Secondo le famiglie dei rapiti il governo israeliano starebbe facendo tutto il possibile per non raggiungere un accordo: “Siamo terrorizzati che questa possa essere la loro ultima notte”, hanno urlato da Gerusalemme dopo l’operazione su Gaza City, istituendo un accampamento: “Non ci muoveremo da qui”
“Abbiamo deciso di occupare Azza Street, unitevi a noi, vogliamo fermare il ciclo di spargimento di sangue per i nostri ostaggi e i nostri soldati a Gaza. Questa volta non ci muoveremo da qui”. Anat Angrest, madre dell’ostaggio israeliano Matan Angrest, urla il suo appello davanti alla residenza del primo ministro Benjamin Netanyahu a Gerusalemme dopo l’inizio dell’operazione israeliana a Gaza City. La scorsa notte le famiglie dei sopravvissuti all’attacco del 7 ottobre e degli ostaggi rimasti nella Striscia di Gaza si sono dati appuntamento qui, al numero 35 di Azza Street, secondo il Forum degli ostaggi pochi minuti dopo Netanyahu si sarebbe allontanato dalla propria abitazione.
“Sara, vieni qui e dimmi cosa mi hai promesso a Nir Oz. Vieni! Ci sono anche altri padri e madri qui. Vieni fuori e dimmi come mi hai mentito in faccia, come mi hai detto che avresti trovato un accordo e che avresti riportato tutti a casa. Vieni fuori e dimmi come mi hai mentito. Sai come incontrare le famiglie a porte chiuse, lontano dai media, lontano da tutto, e poi gli proponi delle sciocchezze assurde. Basta!”, ha urlato ieri notte Anat Angrest a Sara Netanyahu. “Ho un solo interesse: che questo paese si svegli e riporti indietro mio figlio insieme ad altri 47 ostaggi, vivi e morti, e che riporti a casa i nostri soldati. Non gli piace sentirci qui, quindi è scappato via come un codardo. Lo seguiremo ovunque, giorno e notte. È finita, è fatta. Se non si ferma davanti a nulla e manda i nostri preziosi, coraggiosi ed eroici soldati a combattere mentre i nostri ostaggi vengono usati come scudi umani, non è un degno primo ministro”.
Tra i familiari degli ostaggi accampati tutta la notte ad Azza Street c’erano anche Ilana Gritzewsky e Arbel Yehoud: i loro compagni, Ariel Cunio e Matan Zangauker, sono ancora ostaggi di Hamas. Secondo i parenti dei rapiti il governo israeliano starebbe facendo tutto il possibile per garantire che non si raggiunga un accordo e che non vengano riportati indietro, “siamo terrorizzati che questa possa essere la loro ultima notte, che gli ostaggi vivi paghino con la vita, che i deceduti scompaiano lì. Non siamo più disposti ad accettare questo”. La madre di Matan dice che “finché il governo israeliano non stipulerà un accordo globale che dichiari la fine della guerra – senza aggiunte, senza slogan, senza sabotaggi – la fine della guerra in cambio del rilascio dell’ultimo ostaggio, non ci muoveremo da qui. I nostri figli sono lì, usati come scudi umani. Ieri abbiamo sentito che ha anche dichiarato che Israele diventerà Sparta, isolata a livello globale, mentre ci era stato promesso che gli obiettivi di questa guerra erano la normalizzazione e un nuovo medio oriente. È tempo che il popolo israeliano si svegli. Che capisca dove ci stanno portando, che venga a sostenerci, e che stiamo intensificando la lotta”. Con un comunicato hanno annunciato che l’accampamento davanti alla residenza di Netanyahu sarà permanente, e che “ogni sera alle 19:30 si terranno manifestazioni quotidiane presso l’accampamento, guidate dalle famiglie degli ostaggi”.