Contrastare Smotrich, certo. Ma tacere su Hamas e sull’aggressione russa all’Ucraina rivela un pacifismo selettivo, più attento a colpevolizzare l’occidente che a difendere davvero i diritti e la libertà dei popoli oppressi
I pacifisti di mezza Europa, da giorni, sono immersi nell’adorazione della mitica ed eroica Flotilla, che con le migliori intenzioni, non siamo ironici, è salpata verso Gaza per portare un sostegno umanitario ai civili palestinesi costretti a fare i conti da troppo tempo con una guerra tragica, drammatica, infinita, resa ancora più angosciante dalle bombe su Gaza City e dall’evocazione scellerata di Smotrich & Co. sul grande Israele e la trasformazione di Gaza in un buffet d’affari. I pacifisti di mezza Europa, ne siamo certi, vigileranno con cura per evitare che si ripeta ciò che è già capitato nel passato, come ha ricordato sulle nostre pagine la storica Bruna Soravia, e per evitare che una sana missione umanitaria, dalla quale è stata già cacciata una giornalista della Stampa colpevole di voler raccontare senza filtri l’epopea della Flotilla, anche con le sue opacità, possa assumere dimensioni diverse, trasformandosi in un supporto alla propaganda degli alleati regionali di Hamas più che in un aiuto concreto alla popolazione civile. Siamo certi, a proposito di pacifismo, che la Flotilla non si farà strumentalizzare dalla propaganda estremista e che troverà senza dubbio un modo per fare quello che al momento non sembra essere nella sua agenda e nel suo orizzonte, ovvero assicurarsi che i beni che verranno portati a Gaza non finiscano nelle mani dei terroristi, assicurarsi che il proprio sostegno ai civili di Gaza possa essere accompagnato da messaggi forti per chiedere non solo la fine dei bombardamenti di Israele ma anche il disarmo di Hamas, assicurarsi che il proprio messaggio di pace possa essere anche finalizzato a fare pressioni su Hamas per liberare gli ostaggi, cosa che non è ancora successa, ma siamo certi che accadrà, perché la Flotilla nasce con buone intenzioni e senza dubbio i protagonisti della traversata sapranno trovare modi per non diventare quello che non meritano di essere, ovvero pedine involontarie nelle mani degli aguzzini islamisti.
I pacifisti di tutto il mondo, però, una volta seguito con sano entusiasmo le peripezie della Flotilla, dovrebbero porsi una domanda legittima, forse, la stessa che si è posto giorni fa Paolo Mieli quando, provocatoriamente, si è chiesto per quale ragione le imbarcazioni eroicamente e coraggiosamente salpate per Gaza non abbiano messo in programma anche una traversata nel Mar Nero, per portare il proprio sostegno a un popolo eroico che resiste da tre anni agli attacchi di un regime sanguinario. La domanda, naturalmente retorica, non è peregrina, ed è una domanda che ci permette di fare un passo in una dimensione trascurata in questi giorni dai pacifisti di mezza Europa e di mezza Italia. Nel passato recente, i pacifisti, in Italia e in Europa, hanno mostrato particolare attenzione non solo alla causa dell’assedio a Gaza, sacrosanto, ma anche a un’altra causa, considerata anch’essa come la quintessenza della lotta contro le forze del male: la ribellione contro il riarmo europeo. La motivazione con cui i pacifisti di mezza Europa, e di mezza Italia, hanno scelto di mostrare il proprio calore rispetto alla battaglia contro il finanziamento della difesa del nostro continente è semplice e lineare: se tu ti armi troppo, alla fine sarai così carico di armi che non potrai che cercare un modo per fare la guerra. E dunque, tutti in piazza contro il riarmo europeo. Tutti in piazza contro le spese della Nato. Tutti in piazza contro il sostegno militare europeo all’Ucraina.
Tutti in Aula a sostenere quando possibile le mozioni finalizzate ad allentare l’impegno sulla sicurezza dei paesi europei. L’Europa che si riarma, che si difende, fa paura. Ma il dato misterioso, che andrebbe studiato, è che la Russia che si riarma, che uccide, che minaccia e che porta avanti la sua guerra fa meno paura. Non fa paura l’unica escalation vera che si intravede in Europa, che è quella della Russia, che da mesi, da quando Trump è arrivato alla Casa Bianca, ha aumentato l’intensità degli attacchi contro l’Ucraina, arrivando a colpire Kyiv, e li ha aumentati così tanto da aver portato la minaccia russa all’interno dell’Europa, con i droni russi che hanno sorvolato un paese Nato, con l’aereo del presidente della Commissione europea costretto ad atterrare per un’interferenza russa nel sistema del Gps, con un numero di interferenze sui voli aerei nei paesi baltici pari a circa 123 mila voli, secondo un documento ufficiale presentato dall’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile, con trentadue arresti annunciati dalla Polonia a luglio per una rete di sabotatori legata a Mosca e con una Russia che nel 2025 ha aumentato il suo bilancio della Difesa del 25 per cento, portandolo a oltre il sei per cento del pil, e portando l’impegno militare a un terzo della spesa federale. Nulla di tutto questo, però, misteriosamente, sembra interessare ai pacifisti italiani, e anche a quelli europei, e quando il pacifismo è selettivo, quando cioè diventa attivo, vitale, solo se riesce a trovare un modo per alimentare il senso di colpa dell’occidente, quel pacifismo non coincide con la parola solidarietà. Coincide purtroppo con la parola propaganda. Ma siamo certi che una volta giunta a Gaza la Flotilla umanitarista troverà un modo per smentire le nostre preoccupazioni e dimostrare che il suo umanitarismo non è selettivo: vale anche per gli aguzzini di Gaza che usano i civili come scudi umani per indebolire l’occidente, vale anche per i criminali russi che sfruttano il pacifismo farlocco per indebolire l’occidente e rafforzare i nemici della libertà.