Anche la premier è preoccupata dalle uscite di Vannacci che intanto vuole allagrarsi in Veneto, avere suoi uomini in lista. La Lombardia diventa l’obiettivo di Fratelli d’Italia
Meloni come Attilio Fontana. “Col cazzo” che lascia vannaccizzare il governo. Anche lei è una No vannax. E’ infastidita da Vannacci, da Matteo Salvini, e sta dicendo a tutti i ministri della Lega, da Calderoli a Giorgetti, ai governatori, da Zaia a Fedriga, che “Vannacci ci farà perdere le elezioni”, che frasi come “meglio Putin che Zelensky”, con gli attacchi russi in Polonia, sono frasi indecorose, frasi che mettono in difficoltà un’intera coalizione. Sentite cosa dice Marco Osnato, ancora lui, il presidente della Commissione Finanze, di FdI, al Foglio: “Abbiamo impiegato decenni per spiegare agli italiani che la nostra destra è una destra moderna. Non permetto a Vannacci di sporcare un’idea, un governo. Io non c’entro nulla con uno che ripete: ‘L’unica Flotilla è la Decima’. Ma Flotilla e Decime di cosa?”. Non è vero che Vannacci si ferma alla Toscana, che gli basta avere i suoi aiutanti di campo nel listino bloccato. E’ vicesegretario della Lega e ha tutto il diritto di chiedere candidati anche in Veneto. E li reclama. Ascoltate Stefano Valdegamberi, consigliere regionale, che è stato candidato nelle liste che hanno sostenuto Zaia, poi cacciato (“me ne sono andato per incomprensioni sui temi etici”) oggi vannacciano, uno che almeno non si vergogna di dire come la pensa, e non da ora: “I russi si sentono attaccati dagli europei, io sono per lo scioglimento della Nato e per un grande patto con la Russia, un patto internazionale come quello di Varsavia, un patto che deve essere anche economico”. E Zelensky, l’Ucraina? “Zelensky non è democratico. In Ucraina non c’è libertà d’opinione. Non lo dico solo io, ma gli ucraini”. E’ vero che Vannacci chiederà candidati anche in Veneto? E Valdegamberi: “Mi sembra legittimo, del resto è stato eletto vicesegretario all’unanimità da tutto il partito, da ministri e governatori. Non sarebbe una richiesta assurda”. Sono i dirigenti della Lega che ora dicono: “I 500 mila voti di Vannacci sono una bolla. Era capolista della Lega, ha usufruito del simbolo. Abbiamo pompato uno che non è mai stato in via Bellerio”. E gli è stato permesso di organizzare team. Quando Flavio Tosi decise di organizzare una sua struttura parallela, venne cacciato dalla Lega. L’europarlamentare Susanna Ceccardi, da mesi, spiega a Salvini che in “Toscana si sta umiliando la base”, ma Vannacci sta facendo proselitismo e chiamando a sé chi internamente ha combattuto Ceccardi. E’ il frazionismo. Salvini è preoccupato. Ieri ha portato fiori all’ambasciata americana ed espresso cordoglio per l’uccisione di Charlie Kirk. Subito dopo si è presentato in Senato con le espadrillas ai piedi. Si sta portando avanti. E’ una corrida. Dopo le parole di Osnato, sul Veneto, “non ci possiamo tagliare i coglioni per la Lega”, il capogruppo al Senato, Romeo, ha replicato che “le regioni che governiamo devono restare alla Lega”. Mette le mani avanti per la Lombardia perché ha capito che FdI vuole spingere l’eroe Fontana (il Cambronne di Varese, “col cazzo che vannaccizziamo la Lega”) a dimettersi anticipatamente, andare a elezioni prima della scadenza naturale. La legge elettorale lo sanno anche i sassi che Meloni vuole cambiarla. La Lega non avrà più i seggi blindati dell’uninominale, assegnati a tavolino, e Salvini è rassegnato: “Se non si cambia, perdiamo”. Ma Meloni non ci vuole perdere la faccia. Non vuole arrivarci con Vannacci a destra, teme che ora, se dovesse uscire dalla Lega, possa arrivare al tre, quattro per cento, una percentuale che può rivelarsi decisiva. Se Vannacci resta in Lega, con un manipolo di aiutanti da campo al Senato o alla Camera, è incompatibile con la politica estera di Meloni. E’ un’altra intuizione di Salvini: un’altra figurina del suo team. Si è preso lo scarto di FdI, Vannacci, lo ha legittimato e nominato vicesegretario. Li chiama “irregolari” ma è solo la sua regola.