L’ultima all’Onu è che Israele ha già ucciso un terzo di Gaza

Per le Nazioni Unite, 680 mila persone sono state ammazzate durante i quasi due anni di guerra, “di cui 380 mila bambini sotto i cinque anni”. L’affermazione è ridicola perché in questo caso sarebbero morti più bambini di quanti ce ne siano effettivamente

“E’ un doloroso onore essere qui in un momento così critico per Gaza e per i palestinesi nel loro insieme. 710. Questo è il numero di giorni di orrore assoluto che la popolazione di Gaza ha sopportato. 65 mila è il numero di palestinesi uccisi con certezza, di cui il 75 per cento sono donne e bambini. Ma dovremmo iniziare a pensare a 680 mila, perché questo è il numero che alcuni studiosi e scienziati affermano essere il vero bilancio delle vittime a Gaza”. Siamo a Ginevra, Palazzo delle Nazioni dell’Onu e quella che parla è Francesca Albanese, relatrice speciale per i Territori palestinesi. Fugato ogni dubbio sui 65 mila morti a Gaza “di cui il 75 per cento donne e bambini”, percentuale ripetuta dall’8 ottobre 2023, quando è iniziata la risposta militare di Israele al pogrom di Hamas. Secondo Albanese, idolo dei pro Pal, siamo nell’ordine di dieci volte tanti, salvo poi aggiungere che la cifra non può essere verificata.

L’ultima verità anti israeliana che si è diffusa a macchia d’olio è dunque l’affermazione che 680 mila persone sono state uccise a Gaza durante i quasi due anni di guerra tra Israele e Hamas, “di cui 380 mila bambini sotto i cinque anni”. L’affermazione trae origine da un articolo di luglio intitolato “Skewering History: The Odious Politics of Counting Gaza’s Dead” e uscito su Arena, una rivista australiana di estrema sinistra. L’affermazione che 380 mila bambini sotto i cinque anni sono morti durante la guerra non è assurda, è ridicola, poiché l’ultima stima della popolazione di Gaza sotto i cinque anni era di 341.790. Pertanto, questo “studio” affermerebbe che Israele ha ucciso più bambini sotto i cinque anni di quanti ce ne siano nella Striscia di Gaza. Magie macabre del sionismo.

Numeri sicuramente più da “genocidio”, certificato dalla commissione Onu guidata da Navi Pillay, già screditata per aver definito Israele “apartheid”. Tutti i principali organi di stampa hanno promosso le accuse di genocidio contenute in un rapporto di tre commissari completamente screditati, Pillay, Miloon Kothari e Chris Sidoti, membri della commissione d’inchiesta del Consiglio per i diritti umani dell’Onu sui Territori palestinesi. I paesi membri del Consiglio, ricordiamolo, sono Cuba, Qatar, Cina, Sudan, Algeria, Bolivia, Kuwait, Burundi, Vietnam, Kirghizistan e Bangladesh. Per questa commissione, l’83 per cento dei morti a Gaza sono civili e come prova portano un articolo del Guardian.

A maggio era uscita una delle affermazioni più grottesche e facilmente confutabili durante la guerra tra Israele e Hamas: che 14 mila bambini a Gaza sarebbero morti entro 48 ore. Tom Fletcher, sottosegretario delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, si fece scappare la frase: “Ci sono 14 mila bambini che moriranno nelle prossime 48 ore se non riusciremo a raggiungerli. Voglio salvarne il maggior numero possibile nelle prossime 48 ore”. Un po’ come i giornalisti uccisi a Gaza. Basta non dire che dei 192 presunti giornalisti uccisi a Gaza e presenti nella lista di Reporter Senza Frontiere 26 erano impiegati per al Aqsa TV (emittente di Hamas), 19 per al Quds al Youm (Jihad islamica), sette per Palestine Today (pro-Jihad Islamica), sei per al Mayadeen o al Manar (la prima affiliata e la seconda di proprietà di Hezbollah) e altri 23 per testate collegate a gruppi terroristici come il Fronte popolare per la liberazione della Palestina e gli houthi. Quasi la metà dei giornalisti finora accertati lavorava per organi di organizzazioni terroristiche. Oggi leggeremo che Israele ha già ucciso un terzo della popolazione totale di Gaza (l’aritmetica non deve essere stata insegnata all’Onu). Domani che Gaza è peggio della Cambogia di Pol Pot, con i khmer verdi nei panni delle vittime e dei resistenti.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.

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