Il draghismo secondo FdI: “Sì ai ‘volenterosi’ dell’industria, no all’unanimità”, dice Fidanza

Il capo delegazione di FdI al Parlamento europeo esulta per le parole dell’ex premier sul green deal, apre sull’Europa a più velocità, cooperazione rafforzata, debito comune: “Passi necessari per affrontare le urgenze che abbiamo di fronte”. Ma sulla politica estera frena: “No alle decisioni a maggioranza”

“Ieri finalmente Draghi lo ha detto chiaramente: bisogna superare il Green deal, soprattutto sull’automotive. Sulla neutralità tecnologica si era già espresso, ma ieri è andato oltre, spiegando che i target al 2035 non sono raggiungibili”. A ciascuno il suo Draghi. A Carlo Fidanza, capodeledazione di FdI al Parlamento europeo e vicepresidente di Ecr, il Draghi che piace di più è quello che ieri, intervenendo un anno dopo la presentazione del suo rapporto, ha detto che sulle automobili “attenersi rigidamente all’obiettivo del 2035” per il passaggio all’elettrico “potrebbe rivelarsi irrealizzabile e rischia di consegnare quote di mercato ad altri, soprattutto alla Cina”, e per questo la Ue, nella revisione del regolamento sulle emissioni di Co2, “dovrebbe seguire un approccio tecnologicamente neutrale”. In pratica quella che da sempre è la posizione del partito di Giorgia Meloni. Normale dunque che Fidanza sia d’accordo. E d’altronde l’ex presidente del Consiglio ed ex governatore della Bce ognuno se lo cuce addosso come vuole. Eppure un dato da registrare c’è: piano piano la distanza tra quello che dice e quello che convince anche il principale partito della maggioranza di governo italiana si assottiglia.

E infatti non è solo questo passaggio del discorso di Draghi ad aver convinto il capodelegazione Ue di FdI. Ieri l’ex premier spiegava: “Nel breve termine il progresso europeo è affidato a coalizioni di stati ‘volonterosi’ che condividano meccanismi di cooperazione rafforzata, mettendo insieme progetti e risorse, e attingendo alla leva del debito comune per sviluppare gli investimenti necessari”. Parlava di difesa, ma anche dei settori hi-tech, di finanza ed energia. E Fidanza non si tira indietro: “Su tutto questo – dice – siamo disponibili, utilizzando il meccanismo, già previsto dai trattati, della ‘cooperazione rafforzata’. L’Italia è pronta a far parte di un gruppo di ‘stati volenterosi’ per l’integrazione industriale europea e anche sul debito comune per favorire questi settori non abbiamo precauzioni. Intanto, nel settore della difesa, come dimostra l’accordo tra Leonardo e la tedesca Rheinmetall sul nuovo carro armato europeo, stiamo già andando in questa direzione che è la pre-condizione per arrivare a una politica di difesa comune: solo con campioni industriali europei sarà possibile anche avere forme di finanziamento comuni, smettendo con le imprese nazionali che competono tra loro facendo accordi con aziende extra Ue”. Ma Fidanza va anche oltre: “Con l’allargamento che prosegue – dice – è chiaro che sarà sempre più necessario differenziare l’integrazione europea su diverse livelli, perché solo così potremmo avere la rapidità per affrontare le urgenze politiche che abbiamo davanti, con gruppi di paesi che si aggregano su alcune priorità”.

Resta però il grande tabù: il superamento dell’unanimità sulle scelte di politica estera e di bilancio. Su questo ieri Draghi diceva: “Sono necessarie poi riforme più profonde: delle competenze e dei processi decisionali”, un riferimento breve ma chiaro proprio al meccanismo dell’unanimità. “Su quello – frena Fidanza – noi restiamo contrari perché lo consideriamo un falso problema. Le sfide che abbiamo davanti possono essere già affrontate senza toccare i trattati con la cooperazione rafforzata. La politica estera è troppo delicata per uno stato per essere consegnata a un meccanismo che di fatto leva sovranità anche quando stai andando contro i tuoi interessi nazionali”. Anche sugli acquisti comuni, a partire dall’energia e dal Gnl americano, Fidanza apre: “Certo, ci si può ragionare, anche se noi, attraverso il piano Mattei, stiamo lavorando anche a una diversificazione dell’approvvigionamento energetico che, con un costo dell’energia così alto resta una priorità assoluta”.


Il capo delegazione di FdI a Bruxelles ha ascoltato l’intervento di Draghi dal nord Italia, dove insieme alla commissione Agricoltura stava visitando produttori agricoli e allevatori: “C’è preoccupazione – dice – sia per la modifica della Pac, sia per il dumping che subiscono da paesi che non hanno le nostre stesse regole”. Non è un segreto che la questione riguardi anche l’accordo commerciale tra l’Ue e i paesi del cosiddetto Mercosur: “Noi – dice Fidanza – stiamo lavorando affinché l’accordo non danneggi gli agricoltori italiani, solo così potremmo votarlo”.

Leave a comment

Your email address will not be published.