Parigi paga più di Roma per finanziarsi sui mercati. Un nuovo scenario che apre opportunità da cogliere per il nostro paese
Con il terzo governo caduto in pochi anni, la Francia paga più dell’Italia per finanziarsi sui mercati internazionali. Ieri, i rendimenti degli oat francesi hanno superato quelli dei btp. “E’ lo spread degli altri”, come lo definisce Matteo Ramenghi, chief investment officer di Ubs, in uno studio in cui spiega come Francia e Regno Unito siano paesi “osservati speciali” in Europa a differenza dell’Italia che viene percepita come stabile dagli investitori. La crisi francese, secondo Ramenghi, potrebbe pesare anche sull’euro a breve termine, mentre anche il piano di stimolo fiscale del governo tedesco viene tenuto sotto osservazione per il grande esborso di risorse (500 miliardi) in dieci anni. Instabilità politica e agende populiste dei governi fanno sempre più paura ai mercati finanziari. Si potrebbe dire che il mondo sta attraversando un grande momento “Truss”, vale a dire una fase di turbolenza in cui gli investitori che comprano debito sovrano si mostrano insofferenti di fronte ai tentativi dei politici di far saltare le dighe che contengono i conti pubblici.
Nel Regno Unito, i gilt hanno raggiunto rendimenti che non si vedevano dal 1998 mentre sulla stampa e sul mercato sono circolate voci di un presunto “buco nero” nelle finanze pubbliche, che imporrebbe al Cancelliere Reeves di aumentare le tasse e tagliare la spesa. La maggior parte degli analisti pensa che questa situazione sia esacerbata dagli attacchi di Trump all’indipendenza della Federal Reserve, che hanno alimentato il timore che i mercati stiano entrando in un periodo di “dominio fiscale” in cui i tassi di interesse sono mantenuti artificialmente bassi per contenere i costi del debito pubblico a breve termine. Intanto, in un contesto globale che in altri tempi avrebbe fatto rischiare all’Italia l’osso del collo, i btp stanno conquistando la fiducia proprio di quegli investitori esteri che in passato hanno fatto tanta paura a governi che mostravano scarso rigore fiscale. La riprova che contro l’Italia non c’è mai stato nessun complotto. La riprova, soprattutto, che per l’Italia ci sono opportunità da cogliere. Vedi alla voce attrattività: se non ora, quando?