Putin e Xi parlano di come diventare quasi immortali grazie alle biotecnologie

I due leader invocano una distopia esplorata dalla letteratura che diventa un delirio di dominio. La realtà scientifica smentisce queste ambizioni e vivere per sempre appare più una maledizione che un privilegio

Remake di un’altra pellicola del 1945 e tratto da un’opera teatrale del 1939, “L’uomo che ingannò la morte” è un film inglese del 1959. Un piccolo classico tra horror e fantascienza, su uno scienziato che resta giovane col trapiantarsi ogni dieci anni ghiandole estratte dal corpo di giovani vittime. Il dottor Georges Bonner – così si chiama – ha però tre problemi: trovare un donatore, che l’intervento priverà della ragione; avere con sé un assistente in grado di fare l’operazione, e che a un certo punto non ne può più; ed essere costretto periodicamente a cambiare residenza, paese e professione, per non destare sospetti sul perché non invecchia. Più o meno, è il sogno che hanno confessato di condividere Vladimir Putin e Xi Jinping, nella conversazione che hanno avuto mentre si recavano alla parata di Pechino per gli 80 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. “Un tempo raramente si arrivava ai 70 anni, mentre oggi a quell’età sei ancora un bambino”, ha iniziato ad osservare il 72enne Xi. “Con lo sviluppo delle biotecnologie, gli organi umani possono essere continuamente trapiantati e le persone possono vivere sempre più giovani, fino a raggiungere l’immortalità”, gli ha riposto il 73enne Putin. “Ci sono già possibilità di arrivare a 150 anni in questo secolo”, ha convenuto Xi. Anche se, in realtà, subito dopo è uscita una ricerca pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti e coordinata dal demografo José Andrade, dell’Istituto Max Planck in Germania, secondo cui dai dati di 23 paesi industrializzati, hanno implicazioni per la definizione delle politiche pensionistiche e sociali risulta che l’accelerazione sostenuta dell’aspettativa di vita iniziata a fine 800 si sarebbe ormai fermata. Una persona nata in un Paese ricco nel 1938 poteva ragionevolmente attendersi di vivere fino a 80 anni: ben 18 anni in più rispetto a chi era nato solo 40 anni prima. Ma per i nati dal 1939 al 2000 questa crescita si è dimezzata, e per Andrade “prevediamo che i nati nel 1980 non vivranno in media fino a 100 anni e nessuna delle coorti del nostro studio raggiungerà questo traguardo”.



A proposito di despoti, una fissa del genere la aveva già Kim Il-sung, che aveva creato addirittura un “comitato per la longevità”. I metodi, però, erano piuttosto olistici: esperimenti dietetici su persone che avevano la stessa sua età e costituzione, in modo da potergli somministrare quegli alimenti e quelle vitamine che avevano dato i risultati migliori. Morì però comunque nel 1994, a 82 anni. E come unico, platonico premio di consolazione il figlio Kim Jong-il ha potuto solo far adottare nel 1998 quell’articolo della Costituzione secondo cui “la Repubblica Democratica Popolare di Corea e l’intero popolo coreano proclamano il grande leader Compagno Kim Il-sung come Presidente della Repubblica Eterno”. Fallito il software, 31 anni dopo i leader di Russia e Cina puntano ormai direttamente a un hardware biologico che appunto evoca i metodi del dottor Bonner, anche se non ne avrebbero il secondo e terzo problema. Resta però il primo, di trovare donatori a cui evidentemente la vita non potrebbe essere prolungata. È anche il mito del vampiro, che sopravvive al patto di succhiare sangue a gente che a quel punto o muore, o diventa vampiro a sua volta. Nel Dracula di Bram Stoker, libro e quantità di film derivati, la cosa è vista dal punto di vista di chi lo combatte, ma non è mancata la suggestione di vedere la cosa dal punto di vista dell’immortale. Un esempio cinematografico famoso è “Intervista col vampiro”: film del 1994 dal romanzo di Anna Rice. Brad Pitt, ricco proprietario terriero della Louisiana, nel 1791 passa direttamente dalla perdita della voglia di vivere per la morte di moglie e figlio alla immortalità da succhiasangue che gli offre il torbido Tom Cruise. Dopo 202 anni racconterà la sua storia a un giornalista, spiegandogli che la vita da immortale è angosciante, ma che se non altro dopo l’invenzione del cinema anche lui ha potuto tornare a vedere il sole senza esserne distrutto, anche se solo su pellicola.

