Il coraggio di Aspesi, antidoto al pensiero unico

La giornalista di Repubblica difende Mancuso sul caso del film palestinese e ricorda a tutti che esiste ancora il diritto a dire “non mi è piaciuto”, anche con qualche iperbole, senza che parta la lapidazione social. Ovazioni

Che Natalia Aspesi sia un antidoto assoluto contro l’aria viziata del conformismo non è una novità. Ma la sua difesa, sull’ultimo numero di Venerdì, della nostra Mariarosa Mancuso, mandata al rogo in quanto colpevole di aver criticato “The Voice of Hind Rajab”, un film presentato a Venezia sulla storia drammatica della piccola palestinese Hind Rajab, merita un applauso doppio. Non tanto per la trama cinematografica – che alla fine interessa fino a un certo punto – ma perché Aspesi ha ricordato a tutti che esiste ancora il diritto a dire “non mi è piaciuto”, anche con qualche iperbole, senza che parta la lapidazione social. Il bello di Aspesi è che anche in questo caso ha scelto di non indossare la divisa della classifca tifoseria. Non si mette l’elmetto della causa del giorno, non brandisce hashtag come clave, non cerca la standing ovation automatica. Dice quello che pensa, con la calma di chi ha visto abbastanza da sapere che il carro del pensiero unico è sempre pieno, rumoroso e – soprattutto – noioso.

Lei preferisce il lato B della parata, quello dove puoi ridere degli eccessi e accorgerti che il re, spesso, è in mutande. C’è qualcosa di liberatorio nel suo modo di scrivere: non ti dice che sei cattivo se non ti commuovi, non ti mette all’angolo se non applaudi, non ti obbliga a sottoscrivere le emozioni di gruppo. Anzi, ti ricorda che la critica, anche se urta, è un segno di vitalità. E che il dubbio, in tempi di fede cieca e fervori digitali, è una forma di igiene mentale. Aspesi non difende solo Mancuso: difende la possibilità di non essere complici del linciaggio. Difende il lusso raro di restare spettatori critici quando tutti si improvvisano giudici a tempo pieno. Difende la leggerezza, che non è superficialità ma l’arte di non prendersi troppo sul serio nemmeno davanti alle verità gridate. Ecco perché è magnificamente preziosa: perché ci ricorda che la libertà di pensiero non è un optional, come si dice, ma un esercizio quotidiano. E che ogni tanto, invece di salire sul carro, conviene restare ai margini, con Natalia, a sorridere e a criticare senza pensare agli hashtag.

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