, per creare confusione e sfiducia, ma noi manterremo il sangue freddo e ci rialzeremo: così il co-leader dell’Alternative für Deutschland, il partito dell’estrema destra tedesca, ha inaugurato la campagna elettorale per le europee. Si tratta di Tino Chrupalla , che è formalmente coleader assieme alla ben più popolare Alice Weidel (ma si sa che è lei che comanda), è soprannominato “pennello” perché faceva l’imbianchino, è l’addetto alle teorie del complotto ed è naturalmente filorusso e filocinese. La guerra di Vladimir Putin in Ucraina la risolvebbe con la pace, cioè con la resa degli ucraini, e con sollievo: “Così un milione di ucraini potranno lasciare il nostro sistema sociale e tornare nella loro patria”. Se il suo nome vi dice qualcosa è perché Chrupalla era sul palco assieme a Matteo Salvini nel dicembre scorso, in occasione della kermesse dei sovranisti europei alla Fortezza da Basso di Firenze: l’AfD fa parte del gruppo europeo Identità e democrazia, in cui c ‘è anche la Lega. Lanciando la campagna elettorale per le elezioni del 6-9 giugno, Chrupalla ha puntato sul vittimismo, che s’accompagna sempre al complottismo: ci attaccano con mezzi impropri perché ci temono, e via dicendo. Ma la verità è che è dovuto salire lui sul palco perché il candidato di punta alle europee dell’AfD, l’eurodeputato Maximilian Krah, non c’era. Un suo assistente al Parlamento europeo, Jian G., tedesco di origini cinesi, è stato arrestato perché è accusato di “attività di spionaggio” a favore della Cina: secondo un altro europarlamentare dell’AfD, Krah è “il vassallo della Cina più loquace ” (lui lo dice con orgoglio). Contro Krah non ci sono accuse, ma un procuratore a Dresda ha aperto un’indagine preliminare su Krah perché sospetta che “per il suo incarico da europarlamentare” abbia ricevuto pagamenti dalla Russia e dalla Cina. Qualche giorno fa c’è stata una perquisizione negli uffici di Krah: il mandato autorizzava una perquisizione della scrivania di Jian G., che però era occupata da un altro assistente di Krah nonostante ci fosse su il nome di Jian. Ci sono volute altre due ore e un nuovo mandato per poter controllare la scrivania giusta. Krah resta il primo candidato dell’AfD alle europee, così come resta lo slogan elettorale del partito che è: “Responsabilità per la Germania”, ma questo 2024 di inchieste e scandali legati ai rapporti con la Russia, che fa la guerra all’Europa , e con la Cina, che aiuta la Russia in questa guerra, un impatto ce l’ha avuto, e il vittimismo può al limite convincere lo zoccolo duro dell’elettorato dell’AfD, non gli altri.



Krah, l’Fbi e gli altri nella lista. Lo Spiegel e l’emittente pubblica Zdf hanno raccontato che nel dicembre del 2023 Krah era stato interrogato per diverse ore dall’Fbi durante un viaggio a New York, dove aveva partecipato a un galà organizzato dal Young Republican Club al quale era presente anche Donald Trump . L’argomento dell’interrogatorio era una serie di messaggi che l’Fbi aveva intercettato, che si riferivano a una misteriosa “compensazione finanziaria” che Krah avrebbe ricevuto dall’ex parlamentare ucraino Oleg Voloshyn, che è vicino al Cremlino. Il partito avrebbe voluto puntare anche su Petr Bystron, che è al Bundestag dal 2017 e che è il secondo candidato in lista. Ma Bystron è sospettato di aver ricevuto denaro dal sito web con sede a Praga Voice of Europe, che è stato chiuso alla fine di marzo dopo che i servizi segreti cechi l’hanno identificato come un vettore di corruzione progettato per pagare i deputati che diffondono la propaganda del Cremlino. Secondo il quotidiano di Praga Denik N ei media tedeschi Zeit e Ard, i servizi cechi hanno registrazioni che dimostrano che Bystron ha ricevuto una busta contenente 20 mila euro in contanti da un manager di Voice of Europe. A un evento elettorale di fine aprile nel sud della Germania, sul palco è dovuto salire il quinto in lista perché agli altri prima di lui è stato chiesto di non esporsi troppo. Il terzo, René Aust, è molto vicino a Björn Höcke, che è il capo della corrente dell’AfD più estrema: Höcke è al momento a incontro processo per aver ripetuto a un pubblico gli slogan del gruppo nazista Sturmabteilung, le forze paramilitari che garantivano la protezione a Hitler. La quarta, l’europerlamentare Christine Anderson, ex del gruppo paranazista Pegida e no vax accanita, ha invece problemi con la leadership del partito che lei considera troppo moderata.

