Da Laura Loomer a Amy Mek, molti influencer estremisti si sono opposti all’annuncio del segretario alla Difesa della costruzione di una base aerea qatariota in Idaho. Ma la Casa Bianca non si preoccupa di un elettorato che torna sempre all’ovile, nonostante qualche critica
L’annuncio dato dal segretario alla Difesa americano Pete Hegseth della costruzione di una base aerea qatariota in Idaho ha scatenato, com’era prevedibile, una rivolta del mondo Maga, almeno quella parte che vive e prospera online. Una di queste, Laura Loomer, è degna di nota. Influencer estremista ritenuta più trumpiana di Trump, si autodescrive come “giornalista d’inchiesta” e il suo ruolo, finora, è stato quello di operare come una sorta di nuovo senatore Joe McCarthy nello scartare chi, tra i candidati a occupare cariche del governo federale. In questo caso ha fatto una serie di post su X dicendo che “nessun Paese straniero deve avere una base aerea sul suolo statunitense. Meno che mai un paese musulmano”. Loomer, che si è fatta notare in passato per aver detto di essere una “fiera islamofoba”, ha continuato sostenendo che “i qatarioti sono finanziatori del terrorismo che finanziano Hamas e la Fratellanza Musulmana” e che “chiunque abbia dato l’idea” al suo “amico” Hegseth lo abbia “mal consigliato”.
Infine, la stoccata finale: “Non penso che andrò a votare nel 2026”, chiosando che la mossa è degna di una “presidente Ilhan Omar” con riferimento alla deputata musulmana di origini somale del Minnesota, nota per la sua vicinanza alla causa palestinese. Tutto questo mentre sulla stampa emergevano i dettagli dell’accordo negoziato tra Israele e Hamas anche grazie alla leadership di Doha. Poco interessa però a un gruppo di influencer di area che vive grazie alla rabbia e all’indignazione che riesce a scatenare sui propri follower. Anche l’ex stratega della Casa Bianca Steve Bannon si è espresso contro la costruzione di una base straniera “sul sacro suolo americano”. Mentre l’anchorman radiofonico Mark Levin ha affermato che “non si sarebbe mai immaginato” che il Qatar riuscisse ad arrivare a tanto, ritenendo che la costruzione di una base aerea in Idaho sia “scioccante”.
Altri influencer hanno alzato ulteriormente i toni: l’attivista nazionalista Amy Mek dicendo che l’istituzione della base rappresenti “la ricetta per il disastro islamico” e che il Paese arabo “riempie di soldi” Hamas, l’Isis, i talebani e i Fratelli Musulmani e che quindi il suo ruolo nella mediazione di questi giorni è da considerarsi un segno di “doppiezza”. Su X Mek afferma che il Qatar “fa sia la parte dell’incendiario che del pompiere”. Infine, un candidato minore alle primarie per il Senato in Texas, Alexander Duncan, già finito agli onori delle cronache il mese scorso per aver attaccato la costruzione di una statua della divinità indù Hanuman nella cittadina di Sugar Land con l’argomento che “gli Stati Uniti sono una nazione cristiana” ha detto che l’obiettivo del Qatar è quello di “conquistare il mondo intero sotto la Sharia”. Oltre a queste affermazioni assolutamente sopra le righe, perplessità sull’opportunità di concedere all’emirato una base militare sono venute anche dal commentatore della National Review Noah Rothman che si chiede retoricamente “quale sia la razionalità strategica di tale scelta”.
Stranamente silente è l’ex anchorman di Fox News Tucker Carlson che negli ultimi mesi si è guadagnato il soprannome di “Qatarlson” per le prese di posizione a favore di Doha e le critiche accese nei confronti di Israele. Certo appare lunare anche se si vanno a vedere le posizioni vecchie di Donald Trump che soltanto nel 2017 diceva senza mezzi termini che il Qatar sponsorizzava il terrorismo (come notato dalla stessa Laura Loomer). A poco è valso il chiarimento di Hegseth che ha specificato che in Idaho ci sarà più propriamente un’installazione militare sotto il controllo americano e che quindi il Qatar non ha una vera e propria base militare. Però la Casa Bianca mostra di non curarsi di questa mini rivolta online. Forte è la consapevolezza che alla fine tutto questo mondo continuerà a scegliere Trump per mancanza di alternative praticabili. Ed è una dei punti di forza del trumpismo attuale quello di non doversi preoccupare di una base che alla fine, nonostante qualche critica, torna sempre all’ovile.