Standing ovation per Arianna Meloni alla festa dei giovani di FdI: “Per lei pronti a tutto”

A Fenix, la kermesse al laghetto dell’Eur, arriva l’altra Meloni per raccontare ai ragazzi di Gioventù nazionale l’epopea di FdI. Domenica l’intervento della premier

Quando deve interpellarla, prima di porle una nuova domanda, Caterina Funel, responsabile dell’organizzazione di Gioventù nazionale, la chiama soltanto così: “Ari”. Sotto un caldo estivo e improvviso piombato sopra i giardini del laghetto dell’Eur a Roma, per i ragazzi della giovanile di FdI se la premier è una mamma – “E’ Giorgia, non Meloni”–, Arianna, non solo per il grado di parentela, è quantomeno una zia. E il tono della parente, “un po’ attempata”, come si autodefinisce, lo assume quando dice: “La tecnologia è bellissima, ma stiamo creando tante persone sole, dovete aiutarci!”. Siamo a Fenix, la festa di Gioventù nazionale, i fratellini d’Italia. Da quando Giorgia Meloni è arrivata a Palazzo Chigi e Atreju, la storica kermesse, si è istituzionalizzata, con tanto di location di prestigio – dal Circo Massimo ai Giardini di Castel Sant’Angelo – Fenix ne ha recuperato lo spirito delle origini. E’ la festa più scapigliata della destra italiana. E non, sia chiaro, per i look dei fratellini d’Italia, tutti impeccabili nella loro divisa: una t-shrit bianca con in azzurro davanti il logo del movimento giovanile e dietro un aforisma di Baudleare: “Estrarre l’eterno dall’effimero”.

A un certo punto Arianna Meloni scandisce: “Vogliamo essere il simbolo del fatto che il potere può non cambiarti. Siamo e rimaniamo quelli di 30 anni fa”. I fratellini di Italia si alzano tutti in piedi. E’ standing ovation. “Vi aspetto a Via della Scrofa”, le porte sono sempre aperte per voi”, dice lei commossa. Quando conclude Funel glielo dice chiaramente: “Questi ragazzi basta che tu chiami e sono pronti a rispondere”. Una falange – non violenta sia chiaro – al servizio della responsabile della segreteria del primo partito italiano. In mezzo il suo discorso – il più atteso della giornata nonostante una massiccia presenza di ministri e sottosegretari – è tutto identitario e pre politico. Nessuno spazio per l’attualità. “Questa nostra storia non finirà mai perché passeremo il testimone di generazione in generazione. Voi siete radici che non generano, ma sono pronte a far nascere un nuovo albero con frutti ancora più rigogliosi ”, dice ispirata l’altra Meloni. Poi ripercorre l’arrivo alla sezione della Garbatella, “la più vicina a casa”, e tutta l’epopea di FdI: dall’uscita dal PdL all’arrivo a Palazzo Chigi quando, ricorda “non abbiamo brindato perché era il punto di partenza, festeggeremo, forse, quando potremmo raccontare ai nostri nipoti di quando una donna (sua sorella, ndr) ha permesso il risveglio della nazione e delle coscienze con una grande comunità dietro le spalle”.



Al termine il servizio d’ordine e la scorta la cinturano, un giornalista insiste lo stesso: “Perché non parla con i giornalisti? E’ un vizio di famiglia?”. “Perché gli state sul cazzoooo!”, grida forte un impunito fratellino d’Italia. Ma è l’unica intemperanza concessa da queste parti dove vige un principio assoluto: la gerarchia. Più forte persino dell’amore per Arianna. La vorreste in Parlamento? “Non siamo abilitati a parlare di cose specifiche”, rispondono alcuni. “Sono decisioni che spettano ai vertici del partito, noi rispettiamo la gerarchia. E poi, come ha detto Arianna, non serve stare in Parlamento per fare politica”, dice un altro. Su Gaza invece chi è autorizzato a parlare si attiene severamente alla linea del partito: “A Gaza c’è una reazione sproporzionata di Israele, ma la risposta deve essere la diplomazia. Le sanzioni? Il governo prenderà le giuste decisioni”, dice Mattia Rocco, giovane militante della sezione della Garbatella, la stessa, ovviamente delle sorelle Meloni.

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