Nelle piazze italiane si “blocca tutto” contro Israele, ma si dimenticano Siria, Iran e Ucraina. Haaretz legge nell’onda pro-Gaza un’antica contraddizione italiana: amore e diffidenza verso gli ebrei
Pubblichiamo un articolo uscito su Haaretz, il 7 ottobre, a firma di Sefy Hendler
Sotto lo slogan facile da capire “Bloccheremo tutto”, l’Italia ha raggiunto il punto di ebollizione nelle ultime settimane. Come segno di solidarietà con la flottiglia europea diretta alla Striscia di Gaza, centinaia di migliaia di italiani – secondo gli organizzatori, due milioni – sono scesi in piazza, nelle stazioni e nelle piazze, paralizzando il paese con uno sciopero generale.
Questa mobilitazione di massa in nome dei palestinesi suscita sentimenti contraddittori. L’interesse politico dei manifestanti è chiaro: è stato un tentativo della sinistra di sfidare il governo di destra di Giorgia Meloni nelle strade, in un momento in cui il governo appare più stabile che mai. Nonostante ciò, per un israeliano che osserva dall’esterno, è difficile non comprendere e persino provare simpatia per chi ha assistito alla tragedia israelo-gazawa degli ultimi due anni e ora cerca di agire con i mezzi limitati che ha a disposizione, vivendo a migliaia di chilometri di distanza dalla zona di conflitto e senza chiamarsi Donald Trump.
Tuttavia, quando si guarda più da vicino alle dichiarazioni e alle azioni dei manifestanti, nasce la sensazione che, accanto al lodevole desiderio di porre fine alla guerra, ci siano non poche persone in Italia che hanno un altro bersaglio: dipingere Israele come la fonte di tutti i mali del mondo. Dal punto di vista dei manifestanti, Gaza è la fonte della sofferenza globale, gli israeliani sono la fonte di ogni male, e di fronte a questa scelta binaria, gli “italiani buoni” non battono ciglio. La foto dei vigili del fuoco italiani che si inchinano davanti a una bandiera palestinese è stata il riflesso visivo definitivo di questo stato d’animo. E nel momento in cui si porta questa teoria morale sul piano dell’azione reale, ciò che si richiede a ogni israeliano è un boicottaggio totale e una rinuncia a qualsiasi cosa possa essere sospettata di essere israeliana. Ecco perché un professore che ha parlato di Israele nella sua aula è stato picchiato, e un sindaco italiano filo-palestinese, che ha osato anche solo chiedere la liberazione degli ostaggi israeliani, è stato rimproverato dalla relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi, Francesca Albanese.
Di fatto, i manifestanti italiani stanno cancellando o ignorando ogni altra violazione dei diritti nel mondo: dalla Siria all’Etiopia alla Nigeria, dai bambini rapiti in Ucraina alla sorte delle donne in Iran. Allo stesso tempo, stanno anche stabilendo un nuovo standard morale per gli israeliani – che da tre anni scendono in massa nelle strade per opporsi al primo ministro Benjamin Netanyahu – un livello di purezza che è difficile immaginare qualcuno possa raggiungere. Hai manifestato? Sei stato arrestato? Hai scioperato? Nulla di tutto ciò è sufficiente, perché sei israeliano. In sostanza, gli israeliani sono stati sostituiti dagli ebrei come portatori di tutti i peccati dell’umanità, e solo la loro ostracizzazione potrà portare la salvezza.
E’ importante ricordare che ci sono pochi popoli la cui sorte sia così intrecciata a quella del popolo ebraico come gli italiani. E’ stato così fin dai tempi di Giulio Cesare, attraverso Tito, Adriano, i papi, il Regno di Sicilia, la Repubblica di Venezia e l’Italia unita, fino a oggi. Il rapporto degli ebrei con Sion, come quello con il cristianesimo, si è rimodellato molte volte, in epoche diverse, sulla penisola italiana.
I manifestanti stanno cancellando o ignorando ogni altra violazione dei diritti nel mondo. Ci sono stati momenti positivi, ma anche moltissimi terribili. Il primo ghetto fu una creazione veneziana. Successivamente, il ghetto romano fu istituito per ordine del papa, e la discriminazione istituzionalizzata contro gli ebrei si diffuse in tutta Europa. Nel frattempo, circolarono diverse menzogne rituali che alimentarono l’odio antiebraico.
E alla fine arrivarono le leggi razziali di Mussolini, che la maggioranza degli intellettuali italiani non contestò, e che alla fine portarono gli ebrei italiani nei campi di concentramento e di sterminio.
L’Italia è un paese di contraddizioni, compresa la seguente. E’ un paese in cui una magnifica cultura ebraica è fiorita sin dai tempi antichi fino all’epoca moderna, da Giuseppe a Roma fino a Primo Levi a Torino. Ed è anche un paese che ha distrutto la capitale del giudaismo e che ha servito come terreno fertile per l’odio antiebraico nel corso delle generazioni. La tragedia di Gaza è dunque anche un atto di divorzio tra l’Italia e l’idea che gli ebrei, come ogni altro popolo, meritino uno stato proprio.
Gli italiani hanno deciso di “bloccare tutto” – ma solo nei confronti di Israele. E’ triste per noi, ma non lo è meno per loro.