Il lavoro americano è andato peggio del previsto secondo le stime preliminari del Bureau of Labor Statistics. Complotti? No. Le implicazioni di politica monetaria sono chiare. Dati e scenari
In Italia l’Istat ha ricalibrato le stime: rispetto alla prima lettura diffusa dei dati del mercato del lavoro, il livello degli occupati di luglio è stato ridotto di circa 120 mila unità (- 0,5 per cento). Non è un crollo “in un mese”: è l’effetto di una revisione statistica sulla serie destagionalizzata, ossia pulita degli effetti “stagionali”, e aggiornata alla luce della registrazione di nuovi dati. A luglio, infatti, gli occupati risultano 24,205 milioni, in lieve aumento sul mese, ma su una traiettoria annuale meno brillante di quanto apparisse prima della revisione. Oltreoceano, però, la revisione diffusa ieri sera è stata senza dubbio più rumorosa. Nella sera di martedì, il Bureau of Labor Statistics (BLS) americano ha pubblicato la stima preliminare annuale per il periodo aprile 2024-marzo 2025. I nuovi dati calcolano l’occupazione inferiore di 911 mila unità (-0,6 per cento) rispetto alle stime precedenti.
Questa pubblicazione fa parte di un processo ordinario: ogni anno le stime del sondaggio mensile presso le imprese vengono allineate ai registri fiscali e la revisione definitiva arriverà solo a febbraio 2026. Non è però la prima volta che succede qualcosa di simile. Nell’agosto 2024 la stima preliminare del benchmark tagliò 818 mila posti. Ma a febbraio di quest’anno la revisione definitiva è stata meno severa, calcolando circa “solo” 598 mila posti in meno rispetto alle stime iniziali. E’ la natura delle revisioni: migliorano la precisione dei conti man mano che arrivano dati amministrativi più solidi. Con un ma. A inizio agosto Trump ha licenziato la commissaria del BLS, Erika McEntarfer, accusandola, senza prove, di aver manipolato i numeri dopo robuste revisioni al ribasso nel mese di luglio (–250 mila). Il dato pubblicato è un forte segnale “macro”: il mercato del lavoro statunitense è più debole di quanto si pensasse. Le implicazioni di politica monetaria sono chiare. Con un mercato del lavoro che fatica, e la disoccupazione che risale (4,3 per cento), i mercati prezzano tagli dei tassi di interesse già nelle prossime riunioni della Fed la prossima settimana.