Da Capaci a Castellammare del Golfo a Scopello. Una coppia di giovani radiosi da Oslo, una famiglia di russi molto nervosi, una gentilissima fisioterapista palermitana, una spettacolare uscita dalla scuola di bambini che mi ha lasciato estasiato
Ero andato, con Enrico Deaglio ed Ernesto Melluso, a parlare di America e stato del mondo nella piazza di Capaci, rarissima circostanza in cui viene davvero da dire: “E’ un onore”. Ed è anche una bellezza. La piazza ha di fronte, oltre al corso principale, una prima quinta di case, e a ridosso una seconda quinta alta e verticale di roccia che a quell’ora era fra il rosa e il rosso. Per rientrare a Palermo dal bel viaggio Capaci – Castellammare del Golfo – Scopello, ieri ho preso una corriera degli autoservizi Russo.
Prendere una corriera da un paese siciliano, sia pure costiero, e però col sole a picco, mi ha fatto sentire in un romanzo di Sciascia. Il giorno della civetta, il contesto. Annunciata per le 12,30, la corriera è arrivata alle 13,20, ma proveniva da San Vito lo Capo, dunque si poteva capire. Ad aspettarla con me c’era una coppia di giovani radiosi di Oslo, non solo comprensivi ma tendenzialmente contenti del ritardo, e una famiglia di russi, molto nervosi. Dovevano andare all’aeroporto, ho potuto intendermi decentemente con loro grazie alla mia conoscenza della parola “samaliót”, (aeroplano), acquisita per lo più standogli sotto e non sopra. Alla fermata di Castellammare l’autista del tratto precedente ha dato il cambio a un altro autista, col quale intanto avevo familiarizzato, e ha un rudere e degli ulivi che metterà a posto appena andrà in pensione, a Castello di Baida, di dove sua moglie è originaria. L’autista del tratto San Vito-Castellammare, prima di scendere, ha attraversato il corridoio salutando cordialmente tutti i passeggeri e lanciando anche baci. Magnifico.
La mia vicina di posto era una gentilissima fisioterapista palermitana, desolata di non trovare parole capaci di dire quello che sente dello stato del mondo: mal comune, cara signora. Un tempo, a Balata di Baida, avevo fatto conoscenza con una signora e suo marito, pastori, che facevano dei formaggi di leggendaria reputazione – io prediligevo il primosale, anche per il nome, degno di un’antologia scolastica della prima media. Ho saputo con dispiacere che non ci sono più. Erano stati molto fotografati. Una volta la mia ospite di ieri aveva chiesto alla signora come mai fossero così ricercati dai fotografi stranieri. “Perché siamo caratteristici”. Una volta poi una loro nipote vide in una vetrina di Catania un lussuoso libro fotografico e li riconobbe sulla copertina. Erano caratteristici, ma nessuno gliel’aveva detto.
Il ritardo dell’arrivo della corriera ci ha permesso di assistere a una spettacolare uscita dalla scuola di alunne e alunni dall’età apparente fra i nove e i dodici anni, belli, belle, tutti e tutte dotate di caschi e scooter cui hanno a lungo dato gas e che, i più preparati, hanno fatto impennare, ed ero veramente estasiato. Anche i giovani di Oslo – lei è incinta. Auguri a tutte e tutti. A Castellammare del Golfo, contrada Fraginesi, meritatamente celebre per i suoi tramonti, la mia ospite ricca di racconti mi ha raccontato di due bambini, amici del cuore, compagni di classe, l’uno dei quali comunica all’altro: “Ti devo uccidere”. “Ah – replica l’altro, interessato – E perché mi devi uccidere?”. “Perché così mi mettono in prigione, e posso stare con mio padre”. Auguri a loro.