Un altro “suicidio” nella Russia efferata contro cui si protesta sempre meno: Alexei Sinitsyn è l’ultimo della lista – ci sono circa sessanta nomi – delle cosiddette morti sospette di manager e funzionari russi
Alexei Sinitsyn era un manager di 43 anni, amministratore delegato della K-Potash Service, un’azienda d’estrazione di potassio e magnesio che partecipa alla costruzione del grande deposito Nivensky-1 nella regione di Kaliningrad, exclave russa in territorio europeo, che dovrebbe diventare un hub di fertilizzanti: lunedì il suo corpo è stato ritrovato senza testa. Le autorità hanno detto che si è trattato di suicidio: il cadavere era appeso con un cavo da rimorchio a un ponte appena fuori la città di Kalinigrad, la testa si è staccata per la pressione del cavo, dicono le fonti ufficiali. Alexei Sinitsyn è l’ultimo della lista – ci sono circa sessanta nomi – delle cosiddette morti sospette di manager e funzionari russi.
C’è chi cade accidentalmente dalla finestra, chi ha problemi cardiaci improvvisi, chi si impicca in bagno; alcuni lasciano biglietti, altri ammazzano anche i parenti prima di “suicidarsi”, tutti si portano dietro storie misteriose. La leadership della Russia è un buco nero da cui filtra soltanto quel che il Cremlino vuole farci sapere, quando vuole farlo, ma è evidente che dopo tre anni di guerra contro l’Ucraina, con le ricchezze che sono diminuite in seguito alle sanzioni e che sono state dirottate verso i settori vitali per la continuazione del conflitto, ci sono continui regolamenti di conti. I “suicidi” e la violenza che li accompagnano fanno parte del perenne assestamento di una classe dirigente che ha contribuito al consolidamento dell’autocrazia russa e che ogni tanto ne cade vittima, come succede sempre nei regimi. E’ uno scontro di cui non conosciamo né confini né connotati, come buona parte di quel che accade nell’ombra scura del Cremlino, ma a parte l’ostinazione propagandistica del Cremlino sui “suicidi”, colpisce come in molte parti dell’occidente – nelle piazze e nei palazzi, della cultura e della politica – si sia abbassata la guardia e la resistenza nei confronti dell’efferatezza della Russia, che continua a compiere i suoi crimini approfittando di questa nuova indulgenza.