Oggi meno ricordato ma a sua volta un classico del genere, in “Miriam si sveglia a mezzanotte”, del 1983, Catherine Deneuve fa la parte di una vampira che dall’antico Egitto va avanti con abbuffate non solo di sangue ma di sesso. Salvo che ogni due o tre secoli deve cambiare compagno perché quello che si è scelta perde inspiegabilmente la sua eterna giovinezza e deperisce rapidamente, fino ad una sorta di letargo. Ma resta comunque vivo, e lei li conserva in una specie di macabra collezione. Una variazione sul tema è “La storia del fu signor Elvesham”, racconto di Herbert George Wells del 1896. Lì il padre della fantascienza, inventore di temi divenuti classici del genere come la macchina del tempo, la guerra dei mondi e l’uomo invisibile, immagina un personaggio che salta nei secoli non predando organi e sangue, ma addirittura l’intero corpo, cui fa entrare la propria personalità attraverso una polverina.



Quale che sia la materia prima vitale predata, lo scenario è comunque sinistro. In un primo momento, infatti, Putin si è pure messo a raccontare della discussione con Xi alla Tass, e l’agenzia di stato russa ne ha dati ulteriori particolari, quasi fosse una ennesima realizzazione del regime. “I moderni metodi di recupero, i metodi medici, anche quelli chirurgici per la sostituzione degli organi, permettono all’umanità di sperare che la vita attiva duri più a lungo di quella attuale”. “L’età media è diversa nei vari Paesi, ma l’aspettativa di vita aumenterà in modo significativo”. In effetti l’anno scorso Putin ha incaricato i legislatori di istituire il centro di ricerca chiamato “Nuove tecnologie di conservazione della salute”, per combattere l’invecchiamento. Viste però le reazioni mondiali alla notizia che due leader già al potere Putin da un quarto di secolo e Xi da 13 anni sognerebbero pure di restarci per altri 80, la televisione cinese ha costretto la Reuters a rimuovere il video di quattro minuti con la conversazione, che l’agenzia aveva distribuito a migliaia di abbonati in tutto il mondo. “Il montaggio editoriale ha portato a una palese distorsione dei fatti e delle dichiarazioni contenute nella trasmissione concessa in licenza” è stata la motivazione. “Abbiamo esaminato attentamente il materiale pubblicato e non abbiamo trovato alcun motivo per ritenere che il nostro impegno di lunga data per un giornalismo accurato e imparziale sia stato compromesso”, è stata la risposta.


L’immortalità, per altro, è un tema che affascina l’uomo da sempre. La più antica opera letteraria tramandata è appunto la storia di Gilgamesh, che fu scritta tra i 4100 e i 3200 anni fa, e che narra appunto di un re sumero che cerca il modo per non morire. Anche la storia di Ulisse è una delle più antiche tramandate, e Valerio Massimo Manfredi nel suo romanzo del 1990 “L’oracolo” ci mostra un curioso personaggio in azione tra la Grecia dei colonnelli e il Kurdistan di Öcalan che a un certo punto tenta un rituale tale da poter appunto essere identificato in base alla notazione alla fine del libro. “‘In tutto il Mediterraneo, ovunque il mito conservi memoria della morte di un eroe omerico, anche minore, là si ha testimonianza dell’insorgere di un culto. Perché non c’è mai stato un culto di Ulisse nella sua stessa patria, a Itaca?’. Michel non rispose come se non avesse udito la domanda, poi, a un tratto si fermò, la guardò con uno strano sorriso. ‘Perché?… Perché non è mai morto’ disse. E riprese il cammino in silenzio”.



