Il pellegrinaggio politico dell’eurodeputato fa tappa a Modena dal riformista Bonaccini. Ma l’appuntamento più importante è l’incontro con lo sceicco Emiliano, ancora restio a fare un passo di lato. Intanto il Pd pugliese è in ebollizione
Antonio Decaro, come una statua oggetto di devozione patronale, dopo la performance con Elly Schlein a Bisceglie, è andato in pellegrinaggio a Modena, alla festa dell’Unità del leader riformista Stefano Bonaccini: lì ha disconosciuto la definizione di “campo largo” mentre il Pd Puglia diventava una polveriera.
È iniziata ieri una settimana modello “via crucis” per l’eurodeputato di Torre a Mare: in pochi giorni deve organizzare un incontro per fare sintesi del prossimo programma tra le varie forze partitiche e civiche, confrontarsi con il governatore uscente Michele Emiliano (ancora restio a fare “il passo di lato”) e dare risposte al Pd, timoroso di uno svuotamento delle sue liste a favore di quelle personali dell’aspirante presidente.
Dopo aver chiamato a uno a uno i leader delle varie liste e i consiglieri regionali, Decaro sta predisponendo una agenda che gli consenta di far emergere la nuova energia laboriosa dopo settimane di schizzi, imboscate e veleni. Questo lavoro però segna la prima evidente discontinuità (lessicale) rispetto alla segretaria: rinnega la definizione di “campo largo” dal palco della festa emiliana, facendo una nuova concessione (in questo caso lessicale) al capo politico dei 5S Giuseppe Conte.
Nella lista delle cose da fare in Puglia, però, ci sono decisioni da assumere sul futuro dell’Ilva, sulla costruzione di termovalorizzatori, sul dissalatore di Taranto e sulle regole urbanistiche, temi che vedono il Pd nazionale e regionale su posizioni di estremo pragmatismo e la coppia Avs-contiani, schierata su posizioni intransigenti sia sul futuro paesaggistico che sull’acciaieria ionica (il senatore Mario Turco contesta l’Aia rilasciata dal governo nazionale, mentre l’eurodeputata Valentina Palmisano chiede un freno con una interrogazione al Parlamento europeo).
Dopo esser diventato papà del quarto figlio (la piccola si chiama Maria Antonietta), Michele Emiliano nelle prossime ore riunirà i suoi per definire la sua strategia elettorale: proprio prima dell’annuncio della discesa in campo di Antonio “Capaquadrata”, il governatore aveva fatto intendere di poter rivedere il suo ritiro dalla competizione se ci fosse stato in campo Nichi Vendola. Il Pd nazionale lo ha smentito, e l’emiro, con temperanza, ha smentito a sua volta il partito (“parlerò a tempo debito”). Domenica il leader di Sinistra italiana, dal palco della festa dell’Unità regionale, ha spiegato di essere candidato e di voler andare in consiglio (quindi di non essere solo un nome di bandiera), acuendo l’irritazione dell’area emilianista, ben radicata nel Pd, ma anche nelle varie province con una rete civica trasversale. Per comprendere come andrà a finire potrebbe non bastare nemmeno un vaticinio della Sibilla cubana.
Il soggiorno decariano nel Ducato di Modena e Reggio Emilia è stato accompagnato da forti scosse di assestamento nel Pd: il deputato Claudio Stefanazzi gli ha ratificato la fine del “patto” di non belligeranza interna (prefigurandogli una “dolorosa solitudine” quando dovrà assumere le prossime scelte strategiche, mentre il collega parlamentare Ubaldo Pagano ha fatto sapere di essere pronto a candidarsi come consigliere regionale nel barese per frenare l’emorragia di consensi dalla lista dem alle civiche dell’ex presidente dell’Anci.
I ben informati raccontano che Decaro possegga una collezione di icone e statue di San Nicola, patrono di Bari. Per stare sicuro, visto il clima elettrizzato che ha accompagnato queste sue giornate settembrine, pare che abbia chiesto un aiuto, su suggerimento di Bonaccini, anche a San Gimignano, protettore di Modena.