“Vigiliamo, ma La tensione di piazza si abbasserà” Intervista al prefetto Giannini

La città, la violenza ideologica e la Palestina come scusa degli antagonisti. “Con la pace in medio oriente anche qui si abbasserà la tensione”. “CasaPound verrà sgomberata”. “Sull’antisemitismo massima attenzione”.“Il modello Giubileo ha funzionato: la cabina di regia è un metodo da mantenere ”

“I cortei? Contiamo che con la pace in medio oriente anche qui possa abbassarsi la tensione. Antisemitismo? Massima attenzione e nessuna sottovalutazione. CasaPound? Verrà sgomberata. Il modello Giubileo? E’ vincente, servirebbe anche oltre l’Anno santo”. Il prefetto Lamberto Giannini, già capo della Polizia e direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, siede sorridente sulla poltrona blu della sua stanza a Palazzo Valentini. San Pietro, Santa Maria Maggiore, il Colosseo… Dagli schermi appesi alla parete di questa stanza ampia il prefetto controlla quello che accade nei luoghi più sensibili della città. Perché, ama ripetere: “la sicurezza è il nostro core business”. La nostra lunga chiacchierata comincia dunque con la questione che più ha occupato la macchina della sicurezza capitolina nelle ultime settimane: i cortei pro Palestina. Dopo un’intera settimana di manifestazioni, sabato, per la prima volta, anche a Roma si sono registrati scontri e problemi. Centinaia di persone, al termine del corteo, hanno messo a ferro e a fuoco l’Esquilino. Due giorni fa la premier Giorgia Meloni ha detto: “Parlare di semplici infiltrati è riduttivo”. Prefetto Giannini, lei che ne pensa? “Non posso certo replicare io alla presidente del Consiglio. Infatti non parlerei di ‘infiltrati’. Quello che ritengo, invece, è che in Italia ci sia uno zoccolo duro di antagonisti ed elementi anarcoidi sparsi in varie città che quando ci sono enormi manifestazioni, come quella di sabato scorso, hanno degli spazi di manovra dei quali approfittano. Si tratta di centinaia di persone che in queste occasioni si radunano arrivando da tutta Italia, e infatti abbiamo identificato persone che venivano da Milano, Torino, Firenze e Piacenza”. E in effetti è proprio in queste città che si sono registrati ripetutamente disordini. A Roma l’antagonismo è meno forte? “No, non è così. Tra i fermati c’erano sia persone di fuori città, sia romani. C’è una parte significativa di antagonismo anche a Roma, ma che è stata perlopiù sempre arginata, anche grazie all’ottima collaborazione con gli organizzatori. E infatti i tentativi di creare scontri c’erano stati anche nei giorni precedenti. Penso ad esempio quando è stata intercettata la flottiglia dalla marina israeliana. Il corteo era autorizzato fino a piazza Barberini, ma i manifestanti volevano arrivare fino ai palazzi. Dopo un’interlocuzione tra le forze dell’ordine e gli organizzatori, è stato concesso di fare un ulteriore tratto fino a piazza San Silvestro. Finito il corteo però un gruppo di antagonisti è andato di corsa verso Palazzo Chigi. Erano convinti che a quel punto l’area non fosse più presidiata e hanno lanciato bottiglie contro la polizia per poi disperdersi. Si tratta di episodi minori perché non organizzati. Mentre la manifestazione di sabato era stata annunciata da tempo e questo ha dato modo a questi gruppi di pianificare le loro azioni”. Quando avvengono questi incidenti insomma c’è una vera e propria regia? “A mio avviso sì. L’obiettivo di fare incidenti approfittando della confusione è un qualcosa di preordinato. Quello che non lo è, è come e dove farli. Seguendo il corteo di sabato si vedevano diversi gruppi che provavano invano a trovare uno sbocco, ma ci sono riusciti solamente alla fine. La situazione è stata complessivamente gestita bene. Nessuno è arrivato né alla stazione, né ai palazzi come avvenuto invece altrove”.


