Aperto al confronto, capace di parlare ai giovani dei campus. Il testimone di Charlie da raccogliere, in mezzo a tanti kirkiani, ma pochi capaci di scaldare il cuore dei giovani come lui
Charlie Kirk ha lasciato un vuoto difficile da riempire nel mondo dei conservatori Maga americani, per la capacità che aveva di proporsi come voce rilevante su vari fronti. Chi sono i suoi eredi, chi raccoglierà la sua sfida, riuscendo a farsi ascoltare anche dalla Casa Bianca come faceva Kirk? Non c’è una risposta univoca, ma ci sono molteplici personaggi che aspirano a prenderne il posto. Nessuno però sembra avere le doti o la predisposizione al dialogo che aveva il giovane attivista ucciso nello Utah. E’ più probabile che il dopo-Kirk sia dominato da una maggiore polarizzazione e da campagne di odio contro tutto ciò che viene definito woke e considerato parte di quell’entità poco precisata che il mondo Maga chiama The Left.
Lo spazio che Kirk lascia meno presidiato è quello del confronto con i giovani e della presenza nei campus, il principale ambito di azione della sua organizzazione, Turning Point Usa. Questo è il mondo in cui i tradizionali portabandiera del trumpismo fanno più fatica a muoversi. Difficile che gente come Steve Bannon, Tucker Carlson o Laura Loomer scaldino i cuori degli studenti conservatori, come era riuscito a Kirk. Ancora meno possono farlo gli anchorman trumpiani dell’ecosistema FoxNews come Sean Hannity e Laura Ingraham, o il conduttore radiofonico Mark Levin, che sono rimasti ancorati ai messaggi della prima presidenza Trump. Qualcuno però si è già fatto avanti per posizionarsi come “kirkiano” della prima ora ed ereditare il potere mediatico e politico di Charlie.
La candidata più credibile è Candace Owens, 36 anni, cresciuta in Turning Point al fianco di Kirk, che da giorni ripropone ai suoi sei milioni di followers su Instagram e ai sette milioni su X video e foto degli anni passati girando l’America insieme all’attivista scomparso. La Owens è diventata una potenza mediatica grazie al suo show su The Daily Wire, la piattaforma digitale che sta crescendo la nuova generazione Maga. Le sue posizioni però sono diventate poco digeribili perfino per Daily Wire, che l’anno scorso l’ha allontanata con l’accusa di antisemitismo. Ma la Owens continua ad avere un grande seguito sui social, su YouTube e in podcast e, da afroamericana, intercetta anche un mondo di giovani neri che stanno diventando una parte importante dell’elettorato di Trump.
Le sue critiche all’appoggio degli Usa a Israele la rendono vicina al potente Tucker Carlson, che la ospita spesso nel suo show, e in molti ammirano il suo odio per l’Europa, in particolare per la Francia: Emmanuel Macron l’ha resa ulteriormente celebre denunciandola per diffamazione, dopo che la Owens ha sostenuto che sua moglie Brigitte è una trans nata uomo.
Anche il quarantunenne Ben Shapiro è ben posizionato per intercettare l’audience di Kirk, con il suo diffuso ecosistema mediatico fatto di video, podcast e social. Piacciono le sue denunce della cultura di sinistra, le accuse alla “ideologia trans”, l’islamofobia che professa. Dopo l’omicidio di Kirk, ha rivelato di girare con 24 uomini di scorta e di ricevere migliaia di minacce di morte. Quello che Shapiro però non accetta di fare è lisciare il pelo all’ala cospirativa del movimento Maga, quella sempre a caccia di teorie campate in aria sulle trame del “deep state”. In questo Shapiro è più moderato, non ha cavalcato le campagne contro i vaccini per il Covid e si interessa molto spesso – come Kirk – a temi poco populisti e più in linea con il partito repubblicano tradizionale, come la politica fiscale, la lotta alla spesa pubblica o la libertà d’espressione.
