Rossi difende la sua Rai: “Ascolti record ma nessuno lo scrive. È la più plurale mai esistita”

“La Rai è una sorta di hub industriale centrale nella vita del nostro paese, un’azienda che produce ricchezza, produce lavoro e che consente di mantenere in vita intere filiere dell’industria culturale”, spiega Giampaolo Rossi, amministratore delegato della Rai intervistato da Salvatore Merlo alla Festa dell’Ottimismo. “Parliamo non solamente del cinema, non parliamo solamente della fiction, non parliamo solamente del mondo dell’animazione, ma anche di tutto una serie di indotti legati all’industria culturale italiana e alla sua capacità di raccontare se stessa nel mondo”.

Rossi sottolinea la differenza tra servizio pubblico e broadcaster commerciale: “La Rai in quanto servizio pubblico svolge una partita e un campionato diverso rispetto a un broadcaster commerciale, perché è l’azienda in questo momento che con le minori risorse pubbliche in Europa produce la maggior quantità di contenuti anche esportabili a livello europeo”.

Sul canone, Rossi chiarisce: “Il tema delle risorse pubbliche è centrale più che il modo in cui queste risorse arrivano”. E aggiunge: “La rivalutazione al netto di inflazione degli ultimi 10 anni non è mai avvenuta, quindi le risorse pubbliche sono diminuite e oggi la Rai si trova a mantenere in vita l’intera industria culturale con risorse di gran lunga inferiori rispetto a quella che aveva 10 anni fa”.

Il manager evidenzia anche il paradosso storico: “Ci troviamo un’azienda come la Rai che in pratica mantiene in vita l’intera industria dell’audiovisivo, ma a volte non ha gli strumenti per poterlo fare o ne ha sempre di meno. Il tentativo è quello di provare a raccontare all’Italia che la Rai è un’industria fondamentale, non è un’azienda in sé, è un’azienda che consente il racconto della nostra nazione”.

Rossi difende il ruolo degli ascolti: “Da settembre-ottobre del 2024 fino a giugno del 2025, la Rai ha raggiunto degli ascolti che non raggiungeva da almeno 15 anni. Poi è bastato che nei mesi estivi ci fosse stata un’inversione di rotta di qualche mese e sono usciti i titoli sui giornali sulla futura morte della Rai”.

E sul confronto con Mediaset e Pier Silvio Berlusconi, Rossi è chiaro: “Guardi, lei non vedrà mai l’amministratore delegato della Rai parlare male di un competitor e non è nella natura mia, ma non è, credo, nella natura neanche della funzione del servizio pubblico, perché il servizio pubblico è garante del mantenimento di un sistema e di un equilibrio”.

Infine, Rossi rivendica il pluralismo informativo dell’azienda: “La Rai mantiene, al di là delle valutazioni e anche degli scopi, un ruolo di pluralismo e di apertura nell’informazione, nella comunicazione, che sono unici e lo dimostrano i numeri. Attualmente, se voi andate a vedere i dati sia dell’Agicom che dell’Osservatorio di Pavia sul pluralismo dell’informazione, si dimostra chiaramente che la Rai di oggi è la Rai più plurale mai esistita negli ultimi anni”.

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