Ora la giunta militare in Myanmar per bombardare i civili è passata ai parapendii

Durante una veglia buddhista che dal colpo di stato è diventata un’occasione per protestare contro la dittatura, l’esercito ha sganciato due bombe, uccidendo almeno 32 persone. La luce accesa su un conflitto dimenticato

Lunedì sera nel villaggio di Bon To, nella regione di Sagaing, in Myanmar, un centinaio di persone stava festeggiando con una veglia Thadingyut, la celebrazione più importante dopo il capodanno nel calendario buddhista. E’ anche chiamata la festa della luce, perché segna il ritorno del Buddha dal cielo, per questo viene spenta la luce in tutto il Myanmar e case e strade vengono addobbate con lanterne e candele. Dal primo febbraio 2021, giorno del colpo di stato della giunta militare birmana, la veglia a lume di candela e sotto la luce della luna piena è diventata in molti villaggi, soprattutto nelle zone non più sotto il controllo della giunta, un’occasione per protestare contro il regime. La regione di Sagaing è una di queste, è quasi del tutto controllata dai gruppi di resistenza pro democrazia, tra cui la People’s defence force (Pdf), il braccio armato del governo in esilio. Ma alla veglia a 10 chilometri dalla città di Chaung-U, in cui si cantava “Questa rivoluzione non arretra” e si pregava per la libertà di Aung San Suu Kyi e di tutti i prigionieri politici birrmani, contro la coscrizione forzata e le elezioni farsa programmate dalla giunta, secondo le testimonianze erano presenti molti bambini, adolescenti e insegnanti. L’esercito birmano si è avvicinato alla celebrazione in parapendio a motore, e ha sganciato due bombe, compiendo un massacro: sarebbero almeno 32 le persone uccise, oltre 50 ferite. Cinque di loro sarebbero combattenti della resistenza, il resto erano civili: l’identificazione dei corpi è però, secondo gli abitanti del posto, impossibile, perché ciò che è rimasto dei corpi è quasi impossibile da identificare, e per questo il bilancio delle vittime è destinato ad aumentare. Pochi minuti dopo, i parapendii sono tornati e hanno sganciato altre due bombe nello stesso posto.

Amnesty International ha denunciato l’attacco come crimine di guerra, sottolineando come l’uso di paramotori per colpire obiettivi civili rappresenti una nuova e inquietante strategia della giunta militare. Non è la prima volta che il regime utilizza i parapendii per bombardare i civili: è un’arma economica e la giunta è in difficolta a causa delle sanzioni internazionali, senza aerei, elicotteri e carburante, nonostante il supporto bellico di Russia e Cina. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite durante lo scorso anni gli attacchi con i parapendii hanno colpito aree civili a Sagaing, nello stato di Rakhine e nello stato di Chin, nella stessa zona sarebbero stati utilizzati i paramotori per bombardare almeno sei volte, tanto che il popolo birmano ha ormai allenato l’orecchio a riconoscere il rumore del motore, che, dicono, “somiglia a quello di una motosega”: lunedì non sono riusciti a sentirlo perché nascosto dall’eco delle preghiere nell’altoparlante. “I paramotori vengono solitamente impiegati in aree sottoposte a controllo misto o dove i gruppi di resistenza dispongono di attrezzature minime, come la mancanza di accesso alle cartucce 7.62 e alle armi necessarie per abbatterli”, ha affermato Su Mon, analista senior dell’Armed Conflict Location and Event Data (Acled), in un rapporto di luglio.

Per Amnesty l’attacco è un campanello d’allarme sulla necessità di proteggere il popolo birmano: “I civili in Myanmar hanno urgente bisogno di protezione. La comunità internazionale potrebbe aver dimenticato il conflitto in Myanmar, ma l’esercito del Myanmar sta approfittando della riduzione dei controlli per commettere crimini di guerra impunemente”, ha detto Joe Freeman, ricercatore di Amnesty International sul Myanmar. Secondo l’Acled il conflitto in Myanmar ha provocato oltre 80.000 morti in 4 anni, e un report delle Nazioni Unite dello scorso mese sottolinea come la “frequenza e la brutalità” delle atrocità all’interno del paese continuino ad aumentare, a oltre quattro anni dal colpo di stato.

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