Il direttore è israeliano, Gand cancella il concerto dell’orchestra di Monaco

Lahav Shani fa parte da qualche tempo della giovane generazione di direttori affermati a livello internazionale. Ma dal Festival dicono di non essere in grado di “fornire sufficienti chiarimenti sulla sua posizione nei confronti del regime genocidario di Tel Aviv”

Da Venezia (cinema) a Gand (musica) senza appello. Il Festival delle Fiandre si è risparmiato il contorno di bandiere, manifestazioni, appelli, firme e scomuniche, con gli equivoci e i passi indietro che ne son derivati alla Mostra del Lido. E’ andato dritto al punto, “in linea con l’orientamento del ministro della Cultura e del consiglio comunale di Gand”, e ha cancellato il concerto dei Münchner Philharmoniker in programma il 18 settembre perché sul podio ci sarebbe stato l’israeliano Lahav Shani, che della celebre orchestra bavarese dal prossimo anno sarà direttore principale. Ma almeno, quanto più esecutiva è stata la decisione di Gand rispetto a Venezia, tanto più è stata criticata, fino ad assumere i contorni del caso diplomatico.

Shani, non ancora quarantenne (è nato nel gennaio 1989 a Tel Aviv), fa parte da qualche tempo della giovane generazione di direttori affermati a livello internazionale: in Italia ha già guidato sia l’Orchestra di Santa Cecilia, sia la Filarmonica della Scala. Ha collaborato fra l’altro con Daniel Barenboim e ha diretto la West-Eastern Divan Orchestra (fondata nel 1999, nel nome del dialogo tra i “due popoli”, dal maestro argentino e dal palestinese Edward Said e composta da musicisti arabi e israeliani). E in più – riconosce bontà sua il Festival delle Fiandre – “si è espresso più volte in passato a favore della pace e della riconciliazione”. Ma – sentenziano poi gli organizzatori della rassegna – “alla luce della sua posizione di direttore principale dell’Orchestra Filarmonica di Israele, non siamo in grado di fornire sufficienti chiarimenti sulla sua posizione nei confronti del regime genocidario di Tel Aviv”. Nel dubbio (ma a chi dovrebbero fornire chiarimenti, poi?), scatta l’ostracismo. E sembra di sentire l’eco di quella voce che vedeva negli innocenti solo dei colpevoli non ancora scoperti. Israeliano quindi genocida fino a prova contraria? Ma insomma, a Gand, terza città belga per numero di abitanti, non se la sono sentita di “avviare collaborazioni con partner che non prendono inequivocabilmente le distanze da questi princìpi”. E tutto, quasi non ci si crede, per “mantenere la serenità del nostro festival”.

Tanto sereno, però, il Festival delle Fiandre da quel momento non sta. La reazione della Filarmonica di Monaco è immediata: “Siamo profondamente scioccati – scrive il suo direttore esecutivo, Florian Wiegand – dal fatto che un festival in Belgio, nel cuore dell’Europa e nel paese che ospita la sede dell’Unione europea, abbia preso una decisione così inconcepibile”. Poi è la volta della politica: dopo il sindaco di Monaco a mettere il dito nella piaga belga è il ministro della Cultura tedesco, Wolfram Weimer, che definisce la mossa di Gand “una vergogna per l’Europa, puro antisemitismo… I luoghi culturali europei non devono diventare luoghi in cui gli antisemiti dettano i programmi. La Germania non lo accetterà”. Il Belgio a questo punto non può che prendere, con sempre maggiore enfasi, le distanze: la cancellazione del concerto da “eccessiva” per il ministro degli Esteri, Maxime Prévot, diventa “una vergogna, un atto di polizia politica tinta di antisemitismo” per il leader del Movimento riformatore Georges-Louis Bouchez. Interviene anche il primo ministro, Bart De Wever, che “deplora profondamente” la decisione del festival e si preoccupa del “grave danno che ha inflitto alla reputazione del paese”. La ministra fiamminga della Cultura, Caroline Gennez, da cui forse è partito tutto, resta sola a sostenere a testa bassa il rifiuto di un direttore israeliano sul podio di Gand come “segnale forte lanciato contro gli orrori di Gaza” (Bouchez però ne chiede le dimissioni).

Nonostante gli stracci che volano tra Berlino e Bruxelles, nel giorno dell’inaugurazione del Festival il concerto ancora non s’ha da fare. Shani indesiderato e respinto, e con lui l’orchestra che ha avuto negli anni direttori del calibro di Celibidache, Levine, Mehta. Niente paragoni però col caso Gergiev, grazie. Quella era un’altra cosa (e nemmeno russofobia). Anche se poi un legame c’è: una coincidenza, uno scherzo del destino: Lahav Shani è stato chiamato al vertice dell’orchestra bavarese nel 2023, in sostituzione del direttore che l’aveva guidata dal 2015 e che era stato perentoriamente sospeso dal suo incarico. Quel direttore era proprio Valery Gergiev, inghiottito nel vortice putiniano.

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