“L’Anm sbaglia a parlare di ‘battaglia referendaria’, il Parlamento va rispettato”. Intervista al giudice Reale

Il rappresentante del gruppo Articolo 101: “Noi magistrati dobbiamo rispettare le prerogative del Parlamento. Un errore istituire il Comitato per il No al referendum sulla separazione delle carriere, dà la sensazione di un interventismo di tipo politico da parte dell’Anm”

“Noi magistrati dobbiamo rispettare le prerogative del Parlamento. Non possiamo ‘andare in battaglia’, come hanno detto alcuni autorevoli rappresentanti dell’Anm, contro un potere fondamentale dello stato quale è quello legislativo”. A parlare, esprimendo una voce del tutto fuori dal coro, è il giudice Andrea Reale, componente del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati, esponente del gruppo anti-correnti Articolo 101. Reale ritiene “doveroso per l’Anm portare avanti, sul piano del dibattito pubblico, un’attività di sensibilizzazione sui tanti elementi negativi della riforma della separazione delle carriere e su quelli che possono essere i possibili aspetti positivi”, ma esprime critiche rispetto alla decisione adottata dall’Anm di istituire un Comitato per il No al referendum: “L’istituzione di un comitato referendario per il No dà la sensazione di una sorta di interventismo di tipo politico, estraneo a quella che è la funzione della magistratura in Italia, legittimando le critiche di opposizione politica e di esondazione dal proprio ruolo rivolte all’Anm”, afferma Reale.

Nel merito, il giudizio di Reale sulla riforma Nordio resta nel complesso negativo: “Noi di Articolo 101 siamo contrari alla maggior parte della riforma, che è stata confezionata senza alcuna interlocuzione effettiva e concreta con la magistratura. La riforma non migliora il servizio giustizia, può comportare rischi di condizionamento nell’esercizio dell’azione penale e può generare altri aspetti negativi per quanto riguarda i procedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati”. Dall’altra parte, per Reale la riforma costituzionale “contiene invece un rimedio molto importante per debellare il correntismo all’interno del Consiglio superiore della magistratura, cioè il metodo del sorteggio per la scelta dei componenti”: “Come Anm avremmo dovuto interloquire con governo e Parlamento sulla possibilità di introdurre, oltre a una fase preliminare di selezione casuale dei candidati al Csm, una fase di elezione. Insomma, il cosiddetto sorteggio temperato. Invece l’Anm ha preferito esprimere un no secco all’intera proposta di riforma”.

In un convegno tenutosi lunedì scorso, il segretario generale dell’Anm, Rocco Maruotti, ha criticato la scelta di introdurre il sorteggio come metodo di elezione dei membri togati dei due futuri Csm, affermando: “Non mi si dica che novemila magistrati sono tutti capaci a fare i consiglieri, perché non è così”. Reale replica con tono netto: “Queste parole rivelano una prognosi negativa nei confronti dell’intera magistratura sul piano della preparazione tecnica e professionale, e sorprende che a esprimerli sia stato il segretario generale dell’Anm. Se il magistrato può quotidianamente irrogare pene come l’ergastolo o decidere su fallimenti milionari e comunque più in generale sui diritti fondamentali dei cittadini, non vedo per quale ragione non possa approfondire le tematiche amministrative relative alla gestione della vita professionale dei magistrati”. “E’ ciò che ha fatto il consigliere sorteggiato attualmente presente al Csm (Andrea Mirenda, nda) – aggiunge Reale – che non mi pare che stia dimostrando meno capacità e preparazione di quelli scelti dal sistema delle correnti. Lo stesso sistema che, anziché favorire il ricorso a criteri oggettivi per le nomine dei direttivi e semidirettivi, preferisce molte volte operare sulla base dell’appartenenza correntizia”.

L’impressione è che, al di là della separazione delle carriere, sia stata soprattutto l’introduzione del sorteggio a far scattare la dura reazione delle correnti che governano l’Anm, tanto da spingere i dirigenti dell’associazione a parlare ora apertamente di “battaglia” sul referendum: “Lo penso anche io”, ammette Reale. “Per le correnti vedersi tagliare i ponti con il Csm significa vedersi tagliare il loro potere nell’autogoverno. Le correnti hanno perso la spinta culturale che invece le aveva sempre caratterizzate e aveva dato storicamente un grande senso alla loro nascita”.

“Tagliare il cordone ombelicale col Csm significa per le correnti la fine di un assetto di potere che sembra essere diventato la loro principale ragione di esistenza”, conclude Reale.

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto “I dannati della gogna” (Liberilibri, 2021) e “La repubblica giudiziaria” (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]

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