Thatcher, guida alla modernità. Una lezione ancora attuale

Il conservatorismo e la democrazia, i bisogni dello stato e dell’occidente. Riscoprire la Lady di Ferro a cento anni dalla nascita. A lei è dedicato il libro “La donna che ha cambiato il mondo. Margaret Thatcher e la sua eredità”, curato da Luca Bellardini

Esattamente un secolo fa, il 13 ottobre 1925, nasceva a Grantham, cittadina del Lincolnshire, in Inghilterra, Margaret Thatcher, che come primo ministro britannico (dal maggio 1979 al novembre 1990) sarebbe stata la grande protagonista della stagione politica degli anni Ottanta, non solo nel Regno Unito. A lei è dedicato il libro “La donna che ha cambiato il mondo. Margaret Thatcher e la sua eredità”, curato da Luca Bellardini e pubblicato da Liberilibri. In questa pagina potete leggere la prefazione.

Parlare di Margaret Thatcher a un secolo dalla nascita non è un’operazione scontata. Perlomeno dal 2016, quando i britannici votarono contro la permanenza nell’Ue e gli americani vollero per la prima volta Donald Trump alla Casa Bianca, il sistema politico è nel complesso diventato più diffidente nei confronti del mercato: sono state enfatizzate le ragioni dei “vinti” della globalizzazione, colpiti dalle scelte “liberiste” in materia di commercio internazionale, regolazione finanziaria, privatizzazione delle imprese controllate da enti pubblici. Eppure, l’afflato ideale thatcheriano è ancora vivo: anche perché, con ogni evidenza, il capitalismo continua a sottrarre alla povertà milioni di persone in tutto il mondo, e la scarsa visibilità di questo fenomeno nelle società opulente (perché i media, spesso, lo ignorano) non ne implica l’assenza. Ci sono, poi, le questioni internazionali: forse per i contemporanei è difficile comprendere i motivi che spinsero Londra a reagire all’invasione delle isole Falkland, un pugno di terra ghiacciata nel cuore dell’oceano, se le persone si mostrano incerte nel sostenere la libertà, l’indipendenza, l’integrità territoriale dell’Ucraina.

In tutti gli ambiti di policy, dunque, la postura e le decisioni di Margaret Thatcher ci dicono ancora tantissimo: sono una “guida” per la modernità, tenendo conto non soltanto degli undici anni e mezzo a Downing Street ma dei sessanta circa in cui la “figlia del droghiere” mise le sue idee illuminate al servizio del Regno Unito e, per estensione, di un’umanità dilaniata prima dallo scontro ideologico della Guerra fredda, poi dall’improvvisa emersione di nuovi nemici della libertà una volta abbattuto il Muro di Berlino. La riscoperta del pensiero e dell’azione di Margaret Thatcher è quanto mai essenziale oggi, allorché il conservatorismo sta riottenendo un posto di primo piano tra le piattaforme politiche su cui i cittadini delle maggiori democrazie sono chiamati a esprimersi; oggi che l’Occidente ha più che mai bisogno di essere unito contro l’aggressività delle autocrazie; oggi che la prospettiva di uno stato limitato, snello ma forte, rispettoso dell’autonomia privata e governato con responsabilità – senza conquistare consenso con sussidi a pioggia, senza appesantire il fardello del debito per le generazioni future – riceve nuova linfa proprio dall’Argentina di Javier Milei, mostrando che nel lungo periodo le buone idee hanno molto più successo delle armi.

E’ con tale spirito che nasce questo libro. I capitoli che lo compongono sono stati scritti da studiosi che da lungo tempo e con la massima autorevolezza si occupano dei rispettivi temi, scelti secondo una logica precisa. Il filo conduttore dell’opera è l’eredità della figura, del pensiero e delle politiche della Lady di Ferro. Si è compiuta un’ampia ricognizione del suo universo ideale, che certamente deve molto ai “mostri sacri” del liberalismo e del conservatorismo, Hayek sopra tutti. Ma risulta un’elaborazione comunque originale, adatta al contesto particolare di una nazione piegata dal consociativismo che rendeva indistinguibili i partiti maggiori e, a causa di questo, avviata lungo la strada del declino. Si è considerato il ruolo che l’ispirazione religiosa ebbe nel plasmare il thatcherismo, che in realtà fu spesso in contrasto con le istituzioni anglicane e si appellò invece agli istinti migliori delle persone perbene, oneste e operose e risparmiatrici.

Si è poi scesi nel dettaglio di specifiche policy: le riforme della pubblica amministrazione, orientate all’efficienza dell’apparato e all’accountability dei funzionari ma anche alla separazione tra chi decide e chi attua le decisioni; la politica economica a tutto tondo, fiscale e monetaria; le scelte in materia finanziaria, dalle privatizzazioni al cosiddetto Big Bang, che portò la City a un ruolo di assoluta preminenza su scala globale, passando per lo spinoso caso Westland, che tuttavia evidenziò la cura della Lady di Ferro per l’interesse nazionale, anche (soprattutto) in un settore strategico quale l’industria della difesa. Alcuni singoli eventi “interni” al Regno Unito che ormai sono a pieno titolo nella Storia con la esse maiuscola – dallo sciopero dei minatori alle proteste contro la poll tax, passando per la violenza degli hooligans. Allo stesso modo, non mancano ampi riferimenti all’incredibile evoluzione che in quegli anni attraversò l’assetto internazionale, con il compimento della decolonizzazione e la sconfitta del comunismo. L’auspicio è che in queste pagine i lettori possano trovare utili indicazioni su come andrebbero affrontati alcuni significativi problemi contemporanei, in fondo non troppo diversi – purtroppo – da quelli che caratterizzarono gli anni Ottanta britannici.

Margaret Thatcher non c’è più e le sue idee non saranno granché popolari, ma sono certamente vive; c’è dunque bisogno di chi sappia interpretarle, ovviamente adattandole alla realtà odierna e correggendole ove necessario. Come in quella straordinaria figura, d’altronde, le idee liberali e conservatrici si fondono in un formidabile sincretismo grazie proprio al metodo: l’“azione umana” è di per sé fallibile; la conoscenza è inevitabilmente limitata; per questo è importante dotarsi degli strumenti migliori per imparare, senza ergere nessuno a divinità ma senza dimenticare chi ha saputo fare grandi cose. Possiamo discutere quanto vogliamo intorno all’eredità thatcheriana: sarebbe certamente bello se questo volume aprisse un dibattito serio sulla “donna che ha cambiato il mondo”. Ma una cosa è certa: quel patrimonio di valori non smetterà mai di essere intrinsecamente utile, per le persone di buona volontà e le nazioni libere.

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