Buona l’idea di Forza Italia per Milano, ma servono gli interpreti

Letizia Moratti ha deciso per una mossa spiazzante: un patto con il centrosinistra per la città che fa il paio con l’apertura a un candidato civico che potrebbe essere appoggiato da Azione. Il partito di Tajani potrebbe essere la forza centrista che si fa polo attrattivo nel campo della sinistra

Non si sa ancora se quella di Forza Italia sia una tattica (probabile) o una strategia (il che richiederebbe, you know, il consenso della famiglia B.), ma sicuramente è una mossa interessante in un panorama politico milanese fatto di macerie, di sciacalli che ululano e inchieste allo sbando. Un perfetto “place you want to leave” della politica: e infatti in molti sono emigrati in Regione, all’Europarlamento o a Roma). E dunque che cosa hanno fatto Letizia Moratti e il coordinatore regionale Alessandro Sorte? Hanno proposto un “patto per Milano”. In pratica hanno ribaltato la narrazione. Una volta che Beppe Sala ha dichiarato che San Siro non sarà un referendum su di lui, e che dunque non si dimetterà in nessun caso, gli azzurri non sono più obbligati – spiegano – a fare fronte comune con Fdi e Lega, fermi su una linea che forse pagherà al prossimo voto, forse, ma per Milano è sterile. Perché non sarebbe fare da stampella in quanto Sala in ogni caso rimarrebbe in piedi.

In maniera purtroppo ovvia la Lega ha espresso la sua freddezza, continuando su una linea – quella di fiancheggiare un’inchiesta che mostra evidenti crepe anzi segni di crollo – per agguantare dimissioni di Sala che non sono neppure lontanamente avvistabili nel mare che si va calmando. Grazie anche a un Riesame che ha preso letteralmente a schiaffi le ipotesi di corruzione e pure del conflitto di interessi delineate dai pm e sposate in toto dal gip. Durerà? Probabilmente no, visto che in Procura hanno aggiunto tre magistrati al pool: vanno avanti come treni. Tornando a Forza Italia, Letizia Moratti ha deciso per una mossa spiazzante: un patto con il centrosinistra per Milano. Per dirla con Albertini, un patto contro i talebani verdi. Vecchia battaglia forzista, che riscuoteva gran successo sotto la Madonnina. Questo patto fa il paio con l’apertura, sempre su Milano, a un candidato civico che potrebbe essere appoggiato da Azione. La cosa paradossale è che Beppe Sala aveva sempre individuato come punto debole nel centrosinistra l’assenza di una forza centrista, quello che è Forza Italia per il centrodestra. E ora è proprio quella forza centrista che si fa polo attrattivo nel campo della sinistra.

Sempre peggio, in mezzo alle macerie. Il Pd è preso in una morsa e non sembra uscirne. Aveva invocato discontinuità nella giunta, e invece non si vede nulla. Aveva dichiarato un superamento del modello Milano, e invece siamo sempre là. Su San Siro aveva nicchiato e nicchiato, ma alla fine sarà chiamato a scegliere. O approva col mal di pancia, o nega (difficile) e se ne prende la responsabilità: ogni volta che ci sarà un problema con San Siro, dai decibel a una crepa in un pilone, sarà colpa sua. Semplicistico? Sì, ma il consenso si basa sugli slogan. La mossa di Forza Italia aggrava questa crisi del Pd. E la proposta di un tavolo dovrà comunque essere vagliata e dovrà essere data una risposta. Che prevedibilmente sarà negativa. E per un Pierfrancesco Majorino che dice semplicemente “no” c’è un Pietro Bussolati che argomenta: “Se la finalità di Letizia Moratti non è quella di aumentare il caos intorno al dossier stadio ma sedersi a un tavolo, finalmente abbandonando un’opposizione cieca a Milano e così staccandosi dal comportamento di Lega e Fratelli d’Italia, ha senso cogliere questa proposta che sia però impegnativa per Regione Lombardia e le sue politiche con un deciso cambio di rotta verso le grandi città lombarde”. Già solo aver creato lo scompiglio rende la mossa tatticamente interessante.

C’è poi una dinamica tutta interna agli azzurri, della quale ci si scorda. E’ iniziata la grande partita del congresso per scegliere (per la prima volta) il coordinatore regionale. Attualmente è Alessandro Sorte, che punta a una riconferma alla grande. Ma per farlo bisogna mettere in campo relazioni, relazioni, relazioni, tessere e pure qualche idea. E questa è una di quelle: chissà se e quando il fronte avverso (che esiste, a Pavia e dintorni) deciderà di scendere in campo con qualcosa di concreto.

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