Ma la Wikipedia in inglese nel fare una “List of fictional immortals” ne ricorda addirittura 249! E non è evidentemente completa, perché mancano ad esempio le due protagoniste del film di Robert Zemeckis del 1992 “La morte ti fa bella”. Goldie Hawn e Meryl Streep sono due rivali in amore cui in uno strano centro estetico Isabella Rossellini vende a prezzo spropositato un elisir di lunga vita. Il problema è che però nell’offerta non è compresa l’invulnerabilità, e così le due sono costrette a passare l’eternità a riaggiustarsi a colpi di chirurgia plastica, anche perché nel gestirsi si rivelano incredibilmente pasticcione. E’ un problema simile a quello degli Struldbruggs che il Gulliver di Jonathan Swift durante i suoi viaggi trova sull’isola di Luggnagg. Immortali, ma soggetti comunque a invecchiare, in eterno. “Nessun tiranno avrebbe potuto escogitare morte più atroce, in braccio alla quale non mi sarei gettato pur di sfuggire ad una simile vita”, commenta dopo averli conosciuti. Per questo, più spesso l’immortalità è immaginata coincidere con una eterna giovinezza, o comunque con una condizione di età sospesa. Ma anche così, in molti casi è percepita come una maledizione. Il Dorian Gray del romanzo di Oscar Wilde resta infatti giovane facendo invecchiare al suo posto un ritratto, che anzi si carica anche i segni dei suoi vizi e colpe. Quando sopraffatto dall’angoscia per quel continuo implicito rimprovero cerca di distruggerlo è il suo corpo che si ritrova pugnalato, e anzi scambiando di nuovo l’immagine con il quadro. L’Ebreo Errante e l’Olandese Volante sono condannati a vagare in eterno per avere sfidato Dio. Peter Pan non diventa mai adulto. L’Orlando di Virginia Woolf cambia sesso. Gli immortali di Isaac Asimov sono in realtà robot. Gli immortali di “Highlander”, film epocale del 1986 più sequel, devono però tagliarsi la testa a vicenda, fino a quando non “ne resterà soltanto uno”.


Senza problemi di predazione, invecchiamento, maledizioni o altre variazioni sul tema, un’idea abbastanza diffusa è che vivere tanto a lungo debba essere semplicemente una noia mortale. “L’immortale”, primo racconto della famosa raccolta di Jorge Luis Borges del 1949 “L’Aleph”, sembra narrato in prima persona di Marco Flaminio Rufo: uno spiccio tribuno militare romano che durante una campagna per reprimere una rivolta in Egitto viene a sapere di una città popolata da uomini immortali grazie all’attraversamento di un fiume lì situato. Deciso a trovarla, affronta un faticoso viaggio nel deserto e incontra infine una tribù di selvaggi che descrive con disprezzo, ai margini di una città circondata da mura altissime e all’apparenza inaccessibile. Attraverso un labirinto sotterraneo ci entra, per scoprirvi prima una architettura folle, e poi che i selvaggi sono proprio gli immortali, resi apatici dalla noia. Un giorno, si accorge che uno di loro è niente meno che Omero. Alla fine, l’intuizione che se un fiume ha dato l’immortalità un altro può toglierla ridà a tutti l’entusiasmo di disperdersi per il mondo a cercarla. Dopo aver assistito a numerosi eventi importanti della storia dell’umanità, alla fine nel 1921 Rufo riesce a trovare l’acqua che cercava. E a quel punto capisce però anche che lui stesso non è Rufo ma Omero, che infatti ha riraccontato la storia di Ulisse nei Viaggi di Sinbad. Ma in tanti secoli di convivenza i due hanno finito per confondere le rispettive identità.



Non solo Ulisse, ma anche l’altro iniziatore del mito dell’immortalità Gilgamesh ha una famosa versione argentina nel fumetto creato nel 1969 da Lucho Olivera. Proprio il re sumero ha in effetti ottenuto l’immortalità da un extraterrestre, e così ha vissuto tutte le epoche della storia dell’umanità. Ma il suo sogno di un mondo migliore continua a scontrarsi con la brutalità e la violenza insite nella natura umana, finché una guerra atomica non lascia vivi che lui e dodici neonati, ibernati su una nave spaziale. E con loro parte alla ricerca di un pianeta in cui ricominciare. Mort Cinder, altro famoso fumetto argentino creato nel 1962 da Héctor Oesterheld, autore del famoso Eternauta, più che un immortale è l’“uomo dalle mille morti”, da cui è sempre risorto. Divenuto amico di un antiquario, gli racconta le innumerevoli vicende del passato di cui è stato testimone: dalla Torre di Babele alla Battaglia delle Termopili. Una città di scienziati che sono riusciti a diventare immortali ma sterili esiste anche nel film del 1974 “Zardoz”, circondata da un mondo che è precipitato in un violento Medio Evo. Oggi vagamente ridicolo per quel costume del guerriero Zed interpretato da Sean Connery che assomiglia in modo impressionante al kitschissimo costume da bagno indossato da Sacha Baron Cohen nel suo “Borat”, è comunque lo stesso considerato un film cult. Anche lì alla fine gli immortali si stufano di essere tali, e ricorrono appunto a Zed e compagni per farsi gioiosamente massacrare: salvo alcune donne che invece ridiventano mortali semplicemente col farsi ingravidare.


