Il fatto che alcuni dei velivoli russi “Gerbera”, fatti di compensato e polistirolo, siano riusciti negli scorsi giorni a superare intercettori occidentali multimilionari in Polonia ha evidenziato una carenza nella difesa aerea dei paesi Nato. I primi sistemi laser
Le incursioni di droni russi nello spazio aereo dell’Alleanza atlantica hanno accelerato l’urgenza dei paesi europei a investire di più nella difesa aerea e a cercare soluzioni più precise ed economiche per abbattere i velivoli senza pilota che minacciano i confini della Nato, tra cui gli Shahed, i droni iraniani equipaggiati con componenti cinesi e prodotti in Russia. L’esercito ucraino, che da mesi subisce l’escalation di droni russi contro le città e le infrastrutture civili ucraine – oggi la Russia è in grado di lanciare in una singola notte più droni di quanti ne lanciava in un mese un anno fa, quasi 500 Shahed a notte – ha già da tempo iniziato a sperimentare un nuovo sistema di difesa: il laser. Le armi laser sparano fasci di luce altamente concentrati che sprigionano un calore intenso sul bersaglio, tagliando il metallo e distruggendo motori, serbatoi di carburante, componenti elettroniche. A dicembre 2024 il comandante delle Unmanned system forces, le Forze dei sistemi senza pilota, Vadym Sukharevsky, aveva detto che l’Ucraina era tra le poche nazioni dotate di capacità di armi laser. Il Tryzub, tridente in ucraino, è considerato una contromisura efficace contro gli aerei e i droni russi, “in particolare i droni d’attacco di tipo Shahed”, ed è in grado di abbattere aerei a oltre due chilometri di distanza.
La ricerca sulle armi laser ha una lunga storia di fallimenti, ma negli ultimi anni ha subìto un’accelerazione anche a causa dell’invasione russa dell’Ucraina, e uno dei motivi principali è l’attuale costo sproporzionato per abbattere droni estremamente economici: il fatto che alcuni dei velivoli russi “Gerbera”, fatti di compensato e polistirolo, siano riusciti negli scorsi giorni a superare intercettori occidentali multimilionari in Polonia ha evidenziato una carenza nella difesa aerea dei paesi Nato. Il sistema Patriot, per esempio, costa più di un miliardo di dollari e può richiedere anni per essere costruito, utilizza missili da milioni di dollari per intercettare gli attacchi aerei in arrivo ed è progettato principalmente per fermare i proiettili ad alta quota, non sciami di droni economici che volano a bassa quota. Un sistema laser è stato già presentato dall’azienda di tecnologia australiana Electro Optic Systems: “Apollo” sarebbe in grado di abbattere venti droni al minuto, a un costo inferiore di 10 centesimi a colpo, e un paese dell’Alleanza atlantica lo avrebbe già acquistato – costa circa 83 milioni di dollari a sistema e verrà consegnato entro il 2028. Secondo funzionari ed esperti del settore sembra essere il sistema a energia diretta più potente attualmente disponibile sul mercato mondiale delle armi, scrive il New York Times: “E’ un segnale che questi sistemi stanno diventando sempre più disponibili e potrebbero rappresentare un pilastro per le prossime guerre”.
Anche il Regno Unito sta lavorando al suo sistema laser “DragonFire”, l’ex ministro della Difesa britannico Grant Shapps ha più volte parlato della possibilità di spedirne alcuni prototipi in Ucraina – il primo utilizzo è previsto per il 2027 – un’arma “sufficientemente precisa da colpire una moneta da una sterlina da un chilometro di distanza”. Lo sviluppo di DragonFire sarebbe strettamente legato al progetto di un’arma laser dell’Unione europea: secondo Defence Express, un progetto analogo sarebbe stato affidato a Leonardo proprio per la sua esperienza come co-sviluppatore di DragonFire. Questa settimana il ministero della Difesa israeliano ha annunciato dopo anni di sviluppo la piena operatività di “Iron Beam”, un sistema laser ad alta potenza e basso costo che integrerà i sistemi antimissile israeliani Iron Dome, David’s Sling e Arrow. “Il costo per intercettazione sarà di due dollari di elettricità, mentre il costo per intercettazione dell’Iron Dome era di circa 60 mila dollari”, ha detto l’ex premier israeliano Naftali Bennett: “Rivoluzionerà completamente l’economia di guerra”.