Le inchieste su Krah, candidato di punta alle europee, e quelle sul numero due per i rapporti con la Russia. Poi c’è l’ala nazista


Le aggressioni. Ieri l’ex sindaca di Berlino, la socialdemocratica Franziska Giffey è stata ferita da un uomo che l’ha colpita alla testa e alle spalle con una borsa in cui c’era dentro un oggetto contundente mentre era in una biblioteca. L’uomo ha 74 anni ed era già noto alle forze dell’ordine per atti relativi alla “sicurezza dello stato e crimini d’odio”. Il 3 maggio a Dresda, verso sera, l’eurodeputato tedesco e candidato principale dell’Spd in Sassonia, Matthias Ecke, è stato aggredito e preso a calci da quattro ragazzi di 17 e 18 anni mentre stava attaccando i manifesti elettorali – poco prima avevano aggredito un volontario che affiggeva manifesti dei Verdi. Ecke è rimasto gravemente ferito ed è stato operato. Secondo la Zeit, la polizia ritiene che almeno uno dei quattro picchiatori abbia un movente provato di estrema destra: il ragazzo si è consegnato alla polizia e a casa sua e nel suo smartphone sono stati ritrovati materiali legati all’estremismo di destra tedesco. Il 2 maggio a Essen, nel Nord-Reno Vestfalia, due esponenti dei Verdi, tra cui il parlamentare tedesco Kai Gehring, sono stati avvicinati da due uomini che li hanno colpiti con dei pugni e sono scappati su un taxi. Il movente in questo caso non è ancora stato verificato, ma ieri i gruppi europei dei Socialisti, dei Verdi, dei Liberali e della sinistra hanno pubblicato una dichiarazione congiunta in cui denunciano la minaccia ai valori europei rappresentata dall’ascesa dell’estrema destra: “Chiediamo alla presidente della Commissione – scrivono – e ai partiti democratici ed europeisti di rigettare con durezza qualsiasi normalizzazione, cooperazione o alleanza con la destra estrema e i partiti radicali. Ci aspettiamo che questo rigetto sia presente in modo inequivocabile nei loro manifesti elettorali e nelle dichiarazioni dei partiti”.

L’effetto in Europa. L’AfD sta diventando ingombrante perfino per i suoi alleati del gruppo di estrema destra Identità e democrazia (Id) al Parlamento europeo. La leader del francese Rassemblement national, Marine Le Pen, ha preso le distanze dai tedeschi, dopo che la stampa ha rivelato la partecipazione di alcuni esponenti dell’AfD a una riunione sulla “remigrazione” dalla Germania, cioè la deportazione dei migranti anche se naturalizzati: le Pen sta cercando (con un certo successo) di ripulire l’immagine del suo partito per riposizionarsi come forza di governo alle presidenziali del 2027. La Lega di Salvini non ha più invitato i leader dell’AfD al lancio della campagna europea di Id a marzo. L’affaire Krah ha spinto alla cautela l’Fpö austriaca, che vuole evitare che i suoi elettori si ricordino dell’Ibizagate e della corruzione russa. Il gruppo Id era stato la grande novità delle europee del 2019, quando era passato da 36 a 73 deputati soprattutto grazie alla Lega. In cinque anni c’è stata un’emorragia di eurodeputati da Id che all’ultima sessione di aprile registrava appena 59 membri. Gli altri si sono trasferiti in altri gruppi o tra i non iscritti a causa dei dissensi interni. Secondo le ultime proiezioni di Europe Elects basate sui sondaggi nazionali, a giugno Id dovrebbe ottenere 84 seggi, appena dietro il gruppo liberale di Renew e quello sovranista dei Conservatori e riformisti europei (Ecr). Dopo una legislatura dominata dalla Lega, il nuovo azionista di maggioranza sarà il Rn francese e il suo giovane capolista, Jordan Bardella, che in Francia potrebbe superare il 30 per cento. Ma per fare cosa? E con chi? A parte l’AfD, gli altri partiti di Id hanno abbandonato l’idea di uscire dall’Ue o dall’euro, oggi troppo impopolare, ma tra loro sono divisi sulla solidarietà finanziaria, le regole di bilancio, il debito comune. Ciò che li accomuna sono la demonizzazione dei migranti e dell’islam, l’aggregazione della rabbia sociale, l’ostilità alle norme climatiche, il sostegno alla Russia di Putin e la volontà di distruggere l’Ue dall’interno. Le affinità ideologiche dovrebbero spingere Id a cercare un’alleanza – perfino una fusione – con l’altro gruppo della destra nazionalista, quello sovranista di Ecr. Un unico gruppo della destra nazionalista avrebbe un impatto enorme sul Pe: con 160/170 seggi potrebbe fare concorrenza al Partito popolare europeo. E’ il sogno di Viktor Orbán, il premier ungherese che sta cercando di coalizzare tutte le forze antisistema dell’estrema destra europea, ma le incompatibilità interne a Id diventano esponenziali se si aggiungono i partiti di Ecr.