Sembra invece contento di essere vissuto oltre 6000 anni Flint: l’immortale che l’equipaggio di Star Trek trova sul pianeta Holberg 917G nell’episodio del 1969 “Requiem per Matusalemme”. In qualche modo ispirato anche al mago Prospero della “Tempesta” di Shakespeare, nato in Mesopotamia nel 3834 a.C., era un “soldato abulico e sciocco”, che ha scoperto di non poter morire quando è stato trafitto al cuore. Evento simile a quello della ferita in battaglia che ha permesso di prendere consapevolezza di sé all’Highlander. Ma in tutti quei millenni ha potuto apprendere ogni tipo di cultura, oltre che apparire nella Storia in continuazione. “Io sono Brahms”, spiega del perché componga musiche inconfondibilmente nel suo stile. “E anche Leonardo”, per i suoi quadri. “Con quanti altri nomi dovremmo chiamarla?”, gli chiede Spock. “Salomone, Alessandro, Lazzaro, Matusalemme, Merlino, Abramson, e centinaia di nomi ancora”. “Rigenerazione istantanea dei tessuto accompagnata da una forma perfetta di rinnovamento biologici”, sentenzia subito il dottor McCoy. Ha dovuto però “imparare a vivere”, cambiando identità in continuazione per non venire scoperto. Però anche lui dopo essersi sposato centinaia di volte si è stufato di vedere le sue amate morire, e così ha provato a costruirsi una donna androide anch’essa eterna. Ma alla fine si scopre che lasciando la Terra ha smesso di essere immortale.


Il soggetto è di Jerome Bixby, che sul letto di morte nel 1998 lo rielabora nell’altra storia diventata nel 2007 il film “L’uomo che venne dalla terra”. Vicenda di straordinaria tensione malgrado una trama che è solo una conversazione in una piccola casa con veranda, ha come protagonista un professore universitario che convoca alcuni colleghi per una cena di addio prima di ricominciare la sua vita da un’altra parte. “Perché te ne vai?”, gli chiedono. “E se supponessimo che un uomo dal Paleolitico superiore fosse sopravvissuto fino ai giorni nostri?” è la domanda con cui risponde alla domanda. Gli amici credono che John Oldman stia lavorando ad un libro di fantascienza, e stanno al gioco. Così inizia a raccontare la vita di un uomo di Cro Magnon nato 14.000 anni fa, che poi è stato un sumero per 2000 anni, poi un babilonese sotto Hammurabi, infine un discepolo di Buddha. Un quadro di Van Gogh con dedica sembra suggerire che quell’immortale è proprio lui, il dibattito intellettuale constata che la storia sembra impossibile sia da dimostrare che da confutare, finché la confessione che Oldman sarebbe stato addirittura Gesù Cristo sulla croce non provoca una grave crisi in una studiosa della Bibbia, mentre gli altri si interrogano sulla sua sanità mentale. Vedendo tutti sconvolti, sembra confessare che si è inventato tutto, a partire dall’affermazione della studiosa della Bibbia: “in questi dieci anni non sembri invecchiato di un giorno”. Ma alla fine, quando quasi tutti se ne sono andati, succede qualcosa per cui scopriamo che il racconto è vero. Abbiamo lasciato Oldman per ultimo, perché alla fine sembra tra tutti l’immortale più tranquillo: anche se è quello che ha poi avuto l’esperienza più estrema, con la morte apparente che si è data sulla croce grazie a tecniche di meditazione e controllo del corpo apprese in Oriente. Ma anche così la sua stessa esistenza è per gli altri esseri umani mortali uno scandalo che non può essere accettato, e che può far passare solo sfilandosi via di tanto in tanto. Ce lo figuriamo invece un immortale che, come evidentemente il sogno di Putin e Xi, si impone al potere, e ci resta?

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