Per la prima volta in Italia, chi ha usufruito delle Iptv illegali per guardare le partite di Serie A senza abbonamento rischia di dover mettere mano al portafoglio per compensare le perdite subite da broadcaster e Lega Calcio
La guerra al “pezzotto” entra in una nuova fase. Non si tratta più soltanto di sanzioni penali e multe comminate dalla Guardia di Finanza, ma di richieste di risarcimento danni da parte dei titolari dei diritti televisivi. Per la prima volta in Italia, chi ha usufruito delle Iptv illegali per guardare le partite di Serie A senza abbonamento rischia di dover mettere mano al portafoglio per compensare le perdite subite da broadcaster e Lega Calcio. Su iniziativa di Dazn, a cui si sono affiancati Lega Serie A e Sky Italia, e con il supporto del Nucleo speciale Beni e servizi della Guardia di Finanza di Roma, i titolari dei diritti hanno ottenuto dall’autorità giudiziaria i nomi di oltre duemila utenti, distribuiti in 80 province italiane. Non più un esercito invisibile di spettatori abusivi, ma cittadini ben identificati, che ora potrebbero essere chiamati a rispondere in sede civile per i danni arrecati.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Lecce e condotte anche dal Nucleo di polizia economico-finanziaria, avevano già smantellato un’importante rete di distribuzione di contenuti pirata. La chiave è stata l’analisi dei dati anagrafici e bancari degli utenti: un lavoro certosino che ha permesso di risalire a chi si era abbonato a piattaforme illegali, spesso con pagamenti tracciabili. Il passaggio decisivo è arrivato con l’autorizzazione della magistratura a trasmettere queste informazioni ai titolari dei diritti, che possono ora aprire il fronte delle cause civili. Non più soltanto la repressione penale, dunque, ma anche la possibilità di chiedere un ristoro economico, un terreno finora quasi inesplorato nella battaglia contro la pirateria audiovisiva.