La relatrice speciale Onu ritiene che solo gli esperti siano abilitati a parlare: la stessa Liliana Segre non può esprimersi sul genocidio. Ma “se a legittimare la parola è solo la competenza, a cosa serve la democrazia?”, si chiede la politologa
Nadia Urbinati si domanda: “Ma se a legittimare la parola è solo la competenza, a cosa serve la democrazia?”. A cosa serve? “A niente, per me che sono democratica e non epistocratica non serve a niente”. Già. Eppure adesso a dissentire da questa sua visione del mondo non è chicchessia. A pensare che solo gli esperti siano abilitati a parlare è Francesca Albanese, la relatrice speciale Onu sui Territori palestinesi e nuova amazzone di sinistra. Il vitello d’oro che i conduttori in televisione coccolano e per cui gli autori dei talk stravedono (finché dura).
Persino quando leva le tende perché qualcuno, in studio, ha nominato l’innominabile. Ossia Liliana Segre. Definita dalla funzionaria “poco lucida”. Poco “specialista” per discettare di genocidio. Equiparata, in un’intervista a Fanpage, a un’ex malata di cancro che dispensa diagnosi ai pazienti oncologici. “Ma che discorsi sono?”, si domanda, da sinistra, la professoressa Urbinati. Che poi aggiunge: “Lo specialismo in democrazia conta, e non poco. Ma se adottassimo questo criterio come criterio di giudizio di chi può dire e che cosa dire, allora pochissimi potrebbero parlare di qualcosa. Pochi potrebbero per esempio parlare di partiti politici perché pochi ne conoscono le definizioni e i dettagli esatti…”. Invece? “Invece noi ne parliamo, perché lo spazio pubblico è fatto di opinioni, di interpretazioni. In democrazia nessuno, sottolineo nessuno, è su un pulpito”. Francesca Albanese è su un pulpito? “Ho visto solo il video di lei che si alza e se ne va. E ho pensato che si può dire tutto, si può dissentire su tutto. Ammetto che è difficile, perché le emozioni sono forti. Ma lo stile del discorso conta”. Liliana Segre non dovrebbe parlare per Albanese. “Ma per carità. Sbagliato”, risponde Urbinati. Lei sui suoi social ha scritto che se adottassimo il sillogismo-Albanese, allora, dovremmo sostenere che Primo Levi non avrebbe potuto parlare di genocidio.
“Sì. E’ così. Lo penso. E penso anche che sui social, di questi tempi, si debba essere cauti e prudenti, e conta anche per me”. La relatrice, dal canto suo, scrive sui social e va in tivù. E’ stata ospite, ieri, del rettorato occupato e Genova. La sindaca Silvia Salis, in serata, è stata fino all’ultimo lì lì per andare a trovarla ai Giardini Luzzati. E’ la solita soggezione del Partito democratico per la nuova papessa straniera? “Io non seguo tutte le questioni interne al Pd. Sono lontana, non ho tempo. Io insegno, ora sono in un seminario. E quello che posso dire è che c’è tensione, paura, diffidenza. Anche nelle università. Me ne accordo con i miei studenti”. Paura e delirio fino a Reggio Emilia. Al punto che anche il sindaco – e questo l’avrà visto – è stato richiamato alla retta via. “Tutta quella storia non l’ho seguita. Ho visto solo il video su La7, di lei che si alza. E ho pensato che perlomeno avrebbe dovuto lasciar terminare il discorso all’altro ospite”.
Il fatto è questo: lui, il sindaco Marco Massari, condannava strenuamente Benjamin Netanyahu pur ricordano ostaggi di Hamas e il 7 ottobre; lei, Francesca Albanese, lo richiamava all’ordine. E gli chiedeva, quindi, di non pronunciare “mai più” la data di oggi (ieri per chi legge, ndr). E di non vagheggiare “mai più” l’esistenza degli ostaggi. Il pubblico fischiava. Ovviamente contro il sindaco, manco fosse un guitto. “Ecco, gliel’ho detto. Tutto questo ha a che fare con un clima di paura. Un clima dettato da un’atmosfera particolare. A mio giudizio, c’entra anche l’ascesa di Donald Trump. In ogni caso si temono le ripercussioni delle proprie parole. Io, di mio, condanno la carneficina in corso. Ma penso con la mia testa”. E pensare che Segre è stata per anni un punto di riferimento. A sinistra come a destra. E che ora, signora di novantacinque anni, viene… “Viene strumentalizzata. In democrazia si può criticare tutto, vede. Anche i dogmi, anche le divinità. Ma quello che non si può fare è discriminare e togliere la parola”. O togliere un nome dagli idonei al circolo delle idee. Per poi pararsi dietro lo specialismo. “Consiglierei di tornare agli antichi”. Un consiglio per Francesca Albanese. “Certo che l’esperto è esperto. Ma i cittadini tutti sanno cos’è bene e cos’è male”.