Che fine ha fatto lo studio del Doj sugli omicidi di estrema destra in America

Una ricerca durata trent’anni e pubblicata l’anno scorso afferma che gli estremisti di destra hanno ucciso molti più americani di qualsiasi altro gruppo terroristico nazionale. Dopo l’omicidio di Charlie Kirk è scomparsa dal sito del dipartimento di Giustizia

Pochi giorni dopo l’omicidio del fondatore di Turning Point USA, Charlie Kirk, il dipartimento di Giustizia (Doj) degli Stati Uniti ha rimosso dal suo sito il rapporto “Cosa ci dice la ricerca del Nij sul terrorismo interno”, che dimostrava, nel gennaio 2024, che “l’estremismo violento militante, nazionalista e suprematista bianco è aumentato negli Stati Uniti. Dal 1990, gli estremisti di destra hanno commesso molti più omicidi motivati ideologicamente rispetto agli estremisti di sinistra o islamici radicali, inclusi 227 eventi che hanno causato più di 520 vittime. Nello stesso periodo, gli estremisti di sinistra hanno commesso 42 attacchi motivati ideologicamente che hanno causato 78 vittime”. Lo studio del National institute of justice, basato su una ricerca durata trent’anni, concludeva che gli estremisti di destra hanno ucciso molti più americani di qualsiasi altro gruppo terroristico nazionale. A denunciare la sparizione del report è stato il giornalista Jason Paladino sulla sua newsletter: le ricerche del Doj servivano per “sviluppare una migliore comprensione del fenomeno della radicalizzazione interna e a promuovere strategie basate sull’evidenza per un intervento e una prevenzione efficaci”.

Cliccando sul link del rapporto sul sito del dipartimento, si legge: “L’Ufficio programmi di giustizia del dipartimento di Giustizia sta attualmente rivedendo i suoi siti web e materiali in conformità con i recenti ordini esecutivi e le relative linee guida. Durante questa revisione, alcune pagine e pubblicazioni non saranno disponibili. Ci scusiamo per qualsiasi inconveniente possa causare”. E’ ancora possibile leggere il rapporto su Internet Archive. Secondo il rapporto, “gli individui con un passato militare rappresentano l’11,5 per cento del totale degli estremisti noti che hanno commesso crimini violenti e non violenti negli Stati Uniti dal 1990. Sebbene questa percentuale sembri piccola, negli ultimi anni si è registrata una tendenza crescente di (ex) militari a commettere reati estremisti. In media, tra il 1990 e il 2010, sette persone con un passato militare statunitense hanno commesso crimini estremisti all’anno. Tale tasso è salito a una media di 29 persone all’anno nell’ultimo decennio. Vale anche la pena notare che più della metà (52 per cento) degli estremisti con esperienza militare sono identificati come violenti. Dato l’aumento dell’estremismo violento interno tra il personale militare, la relazione tra servizio militare e radicalizzazione è diventata una preoccupazione importante”.

Non è l’unico studio a supportare questa tesi. Secondo il think thank Cato institute, dal 2020 i terroristi di estrema destra rappresentano il 54 per cento delle 81 persone uccise a causa della violenza politica. Questa percentuale si confronta con il 21% di quelle uccise dai fondamentalisti islamici e il 22 per cento di quelle uccise dagli attivisti di sinistra. Anche secondo i dati del Center for strategic and international studies (Csis) su 893 complotti e attacchi terroristici negli Stati Uniti tra gennaio 1994 e maggio 2020, “gli estremisti di destra hanno perpetrato due terzi degli attacchi e dei complotti negli Stati Uniti nel 2019 e oltre il 90 per cento tra il primo gennaio e l’8 maggio 2020“. Non è chiaro il motivo per il quale il report sia scomparso dagli archivi del dipartimento di Giustizia, ma quel che è certo è che la retorica trumpiana in questi giorni si è concentrata sulla vendetta contro la “sinistra radicale”: “La maggior parte della violenza è a sinistra”, ha detto Donald Trump. Anche la procuratrice generale Pam Bondi, poco dopo l’omicidio di Charlie Kirk ha dato subito la responsabilità ai “radicali di sinistra”.

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