I calcoli del gruppo Id, ora a trazione dei lepenisti, sulle alleanze al Parlamento europeo. Le aggressioni in Germania

L’effetto in Germania. Il professore Ulrich von Alemann, politologo dell’Università di Düsseldorf, ci ha detto che secondo i dati più affidabili dei sondaggi l’unione della Cdu e della Csu, è scesa dal 36 per cento della fine del 2023 al 33 per cento di oggi; l’Spd è salita dal 13 al 18 per cento; i Verdi sono rimasti stabili al 15 per cento, con alcuni alti e bassi; i liberali dell’Fdp al 4 per cento, la Linke ancora più in basso, e il nuovo partito di Sahra Wagenknecht al 6 per cento; l’AfD è scesa dal 18 al 13”. Questo vuol dire che un’alleanza dei cristianodemocratici con i socialdemocratici ei Verdi sarebbe possibile, “ma il leader della Cdu, Friedrich Merz, ha in pratica escluso una coalizione con i Verdi all’ultimo congresso del partito: una strategia rischiosa perché la Cdu governa bene con i Verdi in tre Länder e potrebbe non avere altra scelta”. Von Alemann ci ha ricordato che “raramente le elezioni europee vengono disputate sul tema dell’Europa, la politica nazionale è di solito al centro della scena e sarà così anche adesso: l’Europa è una questione di valore – dice il professore – non una questione di posizione, come mostrano i sondaggisti e gli analisti elettorali, che guardano non solo il governo, ma il clima politico in generale, che al momento è negativo per la coalizione rosso-verde-gialla al governo, mentre anche la Cdu/Csu potrebbe non saperne approfittare al meglio”. Sul minore consenso dell’AfD von Alemann dice che “le ragioni sono molteplici: l’effetto della protesta si sta esaurendo man mano che la gente si abitua alle emergenze. In più c’è un nuovo partito di protesta, il Bsw”, cioè l’alleanza Sahra Wagenknecht, fondata dall’ex capogruppo della Linke, un partito comunista con forti venature nazionaliste che Wagenknecht ha lanciato in polemica con la svolta ambientalista del suo ex partito, accusandolo di aver dimenticato la questione sociale. “L’AfD soffre anche per la conferenza di Potsdam”, dice il professore citando lo scandalo dello scorso gennaio, quando emerse che esponenti dell’AfD avevano partecipato a una rete segreta il cui obiettivo era espellere milioni di stranieri dalla Germania.



In sostanza, osserva von Alemann, “l’AfD non è così resistente agli scandali come si pensava in precedenza”. Ad approfittarsene sembra proprio che sia l’algida Sahra Wagenknecht, comunista cresciuta nella Germania dell’est, ex moglie del leader socialdemocratico Oskar Lafontaine, che con le sue posizioni filorusse e anti immigrazioni parla all’elettorato rossobruno, quello dell’AfD, ma con tono severo, capelli raccolti e senza gli scandali.

(hanno collaborato David Carretta e Daniel Mosseri)

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