Dal palco di Ancona la premier dice che che “l’Italia non può condividere la scelta di occupare Gaza City”, definendo la reazione di Israele “decisamente sproporzionata”. Un cambio di linea anticipato dal Foglio
Come anticipato dal Foglio, e come aveva annunciato Claudio Cerasa alcuni giorni fa, Giorgia Meloni ha modificato leggermente la linea del governo sul conflitto in Medio Oriente. Dal palco di Ancona, la premier ha detto che “l’Italia non può condividere la scelta di occupare Gaza City”, definendo la reazione di Israele “decisamente sproporzionata”. È la presa di posizione più netta dall’inizio della crisi: non solo una critica all’azione militare, ma un rifiuto esplicito dell’occupazione come opzione accettabile.
Il linguaggio resta calibrato: Meloni parla di “non possiamo condividere”, non di “condanniamo”. Un modo per segnalare il dissenso senza rompere gli equilibri diplomatici. La scelta di farlo ad Ancona, nel pieno della campagna per le regionali nelle Marche, serve a spostare la cornice del comizio su un terreno internazionale e a rispondere alle accuse di silenzio arrivate dall’opposizione. Forse non basterà a mascherare alcune contraddizioni della coalizione e della maggioranza, tuttavia. Sul palco, con Meloni, c’erano infatti Matteo Salvini — che ha promesso un decreto immigrazione e ha posato con diplomatici russi — e Antonio Tajani, che ha lanciato lo slogan fiscale “pagare tutti per pagare meno”, accolto da gelo.
Meloni ha rivendicato la riforma della giustizia, che sarà sottoposta a referendum, e ha ribadito che il centrodestra è unito “da trent’anni”. Ma la giornata marchigiana mette in evidenza le tensioni interne, mentre resta centrale il passaggio su Gaza: il più forte e rischioso della serata, destinato a segnare il profilo internazionale della premier.