Nella notte l’Idf ha intensificato i bombardamenti. Poi l’invasione con soldati e tank. Rubio avvisa Hamas: “C’è una finestra di tempo molto breve in cui potrebbe concretizzarsi un accordo”
Durante la notte tra lunedì 15 e martedì 16 settembre, le Forze di difesa israeliane hanno intensificato i bombardamenti su Gaza. Poco dopo la conclusione dei raid aerei, l’esercito israeliano ha iniziato l’invasione via terra su vasta scala di Gaza City. I tank israeliani hanno aperto la strada ai soldati che rapidamente, secondo quanto riporta il Jerusalem Post, hanno iniziato a occupare zone sempre maggiori della città. L’operazione è stata confermata a metà mattinata dal primo ministro Benjamin Netanyahu: “È iniziata una potente operazione a Gaza”, ha detto poco prima di iniziarre la sua testimonianza per il processo per corruzione in corso presso il tribunale distrettuale di Tel Aviv.
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L’intensificazione dei bombardamenti nei giorni scorsi, che ha abbattutto tutti i palazzi più alti di Gaza city, doveva servire, secondo i vertici dell’Idf, a convincere il maggior numero di persone possibile a muoversi verso sud, come la stessa Idf aveva chiesto alla popolazione palestinese. Le stime dell’esercito però, come riporta il Jerusalem Post, attestano la presenza a Gaza City di 700 mila persone: solo 300 mila avrebbero scelto quindi di lasciare la città.
L’Idf conferma: stiamo entrando “gradualmente” a Gaza City
Le Forze di difesa israeliane hanno confermato di aver lanciato un’offensiva di terra a Gaza city, iniziando così la “fase successiva” del conflitto, in quello che definisce un “grande passo avanti”. “Attualmente Gaza City è la principale roccaforte di Hamas”, ha dichiarato un portavoce delle Idf in una conferenza stampa, con “una stima di 2.000-3.000 combattenti di Hamas”. In questa operazione militare, che il portavoce afferma essere in preparazione da settimane, saranno coinvolte forze aeree e terrestri.
Secondo l’Idf, ci sarà uno spostamento “graduale” verso Gaza City man mano che l’esercito penetrerà più in profondità nel centro, e le forze aumenteranno di giorno in giorno. Il portavoce afferma che circa 350.000 palestinesi hanno lasciato Gaza City e aggiunge che anche l’esercito è concentrato su un’operazione umanitaria, sottolineando che darà priorità alla sicurezza dei civili e degli ostaggi.
L’Onu accusa Israele di genocidio. La reazione israeliana
Una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite – la Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sui territori palestinesi occupati è stata istituita dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel 2021 – ha affermato che Israele sta commettendo un genocidio contro i palestinesi di Gaza. Il nuovo rapporto afferma che vi sono fondati motivi per concludere che quattro dei cinque atti genocidi definiti dal diritto internazionale siano stati compiuti dall’inizio della guerra con Hamas nel 2023. Ossia: Israele sta uccidendo membri di un gruppo etnico; sta infliggendo loro gravi danni fisici e mentali; e imponendo loro condizioni calcolate per distruggere il gruppo etnico; sta prevendo le nascite. Il rapporto si basa sulle dichiarazioni di leader israeliani e sull’analisi del modello di condotta delle forze armate israeliane.
Israele ha respinto con fermezza la veridicità del rapporto delle Nazioni Unite e lo ha definito “distorto e falso”. Un portavoce del ministero degli Esteri israeliano ha accusato la commissione di essere “soggetto di Hamas” e di basarsi “interamente sulle falsità di Hamas, riciclate e ripetute da altri”, tra l’altro “già ampiamente smentite” e in questo modo fare eco alla propaganda del gruppo terroristico. “In netto contrasto con le menzogne contenute nel rapporto, Hamas è il partito che ha tentato un genocidio in Israele, uccidendo 1.200 persone, violentando donne, bruciando vive famiglie e dichiarando apertamente il suo obiettivo di uccidere ogni ebreo”, hanno aggiunto.
La versione di Katz
“Gaza sta bruciando”, ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Israel Katz.
La versione di Rubio
Il Segretario di Stato americano Marc Rubio ha assicurato a Israele il sostegno incrollabile degli Stati Uniti e ha affermato che c’è una “finestra di tempo molto breve in cui potrebbe concretizzarsi un accordo” con Hamas. Ha sottolineato che il gruppo terroristico non ha più “mesi”, ma “giorni, forse qualche settimana al massimo” per giungere a un accordo di pace. Rubio ha parlato dopo aver incontrato ieri a Gerusalemme il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Alla domanda se fosse ancora possibile un’azione diplomatica, Rubio ha affermato che gli Stati Uniti vorrebbero che Hamas deponesse le armi e liberasse gli ostaggi, ma che potrebbe essere necessaria una “concisa operazione militare” per eliminare il gruppo.
Rubio ha lasciato Israele diretto in Qatar per fare pressione sullo stato del Golfo affinché continui la sua mediazione tra Israele e Hamas, dopo che la scorsa settimana Israele ha condotto attacchi contro i leader di Hamas riuniti per discutere una proposta di pace.
L’attacco in Qatar
Intanto emergono nuovi dettagli sull’attacco israeliano in Qatar. Secondo quanto riporta Axios, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe informato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che Israele aveva pianificato di attaccare i leader di Hamas in Qatar prima dell’attacco della scorsa settimana, citando sette funzionari israeliani.
Le critiche dei familiari degli ostaggi
Le famiglie degli ostaggi israeliani tenuti prigionieri da Hamas a Gaza si sono accampate durante la notte fuori dalla residenza ufficiale del primo ministro Benjamin Netanyahu a Gerusalemme, per protestare contro i pesanti attacchi israeliani sulla città di Gaza. “I nostri figli sono lì, usati come scudi umani… non ce ne andremo da qui”, hanno affermato le famiglie in una dichiarazione questa mattina.