Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore – In Italia c’è un quotidiano i cui scoop memorabili sono ormai scolpiti nella storia del giornalismo d’inchiesta. Ricordo soltanto gli ultimi tre. Il primo si deve a una sua opinionista di punta, ex ambasciatrice, che ha accuratamente descritto gli incontri (mai avvenuti) tra Churchill e Hitler. Il secondo è la strabiliante scoperta di fantomatici “apparati elettromagnetici” di Kyiv in grado di deviare i droni russi in Polonia (ma non quelli che ogni giorno si schiantano sull’Ucraina). Il terzo ha addirittura meritato un editoriale straordinario del suo direttore. L’autore questa volta è l’economista Jeffrey Sachs (noto megafono del Cremlino), il quale ha rivelato alla festa della testata che Macron in persona gli avrebbe confessato nel maggio 2022, durante la cerimonia di consegna della Legion d’onore, che la colpa dell’invasione russa era della Nato. Una notizia clamorosa, avvalorata dal “fatto” (nomen omen) che il presidente francese non si era affrettato a smentirla. Ora, a parte il “fatto” che l’inquilino dell’Eliseo in questi giorni ha altre gatte da pelare che sbugiardare un amico di Aleksandr Dugin, la faccenda è più semplice. Infatti, a consegnare a Sachs l’onorificenza è stato l’ambasciatore francese a Washington Philippe Étienne, e la cerimonia si è svolta presso la sede del consolato generale di Francia a New York. Macron a quell’evento non ha mai partecipato, e quindi non poteva aver pronunciato la frase che Sachs gli ha attribuito. Un tempo si predicava l’immaginazione al potere, oggi si pratica il potere dell’immaginazione. Poscritto: quel quotidiano, ovviamente si è ben guardato dal dare pari rilievo a una frase – vera – di Leone XIV: “La Nato non ha cominciato nessuna guerra, i polacchi sono preoccupati perché sentono che il loro spazio aereo è stato invaso, è una situazione molto tesa”.
Michele Magno
Al direttore – Ho letto che alla Fiera del turismo di Rimini è stato chiesto di rimuovere la presenza di Israele. Mi sembra che la slavina sia partita. Si salvi chi può?
Mauro Perretti
Negli ultimi giorni: il sindaco di Napoli ha ritirato il patrocinio a un evento sul medio oriente dopo le proteste di alcuni manifestanti pro Palestina; all’Università di Pisa si è registrata la violenza contro un docente; la Fiera del Levante ha scelto di non ospitare lo stand di Israele. Cosa li accomuna? Un modo di fare protesta che confonde solidarietà e demonizzazione. Portare attenzione al dramma di Gaza è doveroso. Ma cancellare interlocutori, negare spazi di confronto o giustificare aggressioni verbali non avvicina la pace. Aiuta a banalizzare. E banalizzare di solito aiuta solo a demonizzare.
Al direttore – I radicali sono morti con Marco Pannella, e non ha più senso giudicare in base a quel metodo le battaglie condotte oggi da chi si autoprofessa ancora tale. Ma Riccardo Magi che dichiara di essere di quella scuola, e poi non vota la separazione delle carriere, non rinnega solo una delle battaglie storiche di Pannella, ma lo stesso suo metodo radicale. Non la vota perché a suo dire è diventata “una bandierina della destra”. Ciò che ci ha insegnato Marco Pannella invece è proprio a puntare agli obiettivi, senza guardare i compagni di viaggio. Chiunque poteva salire sull’autobus radicale, e i radicali su qualsiasi taxi, se la meta di quel viaggio, e non di altri, fosse stata comune.
Annarita Digiorgio