Liste di proscrizione, minacce, interruzioni. Da Torino a Firenze, fino a Cagliari, i casi d’intolleranza che hanno coinvolto i professori universitari dal 7 ottobre in poi
Rino Casella, docente di diritto pubblico comparato dell’Università di Pisa, è uno dei casi più eclatanti di docenti universitari aggrediti dai pro Pal. Eppure, solo negli ultimi giorni, di intimidazioni, di scontri tra collettivi e professori ce ne sono stati diversi. E diversi sono i casi registrati nel nostro paese sin dal 7 ottobre in poi.
Più o meno nelle stesse ore in cui Casella era intento a fronteggiare la contestazione degli studenti pro Palestina, al Politecnico di Torino veniva interrotta la lezione del professor Pini Zorea, della Braude University, ospite di un corso di dottorato in “Elettrica, Elettronica e delle Telecomunicazioni”. Zorea a un certo punto della sua lectio ha voluto sottolineare come l’Idf (Israel Defense Forces) sia l’esercito più “pulito” al mondo. La lezione era in inglese quindi il termine utilizzato, “clean”, poteva essere interpretato. Ma agli studenti dei collettivi è bastato per chiedere che venisse cacciato sedutastante. Risultato? Zorea è stato sospeso dall’insegnamento, per volontà dello stesso rettore del Politecnico Stefano Corgnati. “Appena venuto a conoscenza dell’inaccettabile esternazione, ho disposto, con effetto immediato, l’interruzione del modulo e la sospensione di ogni attività con il docente, che verrà convocato per un chiarimento su quanto avvenuto“, ha detto il rettore. Che da un paio di anni a questa parte convive con le pressioni dei gruppi studenteschi più estremisti che hanno portato, tra le altre cose, alla sospensione di qualsiasi ricerca in campo militare.
Fatto sta che andando a ritroso i casi di aggressione o intimidazione nei confronti dei docenti descritti come “filoisraeliani” (o semplicemente non completamente dediti alla causa palestinese) sono diversi.
All’università degli studi di Firenze, dove il clima è sempre stato piuttosto acceso, nel maggio 2024 alcuni gruppi studenteschi si spinsero a disegnare una stella di David e a scrivere alcuni insulti antisemiti sulla porta della stanza di ricevimento di un professore di Scienze Giuridiche, all’interno del campus di Novoli. “È un gesto che mi lascia disorientato: ho difficoltà a darmi una spiegazione credibile, se non che si tratti dell’azione di uno sconsiderato”, disse il prof interessato. “Non sono ebreo, condivido la posizione del nostro Senato accademico sul cessate il fuoco in Palestina, non sono in alcun modo ascrivibile né dal punto di vista religioso né politico al sionismo”, si giustificò. Eppure per qualcuno doveva essere etichettato come un bersaglio da abbattere.
Più o meno quel che è successo all’Università di Cagliari, dove sono comparse liste di denuncia per mettere alla pubblica gogna i docenti colpevoli (secondo i gruppi studenteschi più estremisti) di aver votato contro alla richiesta di sospensione di tutti gli accordi tra università italiane e università israeliane. Soprattutto di Giacomo Cao, docente di Ingegneria. Reo di essere presidente del Distretto aerospaziale sardo. Segno inequivocabile, secondo i contestatori, del suo sionismo. Nello stesso ateneo, poi, nel novembre 2024 c’è stata una dura contestazione ai danni di Alex Bronstein, professore al Technion Institute di Haifa, che era stato invitato al Palazzo delle Scienze dall’università sarda per un corso su “metodi statistici avanzati per l’intelligenza artificiale”, all’interno della facoltà di Matematica. “Non voltiamoci dall’altra parte: è arrivato di nuovo il momento anche per noi di tornare a mobilitarci contro il sionismo che serpeggia nella nostra università, e che permette a chi supporta un genocidio di entrare nelle aule a insegnare mentre a Gaza il diritto allo studio muore con gli studenti uccisi“, dissero i membri dei collettivi.
Sempre a maggio dello scorso anno, al Campus Einaudi dell’Università di Torino, si consumò una vera e propria aggressione di alcuni gruppi studenteschi pro Palestina ai danni dell’Ugei (Unione giovani ebrei d’Italia) che stava tenendo un evento sul Manifesto per il diritto allo studio. Anche in quella occasione rimasero coinvolto alcuni docenti che avevano tentato di arginare la furia pro Pal. Ancora prima del 7 ottobre, a ogni modo, l’Osservatorio del Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec) monitorava i casi di prof universitari messi nel mirino degli insulti antisemiti: come quello che vide coinvolto un docente della Sapienza che ad aprile 2023 ricevette una mail anonima con contenuti negazionisti.
A ciò si aggiungono le continue “aggressioni verbali” nei confronti dei docenti che in questi mesi si sono opposti al boicottaggio nei confronti delle università israeliane, come nel caso dei componenti del Senato accademico della Sapienza. Tenendo conto che casi simili si sono registrati anche all’interno delle scuole superiori, come quando a una insegnante di religione ebrica du un liceo milanese, a fine 2024, disegnarono una svastica sui libri d’insegnamento. Il segno che quello di Pisa è tutt’altro che un caso isolato.