Il gruppo terroristico “oggi è guerriglia e per l’Idf non sarà facile annientarla” dice Eyal Hulata, che ha servito nell’agenzia di intelligence e un servizio segreto dello Stato d’Israele per più di vent’anni. La prima vittima della guerra è la verità
La prima vittima della guerra è la verità, recita l’adagio. Secondo Eyal Hulata, che ha servito nel Mossad per 23 anni, compresa la direzione del Dipartimento di pianificazione strategica del servizio segreto israeliano, prima di assumere l’incarico di consigliere per la sicurezza nazionale nei governi di Naftali Bennett e Yair Lapid, Hamas perderà sul terreno ma ha già vinto nell’opinione pubblica. “L’obiettivo della guerra è la sconfitta finale di Hamas, che è molto dibattuta: prima l’assedio di Gaza City e ora l’esercito che entra” dice Hulata al Foglio. “Non credo che Hamas possa essere davvero ‘sconfitta’: le possibilità non sono al momento molto alte”. Dice Hulata: “Chi sostiene la campagna ritiene che Hamas si stai sgretolando e arriverà al punto in cui dirà basta. Ci spero anche io, ma non mi faccio illusioni. Hamas come organizzazione militare è stata sconfitta un anno fa, ora è una organizzazione di guerriglia e la guerriglia non si ferma. O si arriva a un accordo o viene completamente eliminata. La sua stessa esistenza è fare la guerra a Israele. Hanno fatto un calcolo molto razionale con gli ostaggi. E gli ostaggi hanno fin dall’inizio legato le mani a Israele. Un possibile finale della guerra potrebbe essere che Donald Trump finisce la pazienza e spinge Netanyahu a concludere la guerra”.
Ieri il portavoce dell’esercito israeliano, Effie Defrin, ha detto che “la città di Gaza è il fulcro centrale del potere militare e governativo di Hamas, la loro principale roccaforte. Sotto le strade si estende una vasta rete di tunnel che collegano centri di comando, lanciarazzi e depositi di armi, tutti deliberatamente nascosti sotto i civili e le infrastrutture civili. Hamas ha creato il più grande scudo umano della storia a Gaza City, impedendo alla popolazione di evacuare la città”. Se Israele continua a essere in vantaggio sui sette fronti di guerra (Gaza, Libano, Yemen, Cisgiordania, Iran, Iraq e Siria), esiste un ottavo fronte, quello della politica internazionale, dei media, dell’opinione pubblica occidentale, su cui invece oggi appare perdente. Se i terroristi non si arrendono, nonostante le sconfitte militari subite sul terreno a Gaza c’entra anche il sostegno di cui godono nell’opinione pubblica mondiale, che di fatto prolunga guerra e sofferenze.
“La popolazione di Gaza è nella miseria e non vedo come Hamas possa celebrare una vittoria” dice Hulata. “Ma sicuramente Hamas sta vincendo nell’opinione pubblica con la distruzione dell’immagine di Israele in occidente. L’8 ottobre non mi aspettavo quello che vedo oggi: non è nuovo, ma è sorprendente la velocità in cui sta avvenendo. Il governo Netanyahu ha fallito nel lenire i rapporti con i partner occidentali. Mi aspetto un ritorno alla normalità nei rapporti con i governi dopo la fine della guerra, mentre temo che l’opinione pubblica sia persa. Anche in Italia siete piene di proteste contro Israele, anche se a livello del governo c’è apprezzamento per quello che rappresentiamo, l’intelligence, la tecnologia. Le sfide che i paesi europei stanno affrontando sono talmente importanti che spero in un ritorno alla ragione: Macron o Starmer che vogliono la Palestina all’Onu in mezzo alla guerra saranno visti come più forti o deboli? E’ davvero dura vedere gli occidentali cadere nella propaganda del più brutale gruppo terroristico del mondo. Hamas sta perdendo sul terreno, ma ha già vinto nell’arena diplomatica. Non so se la dichiarazione della Palestina all’Onu sia da loro visto come un successo, vogliono la fine di Israele, ma se guardano a molti paesi europei quelli di Hamas saranno contenti. Il mondo ci vede come aggressori e dibatte se Israele ha il diritto di esistere”.