Palazzo Chigi e il ministero della Salute chiedono al Tar di valutare l’annullamento delle delibere di giunta con le linee di indirizzo per il suicidio medicalmente assistito. Lo annuncia la consigliera regionale Valeria Castaldini di Forza Italia: “Grande soddisfazione”
È di nuovo scontro sul fine vita. La presidenza del Consiglio e il ministero della Salute hanno depositato al Tar dell’Emilia-Romagna un ricorso contro la regione, e in particolare contro la direzione sanitaria che si occupa di salute della persona, per chiedere l’annullamento delle delibere della giunta che regolano le modalità di accesso per i cittadini al suicidio medicalmente assistito in Emilia-Romagna, approvate a febbraio.
A riferirlo è la consigliera regionale di Forza Italia Valeria Castaldini. Nelle motivazioni presentate con il ricorso, l’azzurra cita “la carenza di potere dell’ente” sul tema e “la contraddittorietà e l’illogicità delle motivazioni introdotte nelle linee guida inviate alle aziende sanitarie“. Quest’ultimo atto è il secondo, in ordine di tempo, a essere presentato al tribunale amministrativo dell’Emilia Romagna. Sempre Castaldini, a marzo, ne aveva presentato un altro analogo.
“Sono molto contenta che il governo, con questo atto formale, confermi e rafforzi il lavoro di questi mesi”, ha commentato Castaldini, aggiungendo: “L’esecutivo ha ritenuto che la strada del ricorso che ho aperto fosse quella corretta e che ci fossero tutti gli estremi per annullare le delibere, come ho sempre sostenuto”. Il presidente della regione Stefano Bonaccini ha commentato la vicenda: “Si è passato il limite. Non solo si negano i diritti delle persone riconosciuti dalla Corte costituzionale, ma si fa battaglia politica sulla pelle di pazienti che si trovano in condizioni drammatiche“.
Con le delibere approvate a febbraio, la giunta guidata regionale voleva “colmare un vuoto normativo” che permettesse alle Asl del territorio di garantire il diritto al suicidio assistito già sancito dalla sentenza della Corte costituzionale nel 2019. Nonostante quella sentenza, infatti, non esistono ancora leggi nazionali che regolamentano questo diritto e come accedervi. Fatto che ha spinto l’Emilia Romagna (e il Veneto, senza risultato) a organizzarsi per conto proprio.
Alle aziende sanitarie locali erano state inviate delle linee guida che stabilivano iter e tempistiche del fine vita: tra le altre cose, sarebbero dovuti passare al massimo 42 giorni dalla domanda del paziente alla sua eventuale morte attraverso procedura farmacologica. Tra gli elementi contestati dai due ricorsi c’è anche l’istituzione del Corec, il Comitato regionale per l’etica nella clinica, che nel quadro delle norme sul fine vita era chiamato a fornire un parere “non vincolante su casi eticamente problematici e sui processi decisionali nei quali sono presenti dilemmi o conflitti etici che richiedono un supporto di tipo etico”.
Fin da subito, l’azzurra Castaldini aveva puntato il dito contro quello che definisce “un eccesso di potere perpetrato dalla giunta Bonaccini, che così facendo eludeva di fatto la discussione e il voto in Assemblea legislativa, per evitare di spaccare il gruppo del Partito democratico”. Una motivazione che l’ha spinta a presentare prima un ricorso, a marzo, insieme a diverse associazioni di categoria e oggi a esprimere “grande soddisfazione” per quello presentato dal governo.
“Speriamo che non sia stato già deciso tutto – commenta sempre Castaldini –, e che venga data voce in maniera democratica, con un dibattito vero e rigoroso, sia a chi è contro sia a chi è favorevole” al tema. “La soddisfazione è amplificata dal fatto che il fronte di coloro che ritengono che il modo di procedere della Regione sia giuridicamente discutibile e politicamente scorretto si allarga e arriva fino alla massima istituzione del governo. Questo rafforza una battaglia che non è solo giuridica, ma anche di difesa dei principi etici e democratici fondamentali“, ha concluso l’esponente azzurra.
In serata sono arrivate anche le, dure, parole del presidente della regione Stefano Bonaccini contro la decisione del governo: “Il governo, anziché preoccuparsi di dare una legge al paese e alle persone che vivono in condizioni drammatiche, sceglie addirittura di boicottare l’Emilia-Romagna che attua la sentenza dalla Corte costituzionale. Per la destra non basta negare un diritto alle persone sancito dalla Corte: per loro è preferibile che un paziente in condizione di fine vita debba rivolgersi a un tribunale per vedersi riconosciuto quanto la Consulta ha finalmente sancito. Si è passato il limite. Non solo si negano i diritti delle persone riconosciuti dalla Corte costituzionale, ma si fa battaglia politica sulla pelle di pazienti che si trovano in condizioni drammatiche. L’Emilia-Romagna difenderà i propri atti e soprattutto il diritto di un paziente in fine vita a decidere per se, senza dover chiedere il permesso al governo e alla destra”.