Nessuno sembra avere la predisposizione al dialogo che aveva il giovane attivista ucciso nello Utah. La candidata più credibile a ereditare il potere mediatico e politico di Charlie è l’afroamericana Candace Owens
Più sanguigno è l’opinionista Jack Posobiec, 40 anni, ex ufficiale dell’intelligence della Marina, un altro prodotto della scuderia di Turning Point, vicino politicamente al capo del Pentagono Pete Hegseth e al vicepresidente J.D. Vance. Il suo ultimo libro, “Unhumans”, è una guida a come far sì che i democratici non vincano mai più negli Stati Uniti e un atto d’accusa contro tutto il pensiero progressista, giudicato “disumano”. “La democrazia non ha mai funzionato per proteggere gli innocenti dai disumani – ha scritto – è ora di smetterla di giocare secondo regole che loro non rispettano”. Dopo l’uccisione di Kirk, Posobiec è stato tra i più accesi, insieme alla Loomer o al teorico della cospirazione Mike Cernovich, nel chiedere a Trump di dare il via a un’ondata di arresti indiscriminata contro The Left. Esponente del mondo cattolico conservatore al quale fa riferimento anche Vance, Posobiec ha attaccato duramente per anni Papa Francesco e insieme a Steve Bannon non è stato tenero neppure con Leone XIV dopo la sua elezione, ritenendolo una continuazione di Francesco. Nello stesso ambiente cattolico si muove Michael Knowles, 35 anni, podcaster di successo e fustigatore delle politiche woke, celebre per aver pubblicato un libro – lodato da Trump – di 266 pagine bianche, intitolato “Tutte le ragioni per votare democratico”.
Tra i volti e le voci di Daily Wire che ambiscono a parlare al pubblico di Kirk c’è poi Matt Walsh, un barbuto trentanovenne che ai suoi milioni di follower su X si presenta come “theocratic fascist” e “consulente globale sui temi Dei”. Etichette ironiche che richiamano un documentario che l’ha reso celebre, “Am I racist?”, una specie di “Borat” di destra (prodotto da Ben Shapiro) che mostra Walsh infiltrato nel mondo woke, impegnato a partecipare a seminari sulla diversità e a sfidare il politicamente corretto in tema di razzismo e sessualità. L’attacco alle posizioni della sinistra sul tema dell’identità di genere – un argomento su cui insisteva molto anche Kirk – è uno dei suoi cavalli di battaglia. Meno interessato alla politica economica o estera, Walsh è invece un protagonista nel campo delle guerre culturali che spaccano il paese, con posizioni fortemente provocatorie molto applaudite dal mondo Maga.
Di Ben Shapiro piacciono le denunce della cultura di sinistra, le accuse alla “ideologia trans”, l’islamofobia che professa. Isabel Brown si professa “full-time Catholic streamer”. Nessuno per ora è così vicino a Trump come lo era Kirk
Simile, ma più intellettuale, l’approccio di Christopher Rufo, 41 anni, che dal think tank conservatore Manhattan Institute lancia strali contro la “critical race theory” e tutto il sistema accademico americano: posizioni che lo rendono molto apprezzato alla Casa Bianca. Cercando volti giovani e con un grande seguito nel movimento, una menzione la merita Tomi Lahren, 33 anni, biondissima conduttrice televisiva sulla Fox che produce anche contenuti social ad alto impatto e viralità. Anche lei da giorni diffonde ai due milioni di follower su Instagram le proprie foto al fianco di Kirk. E’ possibile che la si veda d’ora in poi più spesso nei campus e in mezzo ai giovani, con i quali ha una capacità di dialogo simile a quella dell’attivista assassinato.
La scuderia di Turning Point offre poi anche alcuni influencer della generazione Z che possono ambire alla successione di Kirk e che, a loro volta, riempiono i loro profili social di foto scattate insieme al fondatore del movimento. E’ il caso di Isabel Brown, 28 anni, un milione di follower su Instagram e mezzo milione su TikTok, autoproclamata “full-time Catholic streamer”, che ha salutato Kirk con un video in lacrime che ha ricevuto milioni di visualizzazioni. O di Alexandra Clark, che a 32 anni è a cavallo tra i Millennial e la Gen Z e ha un ampio seguito in entrambi i mondi generazionali. Nessuno degli aspiranti eredi di Kirk sembra però avere la capacità di coprire tutte le tematiche a cui si dedicava instancabilmente il giovane fondatore di Turning Point, né la stessa abilità di dialogare con gli avversari politici. Soprattutto, nessuno per ora è così vicino a Donald Trump e alla sua famiglia come lo era Charlie Kirk.