“Un anno di von der Leyen? Un fallimento totale”. Parla Sardone, la vice Salvini

Alla vigilia del primo discorso sulla Ue del secondo mandato di Ursula, l’eurodeputata della Lega e vice segretaria del partito attacca la presidente della Commissione su tutto: dai dazi all’Ucraina

“Anche impegnandomi non trovo un solo aspetto positivo in questo primo anno del nuovo mandato di Ursula von der Leyen. Per noi era essenziale stravolgere il Green deal, tornando indietro sui target climatici e sui divieti sull’auto. Purtroppo non vediamo alcun ripensamento. Siamo fortemente critici anche sull’agricoltura, dove ci attendono tagli ai fondi pericolosissimi per il nostro settore primario. Non esiste alcun piano di rilancio dell’economia europea, anzi siamo sempre più succubi di paesi esteri, Cina in testa”. Nel giorno del primo discorso sull’Unione del secondo mandato della presidente della Commissione, Silvia Sardone, vicesegretaria ed eurodeputata della Lega, conferma il giudizio durissimo del Carroccio su von der Leyen. Tra le cose che proprio non vanno giù alla leghista c’è ovviamente anche il piano di riarmo europeo, il Readiness 2030, che in Italia come a Bruxelles divide la maggioranza. “Quel piano – dice Sardone – conferma il cortocircuito della Commissione: rappresenta una strategia senza adeguate coperture che sembra favorire solo alcuni interessi delle industrie belliche di Berlino e Parigi”. La vicesegretaria della Lega non si fida della necessità per l’Europa di riarmarsi: “Il piano – sostiene – pare una risposta alla crisi industriale del continente, soprattutto del settore auto: vediamo già fabbriche tedesche avviare riconversioni produttive dalle macchine agli armamenti. Di fronte a crisi sociali in tutta Europa servirebbe una strategia industriale, non maxi investimenti per produrre o comprare munizioni”.


Ma anche sui dazi – il cui risultato ottenuto dalla Commissione in Italia è stato salutato come un parziale successo dalla premier Giorgia Meloni – l’eurodeputata e vice di Salvini è durissima: “Von der Leyen ha dimostrato di essere inadeguata nelle trattative con gli Usa. Detto questo il suo più grave errore è aver reso molto più pesanti per le nostre imprese i cosiddetti ‘dazi interni’ che secondo l’Fmi equivalgano a una tariffa del 45 per cento per la produzione e del 110 per cento per i servizi. Inoltre secondo un report di Confindustria l’Ue, in soli cinque anni, ha prodotto un numero impressionante di norme, oltre 13mila, contro le 3.500 degli Stati Uniti”.



Anche sui tentativi di correzione degli aspetti più controversi del Green deal, oggi Clean industrial deal, Sardone non riconosce a Ursula alcun merito: “Da coordinatrice del gruppo dei Patrioti nella commissione Ambiente – dice – mi confronto ogni giorno con provvedimenti che tentano maldestramente di porre rimedio agli errori generati dalle norme del Green deal, che ora chiamano Clean Industrial Deal, ma si tratta solo un’operazione di un maquillage.E’ fumo negli occhi: non c’è settore produttivo europeo che non sia stato penalizzato dalle scelte della presidente von der Leyen”. Ma sull’Ucraina Sardone è persino più critica verso la presidente della Commissione. “L’atteggiamento di von der Leyen – dice – è stato del tutto inutile per avvicinare delle trattative. Ormai emerge solo con frasi a effetto come ‘Ucraina porcospino d’acciaio’ o con piani di riarmo presentati come bazooka contro la Russia. Purtroppo Bruxelles è apparsa più volte un freno alla pace, anziché un’istituzione impegnata a favorire il cessate il fuoco. La Commissione ha prodotto soltanto infiniti pacchetti di sanzioni dalla dubbia efficacia”.



Non è un segreto che molti nella Lega considerino l’accordo sui dazi, ma anche le difficoltà europee sull’Ucraina, il segno della fine dell’Unione. Sardone è più diplomatica, ma anche lei sostiene che di certo qualcosa dovrà cambiare: “Non siamo noi a dirlo, anche a sinistra si rendono conto dell’inconsistenza dell’Ue, incapace di aiutare un rilancio del continente e invece fenomenale nel portarci a un suicidio economico. Noi da tempo chiediamo un cambio di passo che probabilmente arriverà solo con un cambio di maggioranza o con le prossime elezioni europee. La forza numerica dei Patrioti, già oggi terzo gruppo nel Parlamento, è destinata ad aumentare”.

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