Durante il corteo c’è stato anche l’episodio dell’esposizione di uno striscione che inneggiava al 7 ottobre. “Un fatto gravissimo”, dice Giannini. “Non c’entrava nulla con lo spirito della manifestazione e su intimazione della polizia è stato tolto”. Intanto anche nella capitale si registrano nuovi episodi di antisemitismo. Su un negozio kosher in zona Marconi è stato scritto: “Ebrei di merda, bruciate tutti”. “La nostra attenzione su questo è massima”, spiega il prefetto. “La vicenda della scritta non può essere sottovalutata. Non è un insulto sul muro e basta, viene fatta apposta sulla saracinesca di un negozio di una persona che fa parte della comunità ebraica. E’ istigazione all’odio razziale e secondo questa convinzione la perseguiamo”. Non mancano anche le tensioni tra comunità ebraica e gruppi pro Palestina. La scorsa settimana alcuni docenti e studenti di un liceo artistico si sono scontrati con alcuni esponenti della comunità ebraica. “E quello – dice Giannini – non è stato l’unico episodio. Noi dobbiamo in tutte le maniere evitare che il conflitto si sposti qui. Siamo in Italia e l’unico confronto che può esserci è quello democratico”. Anche in Italia la situazione si calmerà con un’eventuale pace in medio oriente? “Penso di sì. Questo non significa però che i gruppi antagonisti non cercheranno altre occasioni per creare problemi, ma senz’altro avranno meno occasioni di agire”.



In generale a Roma, che pure è stata il centro di cortei durati un’intera settimana, le cose sono andate bene, anche grazie, ad esempio, all’interlocuzione tra forze dell’ordine e organizzatori che ha permesso per ben due volte l’occupazione della tangenziale. Gioca un ruolo anche l’abitudine della città a un certo livello di caoticità? Giannini ride: “Sicuramente Roma e i romani, e io sono romano, hanno una grande resilienza. Sono abituati a vivere in questa città che da capitale ha tanti pregi e tanti difetti. Non ci sono mica solo le manifestazioni. Con il Giubileo e l’apertura di tanti cantieri ci sono stati dei momenti complicati, ma i romani sono stati capaci di sopportare bene tutto. Nelle due manifestazioni che si sono concluse sulla tangenziale, invece, ci tengo a sottolineare che non c’è stato un blocco violento della circolazione, ma forze dell’ordine e organizzatori hanno fatto insieme una valutazione ed è stato concesso un passaggio che aveva un forte valore simbolico ma che, concordato, ha permesso di anticipare le chiusure e deviare il traffico altrove, attenuando notevolmente i disagi”.


A proposito di Giubileo, si avvicina la fine dell’Anno santo. Qual è il bilancio? “Finora però possiamo dire che le cose sono andate benissimo. Anche i numeri, aggiornati a un mese fa, parlano di quasi 24 milioni di persone che sono passate attraverso la Porta santa. Sono stati gestiti con grande successo momenti delicatissimi, dai funerali di Papa Benedetto, all’intronazione di Papa Leone, passando per il milione di persone giunto a Tor Vergata per il Giubileo dei giovani. Ma prima di esultare dobbiamo aspettare ancora gli ultimi mesi, anche perché tanti romani si stanno accorgendo che il Giubileo sta finendo e non si sono ancora recati alla Porta santa. E infatti ultimamente c’è un grandissimo afflusso a San Pietro, e la cosa si farà ancora più intensa verso la fine dell’Anno santo”. Il Modello Giubileo ha funzionato, dovrebbe diventare un metodo permanente, magari anche attraverso una riforma istituzionale della governance della città? “Io penso di sì”, risponde il prefetto. “Le cose hanno funzionato anche per una congiuntura umana eccellente, con persone che sia in comune, sia in regione, sia a Palazzo Chigi, sono state in grado di collaborare a prescindere dai colori politici. Ma senz’altro la cabina di regia si è rivelata un metodo vincente perché mette allo stesso tavolo tutti i potenziali solutori dei problemi della città”.



Cambiamo argomento. Alla fine della scorsa settimana il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha annunciato che “si avvicina” il momento dello sgombero di CasaPound. E’ così? “Quando sono arrivato in prefettura la lista degli immobili da sgomberare era di 27 stabili. Ne abbiamo già liberati sette e quindi mi pare evidente che arriverà anche il momento di CasaPound. Non le so dare una tempistica precisa, ma posso dire che sono già state fatte le attività di censimento sulle persone che ci vivono per constatare eventuali fragilità presenti all’interno dello stabile”. Sul resto delle occupazioni come procede? “La lista ha delle priorità che possono variare per ragioni obiettive, come la stabilità degli edifici o i rischi per la salute pubblica. Debbo dire che in generale c’è un tema di carenza di alloggi da reperire per far fronte all’emergenza abitativa, tenuto conto che molti degli immobili sono occupati da persone che sono in una condizione di fragilità, nonché da anziani e bambini e che quindi devono essere ricollocati prima di procedere con lo sgombero”

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