Pichetto Fratin: “Andiamo avanti sul nucleare. Dobbiamo pensare al futuro”

“Non possiamo paragonarci a Francia e Spagna, l’80 per cento della nostra energia proviene da fonte estere. Tutti chiedono il disaccoppiamento, ma questa è una partita a livello europeo” dice il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin intervistato alla Festa del Foglio a Firenze da Stefano Cingolani.

In Italia, il costo dell’energia è più alto rispetto alla Spagna e alla Francia e questo è un nodo che blocca la crescita “ma dobbiamo tener conto che oggi l’energia si scambia con una rapidità enorme. La Francia ha già il nucleare, l’Andalusia è piena di pannelli fotovoltaici, anche se devono trovare l’equilibrio come ha dimostrato il recente blackout”.

Non si possono fare confronti quindi, dice il ministro, ma bisogna pensare a cosa si può fare per il futuro: “La vera sfida sarà quella di riuscire ad avere un quantitativo di energie neutre sapendo però che il gas resta fondamentale dal momento che non è pensabile sostenere il paese solo con il fotovoltaico”. Però la situazione dell’Italia in questo momento non è così male. “Possiamo dire di avere un po’ di sicurezza, ma solo se i tubi che arrivano dall’Algeria tengono. Ci vuole tanta cautela perché se guardiamo avanti la domanda di energia elettrica è destinata a esplodere. Dobbiamo attrezzarci per avere un mix”, Pichetto Fratin si chiede che cosa potrebbe succedere se “saltasse per aria il patto con l’Algeria”. Non si produrrà tutta l’energia con il carbone, ma “non darò mai l’ordine per lo smantellamento delle centrali a carbone. Noi dobbiamo renderci sicuri e autonomi per quanto riguarda la produzione di energia per il futuro”.

Non si tratta di lavorare per il momento presente, ma per il domani: “In questo momento io voglio dare al mio paese un quadro giuridico che permetta a chi verrà dopo di me di poter fare una scelta in base alle esigenze che avranno i ragazzi di oggi. Grazie allo sviluppo tecnologico, con gli small reactor, parliamo di un nucleare di tipo diverso rispetto al passato, ma per la fusione bisogna aspettare metà secolo. La data che spero è il 2045 perché voglio partecipare a quell’evento”.

Ed è sulle nuove generazioni che si concentra il ministro: “Sul nucleare penso ci sia una battaglia di tipo ideologico, ma chiedo di ragionare sul metodo e sulla scienza, come fanno i ragazzi. Dobbiamo fare passi avanti. Noi possiamo usare solo l’eolico: abbiamo un paese bellissimo, non possiamo tappezzarlo con i pannelli e le pale. Un reattore occupa uno spazio grande come questo palco ed è in grado di produrre energia come 2.500 ettari di fotovoltaico”. Ma la tecnologia è pronta? “A livello di ricerca sì, a livello di produzione no. La sfida è questa: rimanere al passo degli altri paesi. Ero nel Partito repubblicano nel 1987 che era l’unico partito che aveva scelto il nucleare, partecipai a una riunione convocata da Spadolini che ci disse di girare per convincere tutti perché dobbiamo vincere il referendum”.

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