La denuncia di Glucksmann in Francia

Il leader di Place Publique e speranza della socialdemocrazia francese vuole emanciparsi dalla gauche radicale filo regimi. Per lui la divisione fondamentale all’interno della sinistra risiede nel “rapporto con la violenza e la libertà”

Se la sinistra vuole tornare a governare in Francia deve emanciparsi dalle derive estremiste della France insoumise (Lfi), il partito della gauche radicale di Jean-Luc Mélenchon. Raphaël Glucksmann, europarlamentare, fondatore del movimento Place Publique e speranza della socialdemocrazia francese in vista delle presidenziali del 2027, invoca da tempo la rupture con i mélenchonisti. Lo ha ribadito giovedì in un’intervista al Point, prendendo come pretesto le recenti dichiarazioni della deputata Lfi Sophia Chikirou, secondo cui la Cina “non è una dittatura” e la “libertà d’espressione” non è più in pericolo a Pechino che a Parigi. Lfi si dedica a “una critica eccessiva e costante delle nostre nazioni democratiche, coltivando al contempo un approccio ostinatamente sfumato nei confronti degli imperi autoritari”, ha attaccato sul Point Glucksmann.

Così facendo, sottolinea il leader di Place Publique, confonde pericolosamente “il confine che separa le democrazie dalle dittature”. Dinanzi agli Insoumis, che associa alle forze che “abbracciano la violenza” e “si sottomettono alle tirannie straniere”, Glucksmann ha ricordato come si comporta il regime di Pechino: “Non è occidentalocentrico affermare che un paese che rinchiude gli uiguri in campi di concentramento, imprigiona i tibetani, mette in carcere tutti i dissidenti e utilizza milioni di schiavi è una dittatura”. Una posizione coerente con il suo impegno pro Europa, lui che nella primavera del 2024 aveva condotto una campagna sull’indipendenza strategica e digitale del Vecchio continente sia da Pechino sia da Washington e si è intestato in Europa la battaglia contro la sistematica repressione della minoranza musulmana degli uiguri da parte della Cina. Per Glucksmann, la “divisione fondamentale” all’interno della sinistra risiede più che mai nel “rapporto con la violenza e la libertà”, da cui “deriva tutto il resto”.

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