Il leader della sinistra radicale francese vede nel caos politico attuale un’opportunità per rafforzare il suo potere. Ma la sua deriva settaria e il flirt con posizioni estreme lo rendono, agli occhi di molti, più un pericolo che una soluzione. L’articolo di Theo Zeno su Unherd
Mao Zedong aveva un detto: ‘Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente’. Come la vedeva Mao, il disordine crea le condizioni perfette per la rivoluzione. Non sorprende che Jean-Luc Mélenchon, il 74enne leader della sinistra radicale francese, sia raggiante in questi giorni”. Così Theo Zeno su Unherd. “Dopotutto, la Francia è sprofondata nel caos. Il debito pubblico ha raggiunto livelli record. Non è stato ancora votato alcun bilancio per il 2026. Ed è improbabile che il governo duri più di una settimana. Il premier François Bayrou è destinato a perdere il voto di fiducia dell’8 settembre. Dato che non c’è una maggioranza nell’Assemblea nazionale, nessuno sa cosa succederà. Il fondatore del partito La France Insoumise (LFI) vuole la testa di Macron. Il presidente deve dimettersi. Non sono solo le bizzarrie di un trotskista invecchiato che desidera ritrovare i brividi rivoluzionari della sua giovinezza. Mélenchon è una figura di spicco della scena politica francese. Ha abbandonato il Partito socialista per fondare il suo partito nel 2008. Quasi 20 anni e qualche cambio di nome dopo, LFI è una forza da non sottovalutare. Detiene 71 seggi nel Parlamento francese, il che lo rende il terzo gruppo più numeroso dopo il Rassemblement National di Marine Le Pen e l’Ensemble di Macron. Ma Mélenchon ha ambizioni più elevate della democrazia parlamentare. La sua ossessione è la presidenza: si è candidato tre volte. E’ improbabile che Mélenchon diventi presidente, e probabilmente lo sa.
E’ troppo radicale per conquistare la maggioranza degli elettori alle urne. Ma non è questa la sua vera preoccupazione. Rivoluzionario nell’anima, Mélenchon vuole fomentare il caos e diventare il leader indiscusso della caotica sinistra francese. Ma lungi dall’essere il salvatore della sinistra francese, Mélenchon ne è il carnefice. La sua brama di potere lo ha portato a tradire ogni principio che la sinistra dovrebbe sostenere. Il partito è apertamente settario. Flirta con gli islamisti – compresi i gruppi legati ai Fratelli Musulmani – e sfrutta le rivendicazioni religiose. Mélenchon e i suoi scagnozzi si sono rifiutati di chiamare terroristi i membri di Hamas. Mélenchon ha riempito LFI di idioti, ciarlatani e fanatici. Hanno trasformato l’Assemblea nazionale in un asilo nido. La sua nuova base sono le banlieue, quegli angoli dimenticati della Repubblica. Il fine giustifica i mezzi. Agli occhi della maggioranza degli elettori francesi, il diavolo ora è Mélenchon. Questo gli sta benissimo: in fondo rimane un trotskista. La sua scommessa è semplice. Se vincesse l’estrema destra, scoppierebbe una guerra civile tra lo stato e le banlieue. Chi guiderà la Resistenza, lo potete immaginare”.
(Traduzione di Giulio Meotti)